Silvia MattinaA Roma, nell'area archeologica di Santa Croce in Gerusalemme, gli archeologi hanno scoperto tre ambienti finora sepolti dal tempo della Domus dei ritratti, che delineano la struttura e la destinazione di residenza dei dignitari alla corte di Elena, la madre dell'imperatore Costantino. Il ritrovamento ha avviato anche una fase di restauro, per dare rilievo alle murature e ai pavimenti che ospitano i mosaici del IV secolo. Gli ultimi interventi hanno inoltre portato alla luce la Domus della Fontana, così denominata per la fontana semicircolare rivestita di marmo posta nel cortile. Si tratta di una storia che s'intreccia con l'evoluzione nella destinazione d'uso di gran parte dell'ampio quartiere per i dignitari: prima con Onorio I, inizio del V secolo, gli edifici vengono distrutti per lasciar spazio all'edificazione delle mura Aureliane, mentre dalla metà dell'ottocento il territorio di Santa Croce in Gerusalemme passa a un uso esclusivamente militare e diviene una grande piazza d'armi con la costruzione di nuovi edifici. Nel 2016, il lavoro di ristrutturazione di uno di questi fabbricati, risalenti agli inizi del novecento, ha portato alla luce un pavimento mosaicato, che ha offerto immediatamente lo spunto per approfondire l'intervento a una zona ben più ampia. Lo studio stratigrafico del 2017 ha contribuito a chiarire le conoscenze in merito alla planimetria della Domus dei ritratti e alla sua articolazione in tre ambienti, scoprendo il vero atrio e il cortile che conduce ai due triclini dove sui pavimenti spiccano i mosaici. Altra decorazione è stata rintracciata negli affreschi e nei marmi colorati presenti nelle pareti. Nella parte opposta alla Domus dei ritratti, la scoperta di lacerti di intonaco dipinto ha permesso l'ipotesi di un passaggio a una terza residenza, della quale oggi ne rimangono solo le strutture in linea con il fronte dell'acquedotto. Precedentemente al palazzo reale di Costantino, l'area ha subito diverse trasformazioni, che hanno interessato in particolare gli horti Variani, annessi da Elagabalo (218-222 d. C.) nel demanio imperiale per crearne la propria residenza attraverso l'intervento sulla villa dei Varii, ora collegata all'anfiteatro Castrense e al circo Variano. Lo splendore di questa dimora arriva fino a Costantino (306-337 d. C.), quando la villa diviene uno spazio destinato a diverse funzioni e risistemato dall'intervento di Elena, in particolare per le terme dette 'Eleniane'. Il lento e inesorabile abbandono di queste aree trova le sue ragioni nel progressivo trasferimento dell'organizzazione della vita politica e imperiale a Costantinopoli e lo sfarzo e la bellezza sono stati per secoli appannaggio della chiesa, ultimo baluardo e centro vitale di una comunità religiosa ancora oggi meta di pellegrinaggio per tanti fedeli.


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