Clelia Moscariello“Rafforzare il patto ‘federativo-politico’ con il Pd e allargarlo a Regioni e Comuni”. E’ la linea emersa dalla riunione della direzione nazionale del Psi, convocata nei giorni scorsi dal segretario, Riccardo Nencini, presso la sede del Partito in Roma, per fare il punto sui risultati delle elezioni europee ed amministrative. Tuttavia, il Partito socialista italiano non ha ottenuto alcun europarlamentare eletto. E qualche malumore, nella formazione erede autentica del socialismo di Treves e Turati, oltreché di Nenni e Craxi, ha cominciato a serpeggiare. Il 'patto federativo' stipulato un mese fa circa con il Partito democratico sembra sempre più un 'abbraccio mortale' o una sorta di 'patto capestro'. Abbiamo perciò deciso di commentare tale accordo e gli esiti delle elezioni europee di domenica scorsa con l’onorevole Bobo Craxi, membro della direzione nazionale del Partito socialista italiano.

Onorevole Craxi, innanzitutto può rilasciarci un suo commento sugli esiti di queste elezioni per il rinnovo del parlamento europeo?

“La scelta politica degli elettori italiani si era già ‘tripolarizzata’ alle recenti elezioni politiche. Ha prevalso l’area di Governo, perché alla fine gli italiani rifiutano le avventure. Il Pd appare l’unica forza politica in campo in grado di reggere l’urto del logoramento della politica. La giovane e non collaudata leadership resta una novità ed è stata incoraggiata. Oggi, egli ha ricevuto un mandato per rinegoziare, in Europa, una politica economica più solidale. Dobbiamo esprimere l’auspicio che ci riesca”.

La vittoria di Renzi, qui in Italia, cosa può significare politicamente? E’ nata una nuova Democrazia cristiana?
“Il fatto che la provenienza dei suoi leader principali sia la Margherita di derivazione Dc non trasforma automaticamente il Pd nella Dc, anche se si sta candidando a diventare il nuovo ‘Partito della nazione’. D’altronde, il bipolarismo è ‘scoppiato’ e restano in campo offerte politiche che tentano di assomigliare a qualcosa: il Pd cerca di assomigliare un po’ alla Dc e un po’ al Pci. E occupa, sul piano geometrico europeo, lo spazio socialista”.

Il Partito democratico può essere considerato un nuovo Partito socialista italiano?
“Sul piano ideologico è un soggetto informe, soi disant riformista. Di simile, detiene il pragmatismo delle cosiddette sinistre di Governo, in un contenitore di masse politicamente provenienti dai due grandi Partiti della prima Repubblica. I giovani dirigenti sono, invece, figli dell’esperienza ‘ulivista’ e, quindi, molto influenzati dalle teorizzazioni del Lingotto, che furono cosa assai diversa rispetto alla ‘terza via blairiana’. L’anomalia italiana ci ha consegnato un Partito erede di due tradizioni antisocialiste a cui è stato assegnato il compito di resuscitare il socialismo, in Italia in Europa: questo è un dato di fatto a cui ci dobbiamo adeguare”.

Quali sono le intenzioni del suo Partito, il Psi? Confluirete nel Pd per costituire una componente autenticamente socialista e riformista?
“Le componenti politiche del Pd ormai si definiscono più come aggregati di potere, che come residuati ideologici. Io sono favorevole al dialogo, ma ostile, allo stato, a una confluenza, che sa tanto di resa. Certo, bisogna prendere atto delle mutazioni intervenute, che non favoriranno, a breve, una rinascita socialista autonoma. Tuttavia, i processi di riaggregazione di aree disomogenee non avvengono quando i rapporti di forza sono oramai risolti a nostro svantaggio. L’adesione al Pse, uscito con le ossa rotte dall’ultima elezione, poteva essere una grande occasione riconciliatrice, ma è stato considerato, nè più nè meno, un passaggio burocratico obbligato. Anzi, il vistoso successo di Renzi gli consentirà di lanciare un’OPA sullo stesso Pse. Io mi prenderei del tempo per riflettere su che cosa debba e possa essere un’area minoritaria del segmento laico-riformista nei nostri tempi, prima di accettare l’omologazione a un soggetto a vocazione maggioritaria, con spinte plebiscitarie e populiste. Tuttavia, non prendere atto delle mutazioni avvenute sembrerebbe un errore di cecità politica”.

Quali possono essere, allora, le prospettive politiche del Psi? Riunire l’area laica e cercare di essere influenti nei confronti dei Partiti maggiori?
“Se si fa eccezione all’ipotesi della presa d’atto e della conseguente resa, lo spazio di azione di un soggetto politico autonomo sta esclusivamente nella non omologazione al ‘Partito della nazione’, cosi come va configurandosi. E’ evidente che la ‘tripolarizzazione’ eventuale della politica italiana schiaccia la possibilità di resistere all’offensiva di riforme elettorali, fondate sull’eliminazione dei piccoli Partiti. E’ chiaro che sarà necessario organizzare una difesa. C’è una terza ipotesi, che presuppone un’adesione ideale a un nuovo Partito democratico, ma questa ha bisogno che, anche al suo interno, si apra una dialettica circa la natura socialista di quel soggetto politico. La ‘superlegittimazione’ popolare non avvicina questo processo, bensì lo allontana: bisogna attendere tempi diversi. Il fattore novità della politica italiana è stato il movimento massiccio di protesta incarnato da Grillo. Le fasi nuove che si sono aperte sono la conseguenza delle politiche di austerità europee e di Monti. La sinistra ha pagato un prezzo a questi processi, i socialisti in modo particolare in Europa. Noi dobbiamo scegliere se essere complici della crisi socialista o se lavorare per una sua soluzione. Io propendo per la seconda ipotesi poiché, lo ripeto, oggi questo ruolo è stato assegnato a un Partito erede di tradizioni ostili al socialismo italiano. Però l’anomalia è anche figlia dei nostri errori e delle nostre sconfitte, procurate o meno queste siano state”.

Rimane il fatto che il Psi a guida Nencini ha chiuso questo ‘patto-capestro’ col Pd che non ha portato alcun eletto al parlamento europeo: rispunta l’antica ‘critica’ di suo padre e di suo nonno Vittorio, risalente al Fronte popolare del 1948, che confinò molti socialisti in fondo alle liste?
“Io lascerei da parte esperienze storiche, famigliari e politiche d’altri tempi. Con un patto federativo e con una vittoria del Pd così larga, più di venti milioni di preferenze a disposizione, i candidati socialisti non vengono eletti e raccolgono meno di centomila voti. In questo quadro mi è francamente difficile esprimere soddisfazione e non capisco perché non si abbia il coraggio di aprire un capitolo autocritico. Nencini, a denti stretti, all’ultima direzione lo ha fatto. O meglio: Nencini lo ha fatto, ma in maniera del tutto insoddisfacente, pensa di guidarci verso una confluenza di fatto. Convochi un Congresso così ci chiariamo una volta per tutte. Non si faccia più finta di nulla. Non cambia la Storia un parlamentare socialista in più o in meno, ma cambia la percezione generale, anche nel nostro popolo, se viene riconosciuto alla tradizione socialista un ruolo e una dignità politica”.

C’è chi afferma che la possibilità, per l’Italia, di rispettare il Fiscal compact sia basata sull’ipotesi di una crescita del prodotto interno lordo del 2% annuo, mentre invece i dati economici riscontrati per il primo trimestre del 2014 non hanno fornito segnali di ripresa: sarà questo il problema su cui il Governo è destinato ad andare a ‘sbattere’?
“Il voto europeo ha certamente allontanato lo spettro dell’implosione europea e può avvicinare la consapevolezza della necessità di affrontare la crisi praticando politiche diverse. Penso che anche la locomotiva tedesca abbia ormai compreso che ciò sia nel suo stesso interesse. E i burocrati di Bruxelles sentono ormai il ‘fiato sul collo’ di una popolazione stremata, che non vuole correre rischi ulteriori. L’Italia, naturalmente, gode di un Governo con mandato pieno: può solo commettere altri errori, ma lavorerà, questa volta, con alle spalle un Paese che gli ha concesso fiducia”.

Non pensa che qualcuno abbia sbagliato i calcoli, nel recente passato? Chi, secondo lei: Tremonti, Mario Monti, Saccomanni o lo stesso Napolitano?
“Preferisco rispondere con il fatalismo partenopeo: “Scordiamoci questo passato”. Il tempo delle recriminazioni e dei processi è scaduto. Il fattore umano è sempre decisivo nelle scelte economiche e politiche, ma nel caso italiano, non da oggi ma da vent’anni, riaffiora sempre una mano che non è esattamente italiana. Ma ne parleremo un'altra volta, se lo riterrete”.


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ARBOR - MILANO - Mail - mercoledi 4 giugno 2014 11.50
Un giorno una pulce che stava sulla groppa di un elefante si guardò attorno e fece un'enunciazione: Io sono favorevole al dialogo, ma ostile, allo stato, a una confluenza, che sa tanto di resa. E la foresta tremò !
Giovanni Caciolli - Firenze - Mail - martedi 3 giugno 2014 19.45
Da Socialista Craxiano, dico subito: Un partito non si svende come il fondaco di un mercante (P.N.). Dopo il voto del 25 maggio credo che il partito deve immediatamente lasciare l'alleato Pd e cambiare linea politica, altrimenti si trova come ora suo prigioniero. Il Pd di Renzi è la vecchia Dc di sinistra e non c'entra niente con i socialisti autonomisti. Il Psi ormai è diventato un partito personalizzato e come dimostra il voto amministrativo in solo nove città è vivo, nel resto del territorio più o meno sono percentuali da prefisso telefonico. Per una politica di rilancio e autonomista la direzione è obbligata a dare una sterzata per uno smarcamento veloce dal Pd. Certamente se i dirigenti non prendono una decisione ci sarà altre formazioni politiche che penseranno ad estinguere il Psi. Cordiali Saluti Caciolli Giovanni
ALFONSO - MILANO - Mail - domenica 1 giugno 2014 14.50
NON SVENDIAMO IL PSI, CON L' EUFORIA DEI CONSENSI RICEVUTI IL PD GGI NON CI CONCEDERA' UN TRATTAMENTO DI VISIBILITA' E TENTERA' DI ANNULARE LA NOSTRA STORIA LEBERAL-RIFORMISTA. SE DOVRA' ESSERCI UN PATTO QUESTO NON DOVRA' ESSERE DI CONFLUENZA MA DI COLLABORAZIONE E CON UN SIMBOLO DOVE SIANO BEN DISTINGUIBILI I SEGMENTI POLITICI ITALIANI CHE LO COOMPONGONO . POSSO ANDARE CON LE MIE GAMBE NEL PD SENZA NECESSITA' DI ESSERE ACCOOMPAGNATO DA NENCINI O ALTRI CHE AGISCONO PER OPPORTUNITA E PROPRIA CONVENUENZA,
PSI RIFORMISTA AUTONOMO
cono - sancono (CT) - Mail - domenica 1 giugno 2014 6.26
quale vecchio socialista tesserato, non sono d'accordo a confluire, come è avvenuto, ne PD dove gli ex comunisti non ci hanno mai visti di buon occhio. Bisogna tentare di ricostituire il PSI autonomo con la propria identità, oggi appannata....
Claudio Tramacere - Roma/Italia - Mail - sabato 31 maggio 2014 18.26
Perso che il tempo sta per scadere. E' ora di scendere in campo decisamente e chiedere quello che scrivi. Un Congresso straordinario. Io ritengo che andare a confluire ora nel PD non ha senso. I candidati socialisti sono andati male. Questo perchè molti compagni non hanno condiviso la scelta di Nencini. Moltissimi hanno votato per Tsipras. E qusto al PD lo sanno. Si tratterebbe solo di una annessione


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