Come evidenziato da una serie di
webinar organizzati dal centro di scienze sociali e studi strategici
‘Gino Germani’ di
Roma, la
biosicurezza sta diventando una delle dimensioni più sensibili della nostra sicurezza nazionale. La pandemia da
Sars-Cov 2 ha infatti evidenziato come le
minacce biologiche - tipo l'introduzione deliberata di agenti patogeni in una comunità, ovvero un attentato o un attacco biologico, eventi pandemici di origine naturale o accidentale - possano avere un
impatto dirompente sugli equilibri politici, economici e sociali di una nazione, provocando una crisi sistemica e, potenzialmente, il collasso degli
assetti vitali dello Stato. Secondo alcune valutazioni dei più qualificati
servizi d'intelligence occidentali, il quadro delle minacce e dei rischi biologici alla sicurezza nazionale e internazionale è destinato, nei prossimi anni, a diventare più complesso e
insidioso. Gli
analisti d'intelligence hanno evidenziato, nel corso di questi ultimi due anni di
emergenza sanitaria, molteplici tipologie di minacce, tra cui:
a) malattie infettive emergenti o riemergenti di origine naturale riconducibili a molteplici cause, tra cui la rapida crescita e urbanizzazione della popolazione mondiale;
b) il fenomeno della resistenza antimicrobica;
c) la perdita della biodiversità;
d) la crescita esponenziale dei viaggi internazionali; i trasporti globalizzati di beni alimentari;
e) il cambiamento climatico;
f) il rischio crescente di attentati bioterroristici: la destabilizzazione dell'economia e della società provocate dalla pandemia da
Sars-CoV 2 ha indotto alcune
formazioni terroristiche, di matrice sia
jihadista, sia di
estrema destra, a percepire le armi biologiche come uno strumento distruttivo efficace e a buon mercato;
g) lo sviluppo accelerato della biologia sintetica e delle biotecnologie, tra cui le tecniche di
editing genomico (Crispr), che consentono a Stati e attori non statali di manipolare microrganismi al fine di renderli più contagiosi e virulenti e, persino, di creare virus capaci di riconoscere e distruggere il
Dna specifico di un gruppo etnico. Per esempio, una delle priorità strategiche della
Cina in campo militare è proprio lo sviluppo delle
biotecnologie, dell'ingegneria genetica e delle
neuroscienze. Per fronteggiare efficacemente questi pericoli,
l'Italia deve dotarsi di una
strategia nazionale di biosicurezza fondata su una forte leadership politica e un elevato livello di coordinamento e integrazione tra tutte le strutture dello Stato preposte alla tutela della sicurezza nazionale e della sanità pubblica. Il nostro
sistema di intelligence nazionale dovrebbe costituire un pilastro fondamentale di tale strategia, al fine di svolgere diverse e importanti funzioni di prevenzione e contrasto alle minacce biologiche :
1) monitoraggio, analisi e previsione dei biorischi emergenti e futuri e del loro potenziale impatto sulla sicurezza del sistema-paese;
2) tempestiva segnalazione (early warning) ai decisori politici di imminenti eventi biologici di origine naturale, accidentale o deliberata;
3) neutralizzazione di possibili attacchi biologici tramite operazioni coperte;
4) supporto informativo e operativo ai decisori politici per la gestione di crisi di biosicurezza qualora esse dovessero verificarsi. Tuttavia, per poter comprendere e contrastare le
biominacce del XXI secolo, i servizi d'intelligence italiani dovranno adottare nuovi approcci e
metodologie multidisciplinari di ricerca e
analisi delle informazioni. A tal fine,
l'intelligence dovrà collaborare sempre più strettamente con alcuni
‘attori’ della
società civile: la
comunità scientifica e quella
medica, le
imprese, il
mondo accademico, i
'think tank' e le
organizzazioni non governative.