Massimo FilipponiRipensandoci un po’, passata ma mai dimenticata la vicenda del 70esimo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma, mi rivengono in mente vicende e accadimenti, sulla carta ‘secondari’. Ma, analizzandoli bene, non poi così tanto: anche questi un segnale di un malcostume sociale e culturale, che contribuiscono poi, congiuntamente a molto altro, a creare un nostro iter: il ‘caso Balotelli’. Amavo il calcio, lo amo ancora, giocavo a pallone e, da giovane, come molti, si sogna, si spera di diventare eroi in questo sport. Eroi però in quel gioco, eroe nel segnare dal calcio d'angolo, nel dribblare, marcare, scartare, superare uno, due, quattro avversari. E, con una legnata di sinistro in diagonale, infilare l'angolo alto a destra della rete. Vederla gonfiarsi, immaginare lo stadio festante con quell'enorme sottofondo assordante, uniforme, potente: che bello. In questo essere eroi del calcio, ognuno di noi si sceglie il proprio eroe in base al suo personaggio, al ruolo nella società, ai meriti che gli riconosciamo. Vedevi la gloriosa ‘Domenica Sportiva’, dove tutte le squadre erano considerate alla pari, dalla prima all'ultima, si analizzavano i goal, le tecniche, i falli, poi anche la serie B aveva il suo spazio, la serie C, il ciclismo, l’ippica, il rugby e altri sport. Oggi no: la domenica sportiva è diventata una sorta di domenica del Milan e della Juve, dove per tutta la trasmissione non si fa altro che parlare di Milan e di Juventus, non si parla di calcio, ma assisti da spettatore a un salotto dove quattro ottimi ex calciatori e un comico, pagati con gettoni di presenza equivalenti a uno stipendio medio a presenza, parlano tra loro non di calcio, ma di quello che i calciatori fanno, di come gli rode a tizio perché ce l'ha con l'allenatore, se va in vacanza o meno, se il selezionatore ce l'ha con lui perché veste in un modo, mentre sullo sfondo scorrono immagini che con il calcio non c'entrano nulla. Non c'è più una moviola che analizza falli o altro, non ci sono più scorci di azioni. Nulla: solo gossip tra persone chiuse in uno studio televisivo che parlano tra di loro e tu, da casa, ti senti un idiota, che stai li, che aspetti che dopo due ore di ‘sta ‘menata’ mostruosa, negli ultimi 3 minuti, riesci a vedere i goal della tua squadra, che non sia, come già detto, Milan o Juve. E riesci, finalmente, verso l'una e trenta ad andare a letto. Come se non bastasse, pazienza per la ‘Domenica sportiva di Milan e Juve’, ci si mette anche la Nazionale. Durante tutto il pre e post collegamento, la stampa nei giorni pre e post partita giù a parlare di Balotelli. Non come calciatore, ma di ciò che fa e che dice. Macchissenefrega! “Balotelli è il simbolo anticamorra” tuonava la stampa. Ma chi lo ha deciso? E perché, poi? Ha combattuto contro l'usura? Contro il pizzo? Forse lui o qualche suo familiare è stato ucciso dal racket perché si è ribellato? No. E allora? E ci si stupisce se lui risponde: "Io gioco a pallone perché mi piace, non contro la camorra". Ha ragione! Io, se fossi una vittima della camorra, mi offenderei nel sentirmi paragonato a una persona che neanche sa che cosa è e mai l’ha subita. Vergognatevi! Un giovane di 22 anni, che oltre al talento è stato fortunato e guadagna. Ci dite perché, ora, dovete forzarlo a essere un eroe dell'anticamorra? Lasciatelo essere un sano eroe del calcio, no? Lasciategli gonfiare le reti. Questo vogliamo. E piantatela di parlare del fatto che lui twitta con due smartphone, che ha le cuffie stereo pagate dagli sponsor, che ‘chatta’ sempre. I nostri figli, o molti di loro, non possono permettersi che un cellulare e 10 euro al mese di ricarica: siate meno volgari in ciò. Parlate di calcio, punto. E un'altra cosa, cari signori dell'informazione foraggiata dagli sponsor: non puntate a far identificare i nostri giovani in eroi ‘finti’, non prendeteci per imbecilli a bocca aperta. Noi non amiamo gli ‘eroi’, ma se proprio devono esserci, lasciate decidere a noi quali debbano essere e per che cosa.


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio