
Chi il 25 maggio voterà per Partiti europeisti sceglierà di non arrendersi alle mafie, al clientelismo, allo sperpero del denaro pubblico. Così almeno ci capiamo subito: vogliamo ancora credere che il nostro mercato interno sia gestito in maniera sana? Oppure è il caso di riuscire ad attrarre, in qualche modo, nuovi investimenti? Dato che si continua ambiguamente a mistificare e a far finta di non capire dove sia veramente il nocciolo della questione, perché non dire le cose come stanno? Perché continuare a negare che spendiamo male i fondi europei o che, addirittura, non li utilizziamo affatto? Cosa c’è di realmente sano, qui da noi? Che tipo di capitalismo abbiamo, oltre alle dinastie familiari e agli appalti addomesticati? Oppure dobbiamo uscire dall’Europa perché il parrucchiere possa continuare a lavorare senza rilasciare fattura? Il rinnovo del parlamento europeo è importante anche per questo genere di motivazioni: vediamo sin dove è in grado di arrivare la grande ipocrisia italiana. E fin dove si spinge il grande senso dello Stato di certi Partiti politici, capaci di inveire contro l’Europa perché ciò potrebbe ‘rendere’ in termini elettorali. Non siamo di fronte a una scelta in cui ci si possa prendere il lusso di cavalcare il ciclone della protesta. Siamo, invece, innanzi alla verità: o gli italiani decidono di dimostrare, innanzitutto a loro stessi, di essere un popolo sincero fino in fondo, oppure meriteranno tutto il malessere che hanno subito fino a oggi e che subiranno ancora per qualche tempo. Siamo tutti messi a dura prova, questa volta. E dobbiamo dimostrare di quale ‘pasta’ siam fatti. Siamo un popolo equilibrato, democraticamente maturo, modernamente occidentale? Oppure siamo i soliti ‘furbetti’, che danno la colpa di tutto, sempre e comunque, a qualcos’altro? L’Euro, l’Unione europea, il destino malvagio, il fato ingiusto, la sfortuna atavica, il maligno che ci mette la ‘coda’, il padreterno distratto che non guarda mai da queste parti? Siamo pronti a tutti i generi di ‘cazzate’, questa volta: sentiamole, forza! E’ questo il quesito di fondo: inutile fare i ‘finti tonti’ chiedendo di capire perché l’Europa sia una scelta obbligata. Continuate pure a piangere il morto per fottere il vivo. Non c’è poi molto da capire: o dimostriamo di essere un popolo vero, che intende affrontare le tare di fondo del proprio tessuto produttivo, oppure siamo i soliti ‘pagliacci’, gli stessi buffoni in camicia nera di un tempo che, per lunghi decenni, si sono travestiti da cattolici integristi, rotti a ogni tipo di ambiguità. Il bivio è questo: chi credono di prendere in giro i Matteo Salvini e i ‘neo-fratellini’ d’Italia? Pur di strappare 4 voti e una qualche rendita di posizione non solo calpesterebbero il cadavere della propria madre, ma sarebbero disposti a mandare in malora un Paese intero. Credono veramente, questi signori, che gli italiani si faranno ‘intortare’ dall’avventurismo irresponsabile? E chi critica l’Europa per la sua eccessiva rigidità ha compreso che a Strasburgo e a Bruxelles l’austerità viene perseguita in quanto politica tipicamente conservatrice? Che in Europa, così come in Germania, da lunghi decenni sono innanzitutto i conservatori coloro che la impongono? In Europa, conservatorismo e moderatismo sono dottrine basate su due principi ben precisi: legge e ordine. E non certo la truffa libera o l’estorsione santificata. Se dunque si vuole un’Europa maggiormente attenta al futuro dei giovani e a una redistribuzione dei redditi non solo bisogna difendere l’Euro, che non basta certo una moneta a determinare una crisi economica di portata globale - come se gli americani, nel 1929, dopo il crollo di Wall Street avessero dato la colpa al dollaro e non alle speculazioni in borsa - ma cominciare a credere in un’Europa del lavoro, che stia dalla parte di coloro che intendono costruirsi veramente il proprio futuro. Questi sono concetti che da un Matteo Renzi non ascolterete mai, se non mescolati ad altre ‘quisquilie’ e ‘pinzellacchere’: un altro ‘giocoliere’ di parole. Ci vuole, invece, un’Europa che sappia recuperare il valore e l’importanza delle enormi questioni sociali che si sono aperte, che sappia educare i propri figli ad amare le donne con il cuore, che insegni il rispetto reciproco tra le persone anche se hanno un colore della pelle diverso, o provengono da Paesi lontani. Renzi queste cose non è capace di declinarle con un linguaggio autenticamente progressista. Ed è per tale precisa motivazione che egli, in questa fase, non rappresenta affatto l’uomo giusto al posto giusto, prescindendo dalla sua buona fede. Ci vuole una svolta progressista in tutta Europa. Altrimenti, soldi, lavoro e crescita continueremo a vederli col ‘binocolo’, dentro o fuori dall’Euro. Tutto il resto è noia. Solamente una banale, mortifera, maledettissima noia, dettata dal grande depistaggio della disinformazione di massa.