Vittorio LussanaL'attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si dice convinto che una politica di forte riarmo possa dar modo all'industria 'pesante' americana di riprendersi, generando nuova occupazione. Si tratta della medesima convinzione che mosse le prime decisioni in campo economico di Adolf Hitler, dopo la sua ascesa al potere in Germania nel 1933. Il dittatore austriaco aveva, tuttavia, la scusante di un trattato di pace, imposto ai tedeschi nella 'Sala degli specchi' di Versailles nel 1919, eccessivamente punitivo, il quale prevedeva: a) riparazioni finanziarie onerose; b) la perdita dell'impero coloniale e di ampie zone territoriali, compresa l'importante città portuale di Danzica; c) la drastica riduzione dell'esercito a soli 100 mila uomini e della Marina militare a una flotta composta unicamente da 2 corazzate e 4 incrociatori; d) nessuna aviazione. Stracciando quel trattato, l'economia tedesca si riprese quasi immediatamente, poiché le acciaierie Krupp poterono tornare a fabbricare armi, navi, aerei, carri armati e sommergibili a tutto 'spiano'. Donald Trump non possiede nemmeno questa prospettiva di 'revanche': può solamente sperare in una guerra dispendiosa, che possa consentire agli Stati Uniti un ciclo produttivo per lo meno di medio periodo. Tuttavia, la sua politica economica si sta muovendo decisamente nella direzione di un forte aumento dei finanziamenti destinati al riarmo. Denaro che verrà 'spostato' dagli investimenti che la precedente amministrazione Obama aveva, giustamente, destinati alla 'green economy', finalizzata a ridurre l'inquinamento e a combattere il fenomeno del 'Global Warming': il riscaldamento globale del nostro pianeta. Come già capitato in questi ultimi decenni, in particolar modo in Italia, certe scelte 'leaderistiche', basate su un eccesso di personalismo politico, hanno regolarmente finito con l'essere smentite dalla realtà. Ciò accadrà inevitabilmente anche per Donald Trump, poiché la conversione verso un'economia 'green' è una scelta già da tempo effettuata da tutti i mercati internazionali. Arginare l'inquinamento e scongiurare i cambiamenti climatici sono questioni che non si possono ridimensionare, neanche volendo. Si tratta di esigenze largamente diffuse, che hanno mobilitato risorse economiche importanti. Persino la Cina, tradizionalmente accusata di non mostrare molta sensibilità verso uno sviluppo eco-sostenibile, si è decisa a ridurre l'utilizzo del carbone come propria risorsa energetica primaria. Nel grande Paese asiatico sono inoltre aumentate, in maniera esponenziale, le auto elettriche. E le sue immense risorse territoriali stanno consentendo al governo di Pechino un rapido sviluppo delle fonti rinnovabili. Insomma, tutta una serie di motivazioni rendono la 'svolta green' dell'economia mondiale sostanzialmente irreversibile. E anche all'interno degli Usa, la situazione si sta notevolmente ingarbugliando, poiché si è formato un ampio 'cartello' di forze economiche più che mai determinato a continuare la corsa verso il 'green', al fine di non perdere posizioni e sbocchi di mercato sullo 'scacchiere' internazionale. Colossi del calibro di Apple, Tesla, Microsoft e Google hanno già apertamente dichiarato che continueranno a investire nel settore dell'innovazione ambientale. E i mercati di tutto il mondo sono ormai pronti all'avvento di nuovi prodotti eco-sostenibili. Nel breve volgere di pochi anni, l'intera produzione mondiale di settori importantissimi, come per esempio quello delle automobili e dei nostri principali mezzi di trasporto (autobus, treni e aerei) risulterà rivoluzionata. Attendiamo, pertanto, con pazienza il tramonto definitivo dell'impero americano e il clamoroso fallimento, tanto rapido, quanto abissale, della nuova amministrazione insediatasi a Washington il 20 gennaio scorso. La Storia ci insegna che persino Bonaparte, il quale possedeva un paio di stivali con gli speroni d'oro, alla fine andò incontro a esiti ingloriosi: finirà anche l'epoca di Donad Trump. Con buona pace dei rumorosi 'sfascisti' di tutto il mondo, pateticamente privi di ogni progetto di trasformazione e di rinnovamento della società occidentale.

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Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
Editoriale tratto dal mensile 'Periodico italiano magazine' n. 26 - marzo 2017

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Roberto - Roma - Mail - lunedi 20 marzo 2017 15.51
Sono d'accordo al cento x cento sull'argomento ambeintalista.Riguardo a Trump, la gente sta votando cose, persone e movimenti senza criterio. Credo che s'imponga una riflessione per capirne le ragioni.
Cristina - Milano - Mail - domenica 19 marzo 2017 17.41
Non prendere nella dovuta considerazione il problema dell'ambiente significa essere i-gnoranti e pazzi... L'unico pianeta in cui siamo ospiti sta subendo danni irreparabili, grazie all'egotico essere umano...


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