Valentina CorsalettiLa verifica di maggioranza si farà. E anche presto. Romano Prodi lo ha garantito ai cosiddetti ‘piccoli’ dell’Unione, insorti in questi giorni anche a seguito del vertice di domenica sera tutto interno al Partito democratico, che ha dato il via libera al proporzionale senza premio di maggioranza e con una soglia di sbarramento. Tuttavia, Romano Prodi ha dovuto anche fare i conti con la dura analisi del presidente della Camera, Fausto Bertinotti, il quale ha dichiarato a ‘la Repubblica’: “Dobbiamo prenderne atto, questo centrosinistra ha fallito. La grande ambizione con la quale avevamo costruito l’Unione non si è realizzata. Non ci deve essere nervosismo, da parte di Prodi, ma per favore prendiamo atto di una realtà: in questi ultimi due mesi tutto è cambiato e una stagione si è chiusa”. A disturbare il sonno dei partiti ‘minori’ dell’Unione non è solo il timore di un accordo tra le forze maggiori, il Pd e il Pdl, che li vedrebbe esclusi dalla questione della riscrittura delle regole. C’è anche un certo malumore per il modello elettorale che si va delineando, che non conquista gli entusiasmi di nessuno, nemmeno all’interno del Pd, con D'Alema e Rutelli che continuano a sostenere il sistema tedesco e la coppia Parisi – Bindi che difende strenuamente il maggioritario. Proprio la Bindi ha affermato: “Io vorrei un Partito democratico a vocazione maggioritaria, ma anche a vocazione ‘coalizionale’. La Dc aveva cura dei suoi alleati. Quando se li dimenticava, le cose andavano male”. E Clemente Mastella, in conferenza stampa, ha rafforzato tali indicazioni: “Se il governo cade, è giusto andare ad elezioni. Noi siamo per la governabilità, mentre ora ci demonizzano come fossimo una piaga. C’è la necessita, all'interno del governo, di far convivere alcune culture ma non si può accettare una egemonia, un'opera di ‘vassallaggio’: questo, proprio non ci piace”. Intanto, Walter Veltroni, terminati i propri incontri, ha intenzione di vedere i presidenti delle commissioni Affari costituzionali sia della Camera, sia del Senato, ai quali intende riferire l’esito della ricognizione già effettuata tra le forze politiche, al fine di affidare ‘il boccino’ della situazione al Parlamento. Spetterà alle Camere, infatti, definire un testo su cui far poi convergere la maggioranza dei partiti. “Anche se”, ha avvertito Marina Sereni, “se il Parlamento non ce la fa, noi andremo a votare il referendum e voteremo sì”. Veltroni, in ogni caso, ha incassato un nuovo ‘verde’ di Fausto Bertinotti, il quale ha confermato di essere favorevole “al proporzionale”, definendolo “una soluzione ragionevole”. Inoltre, Bertinotti si dice certo delle intenzioni del Cavaliere: “Penso che Berlusconi abbia preso atto della crisi del sistema e della crisi del centrodestra. Dunque, se rileggo le sue mosse, considero attentamente che anche lui, stavolta, cerchi un accordo per rinnovare il quadro politico-istituzionale”. Nel frattempo, in una lettera a Tony Blair, Veltroni ha ripetuto: “Ci vuole un bipolarismo nuovo, fondato sull’energia di un programma di profondo cambiamento e sull’affidabilità e omogeneità della forza, o delle forze, che lo sostengono”.
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