Il
gioco è considerato da sempre un atto libero, che procura gioia. E' inteso come momento di aggregazione e stimolo per la creatività del bambino, al punto da attraversare tutte le diversi fasi della crescita, fino a determinare una sorta di ponte tra la realtà e la fantasia. I piccoli, giocando, si misurano con la loro identità e con il mondo, riuscendo a ricreare situazioni che riflettono sogni e desideri. Ma il gioco non è soltanto un momento importante delle nuove generazioni, non rappresenta esclusivamente un'attività infantile. Esso possiede un significato più profondo: indica il
mutamento di una società che si trasforma, che cambia nel tempo. Dall'antichità ai giorni nostri, non si è modificato solo il modo di giocare: anche le tipologie di giocattoli si sono differenziate, sino a essere sempre più orientate verso la
tecnologia. Tali cambiamenti sono dovuti anche alla non conoscenza di determinate forme di gioco, che non sono state tramandate nel tempo, o risultano cadute nel dimenticatoio e se ne sono perse le tracce. Anche gli spazi scelti per le attività ludiche non sono più gli stessi.
Fischietti, bambole di legno o di pezza, dadi, yo-yo, bilie hanno lasciato il posto al
'Game boy', al
pc e alle varie
'consolle', ma non è detto che ciò sia sinonimo di maggior divertimento. Anzi, una volta si riusciva a giocare con poco, tanto che una semplice
palla, bastava per coinvolgere molti bambini all'aperto, per esempio giocando a
'palla prigioniera', che molto spesso viene confuso con
'palla avvelenata' e che, attraverso delle regole precise, stimolava i giocatori al rispetto tra gli avversari. Ancora più semplice la tradizionale
'mosca cieca', dove bastava un fazzoletto per bendare il bambino che contava. In passato, ci si ritrovava in luoghi non istituzionali, aperti:
la strada o il cortile erano tra le scelte predilette, mentre oggi si ricorre a spazi creati appositamente, aree che fungono da contenitore. Non c'è nemmeno più lo stesso metodo di riunirsi: anni fa si formavano
gruppi di bambini dalle età più diverse, mentre oggi non esiste più questa spontaneità e si tende a trovarsi in
cerchie ristrette, magari tra compagni di scuola, solo ed esclusivamente della stessa classe, se non a rimanere
isolati innanzi al computer. E' proprio la società a condizionare il gioco con la frammentazione degli ambienti, del tempo, delle classi di appartenenza: se, da una parte le attività ludiche stimolano e seguono il progresso, dall'altra lo subiscono. Indicatore del successo di alcuni giocattoli è l'impatto della
televisione sui bambini, poiché a volte sono le pubblicità accattivanti a determinare le preferenze. I piccoli scelgono quello che conoscono e che ricordano con più facilità. Dunque, incide maggiormente un fattore di visibilità di un determinato giocattolo, che così è soggetto a una moda e diventa di
'tendenza'. Ecco allora farsi spazio
i Pokemon, le Braz, I Gormiti e le Winx, che vanno ad accontentare le esigenze del momento, ma che non mantengono l'interesse a lungo andare. Certi giocattoli hanno breve durata e variano con la stessa velocità delle nuove uscite commerciali.
La storiaLe origini del gioco sono molto antiche e coincidono con la presenza dell'essere umano sulla Terra. Non è un caso che alcuni reperti archeologici, più precisamente dei mosaici, raffigurino scene di gioco, con in evidenza alcuni oggetti che ancora oggi sono il simbolo delle attività ludiche. Diverse migliaia di anni fa, in
Grecia, a
Roma e in altre zone del mondo, i bambini e anche gli adulti si divertivano con oggetti rudimentali che riproducevano armi o attrezzi di uso quotidiano. Poi, nel tempo, sono cambiati i prodotti e si è passati
ai birilli, alle trottole, ai soldatini e alle bambole di legno. I giocattoli venivano regalati ai bambini in determinate occasioni, come per esempio nel momento della nascita, per le feste religiose o per meriti scolastici. Nelle civiltà antiche esistevano attività specializzate per la costruzione dei giochi, che venivano venduti nelle
'agorà' o durante le
fiere. Anche i matematici dell'epoca si divertivano a costruirne:
Archita inventò quelli che noi oggi chiameremo
'sonagli'. Il gioco fu importante anche per stabilire ruoli tra i maschietti e le femminucce: alcuni giochi venivano fatti insieme, altri erano distinti. A una bambina non era permesso giocare con
i soldatini. Dal mondo antico al
Medioevo, i cambiamenti non sono stati molti: i bambini continuavano a giocare con
bilie, cerchi, palle e bastoni, anche se il
giocattolo visse un periodo di incertezza, benché questo vuoto sia stato dovuto anche alla mancanza di fonti scritte o letterarie. Le invasioni barbariche e la miseria di quegli anni non consentono di tracciare un quadro storiografico significativo delle attività di gioco. Quello che non ci è possibile conoscere ancora oggi è quali fossero le
regole che venivano utilizzate, perché il gioco non era considerato come cosa importante e non sono stati scritti o tramandati
'codici'. Una svolta significativa è arrivata con la rivoluzione industriale: è di quel periodo, infatti, la nascita delle
aziende costruttrici di giocattoli. Prima non era possibile: c'era solo una sorta di artigianato locale, che consentiva di realizzare giochi in quantità ridotte. Da allora, il gioco è stato un elemento in continua evoluzione: si è passati
dai giochi in scatola ai videogiochi, fino ad arrivare ai giochi di ruolo. I beneficiIl gioco incide nello sviluppo, nella salute e nel benessere del bambino. Già nei primi anni di vita diventa necessario per raggiungere un potenziale individuale. L'importanza del gioco per il corpo e per la mente è ben documentata: i bambini giocano perché si divertono, ma allo stesso tempo
generano delle emozioni che vanno a influire, in modo positivo, sulla
salute. Il gioco quindi migliora la qualità della vita, perché si attivano dei meccanismi di piacere, che fanno stare bene. Chi gioca in modo attivo ristabilisce le proprie
attività cerebrali, è più
attento, riesce a pensare e a concentrarsi meglio, risolvendo con facilità i problemi. Le
nuove tecnologie non determinano un miglioramento della qualità del gioco e, in alcuni casi, non danno beneficio all'organismo, al contrario sviluppano patologie di rischio. Troppe ore con
l'iPad o al
computer possono creare
pigrizia mentale, dipendenze dannose, precoci abbassamenti della vista. Molti studi rivelano come
il gioco libero sia importante per garantire quel benessere e quella libertà necessarie al bambino per crescere in modo sano, ma sono sempre meno le
aree per poter giocare all'aperto e le ore dedicate al giuoco, anche durante le
attività scolastiche. Il gioco genera un coinvolgimento totale nei bambini, stimola una vivace interazione non solo mentale, ma anche fisica. Attraverso il gioco, i piccoli sperimentano il loro mondo e anche quello degli altri: ne nasce un
confronto, una scoperta interiore ed esteriore. Mentre il bambino gioca impara a calibrare la propria forza, a relazionarsi, crea pensieri e azioni. Tra l'altro, il gioco stimola la produzione di una
proteina che aiuta a organizzare e a pianificare, mette a punto delle abilità motorie. Giocare riduce paure, ansie e stress, crea gioia, intimità, autostima, aumenta la determinazione e può alleviare le sofferenze. Dal punto di vista fisico, aumenta le emozioni positive, migliora l'equilibrio, rende agili e contribuisce a un'efficienza complessiva del sistema immunitario.
Il ruolo dei genitoriIl gioco è veramente fondamentale nella crescita del bambino. E, in questo vesante, anche i genitori hanno un ruolo importante. Nei primi anni di vita sono la madre e il padre a influenzare, attraverso il gioco, lo sviluppo delle abilità comunicative. Non è affatto facile giocare con i figli: bisogna saperli guidare verso scelte giuste. Non ci dev'essere un atteggiamento di timore o d'imposizione: bisogna diventare dei veri e propri
compagni di gioco senza cedere all'imbarazzo, o mostrando arroganza. I genitori non dovrebbero far giocare il bambino secondo le idee personali: la cosa migliore è la partecipazione e la collaborazione. Il gioco
'genitore-figlio' porta dei benefici non indifferenti: avviene una stimolazione cognitiva, aumentano le abilità linguistiche e non solo, agevola uno sviluppo sociale.
Nativi digitaliI bambini moderni vengono definiti
'nativi digitali' proprio perché crescono tra
videogiochi, cellulari, computer, mp3 e imparano precocemente a manipolare oggetti sempre più sofisticati, che li proiettano in dimensioni virtuali. Ecco che per loro risulta naturale identificarsi negli
'avatar' dei personaggi, conoscere le ultime novità in fatto di tecnologia. Ma questo può portare anche ad alcuni svantaggi: oltre alla mancanza di relazioni, si perde anche il contatto con la propria individualità. Non è un caso che molti bambini si sentano
depressi, soli, annoiati e rinuncino spesso a un sano gioco all'aperto per chiudersi nella loro realtà virtuale. Sono in aumento i casi di
dipendenza da internet o dai social, oltre a fenomeni di disadattamento sociale. E bisogna capire come intervenire per educarli nella rete evitando i pericoli.
Giochi interattiviEsistono tantissimi siti di
giochi on line per bambini, spazi creati appositamente per bebè e piccoli in età prescolare. Si tratta di giochi semplici, a cui è possibile accedere gratuitamente. Sono delle proposte educative che intrattengono e facilitano l'apprendimento. Basta un semplice
'click' o un movimento del
mouse e il divertimento è assicurato. Questa tipologia di giochi aiuta i bambini a un primo approccio con il
pc e con la
rete, li rende consapevoli che più sono veloci, più possono destreggiarsi con mouse e tastiera. Tra i siti dedicati:
baby-flash.com che propone
esercizi, quiz e schede didattiche utili anche a tutte le persone creative.