Biagio MarzoDa sola si fa la domanda e da sola si dà la risposta: Bettino Craxi e Silvio Berlusconi sono – ti pareva - legati da un tragico destino, scrive Rina Gagliardi su ‘l’Altro’. Per la giornalista, c’è il parallelismo tra Craxi e Berlusconi, senza alcuna ombra di dubbio. “E’ lecito un tale parallelo? Sì che lo è”, afferma la Gagliardi. La cosa curiosa dell’articolo è che lei prima legittima l’ex leader socialista come un politico di sinistra, per aggiungere, maliziosamente, il fatto che era un socialista di destra, poi l’accomuna a Berlusconi, Presidente del consiglio di un governo di destra. A ben vedere, usa il metodo della scuola giornalistica montanelliana dal “bastonare lisciando”, per parlare in termini positivi di Sigonella – calcando la mano, in modo improprio, sull’antiamericanismo - della politica filopalestinese e libica, poi, per rilevare che Craxi è stato il “padre politico di Silvio Berlusconi”. E giù, come la pioggia di un venerdì santo, le critiche al vetriolo. Rina Gagliardi è abile a mettere assieme una serie di fatti politici, il cui protagonista è il leader socialista scomparso, in modo tale da accomunare ‘craxismo’ e ‘berlusconismo’. L’operazione “gagliardiana” infila uno dietro l’altro episodi la cui cifra è socialista, per esempio: i provvedimenti a favore della costituzione della tv commerciale, fino al varo della legge Mammì, che ha consentito a Silvio Berlusconi di avere tre tv. La spettacolarizzazione della politica procurò tanto scalpore nel mondo passatista della cultura e della politica. In particolar modo, fu messa sotto tiro l’Assemblea nazionale socialista, tanto che la giornalista usa la medesima battuta di Rino Formica che, parafrasando Antonio Gramsci, la derise  come una assise di “nani e ballerine”, le scenografie congressuali di Panseca costruite sull’esaltazione dell’io del leader, la modernizzazione del ‘sistema – Italia’ nell’ottica della Grande riforma ‘craxiana’. La proposta fu molto discussa, ma mai affrontata di petto. Tant’è che, a tutt’oggi, è una sorta di Araba fenice. L’Hotel Raphael uguale a Palazzo Graziosi, entrambi luoghi “di questuanti, degli addetti a non si sa cosa, degli amici degli amici, dei mestieranti che non sono mai quello che dicono di essere”.  Craxi e Berlusconi portati al disprezzo per il Parlamento, il presdoganamento del Msi da parte di Craxi portato in porto, in seguito, da Berlusconi. E via di questo passo, per arrivare alla conclusione che Bettino era decisionista e che gli piaceva comandare, “con la nota personale: un temperamento autoritario”. Infine, per la Gagliardi “Craxi e Berlusconi hanno un lato antropologico comune: l’ottimismo esibito come arma politica”. Basta e avanza. La narrazione della giornalista fa, naturalmente, effetto, per chi non conosce la storia del Psi di Craxi. Secondo la Gagliardi, mentre l’ex segretario socialista era un “puro politico e il primo autentico revisionista ideologico” - che capì, aggiungiamo noi, prima e meglio degli altri che il comunismo reale era moribondo, al contrario dei dirigenti del Pci che ancora credevano alla presa del Palazzo d’Inverno – Berlusconi, viceversa, è un imprenditore che, in un periodo di vuoto politico, è sceso in campo occupandolo come leader della destra liberista –populista. Il gusto dell’originalità della trovata - fondata sul parallelismo - non rende un buon servizio alla ricostruzione storica sulla politica e sulla figura di Craxi. Il quale non ha lasciato alcun erede in grado di ricostituire un partito degno di questo nome e di rilanciare l’idea socialista, prova ne sia che il socialismo italiano è ridotto a una forza extraparlamentare, fuori dal Parlamento nazionale ed europeo. Probabilmente, la rivoluzione giudiziaria non gli diede il tempo di scegliere dal mazzo la carta vincente, cioè il jolly, alias il futuro segretario del Psi, per cui dopo le sue dimissioni si dovette ripiegare su due sindacalisti - Benvenuto e Del Turco - che  furono, alla lettera, un disastro. Dopotutto, nel gruppo dirigente di via del Corso c’era più di un dirigente che avrebbe potuto prendere il suo posto ma, paradossalmente, con lui a capo del Psi, i dirigenti sembravano giganti, con la sua scomparsa, si sono scoperti nani. Ma questa è un’altra storia. Comunque sia, Craxi non ebbe figli naturali a cui lasciare il testimone e né ebbe un figlio illegittimo di nome Silvio. Troppo diverse le formazioni politiche dei due – come del resto riconosce la stessa Gagliardi - per fare di Craxi il padre e Berlusconi il figlio. Di là dal rapporto di amicizia che i due avevano, Craxi era un socialista e Berlusconi era legato a doppio filo alla Dc. Infatti, nelle elezioni del ’94, le prime della Seconda Repubblica, le liste di Forza Italia erano piene zeppe di candidati provenienti da Publitalia, dalla società civile e dalla Dc, soprattutto. Dal Psi, nemmeno a morire. Non voleva che Fi fosse accusata di essere il rifugio peccatori della diaspora, consapevole che tanto i voti socialisti sarebbero andati a lui spinti dall’odio nei confronti degli ex comunisti. Successivamente, con il tramonto di ‘Mani pulite’, Berlusconi pescò tra i socialisti per arrivare a premiarli, fino al punto che il suo attuale governo, nell’immaginario collettivo, è segnato dal protagonismo dei ministri di provenienza socialista. Tuttavia, l’ascesa del politico Berlusconi non va ricercata in Craxi, ma piuttosto a chi ha voluto la fine della Prima Repubblica usando l’arma del giustizialismo. Il Cavaliere si decise di scendere in campo di fronte ai rifiuti di alcuni politici a tutto tondo del mondo moderato, in particolare Dc. Liquidato Craxi per via giudiziaria, - alla quale gli ex comunisti diedero un palese avallo - i vertici di Botteghe oscure  pensarono che il pericoloso concorrente socialista fosse stato tolto di mezzo e che, comunque, fuori lui, avrebbero avuto le mani libere per poter giocare la carte del potere, in modo incontrastato. Un errore madornale, pagato amaramente, in seguito. Via Craxi, arrivò Berlusconi che sbarrò la strada alla gioiosa macchina da guerra di Occhetto. Insomma, Berlusconi è un prodotto della stoltezza dei dirigenti della Quercia post comunista e, guarda caso, la nemesi li ha condannati alla disfatta. Cara Gagliardi, convinciti che Craxi non è il padre di Berlusconi, semmai è una vittima di chi ha lavorato per distruggere la tradizione del socialismo riformista che lui rappresentava. Ma con questi parallelismi, di grazia, come si può realizzare il progetto di Sinistra e Libertà?




(articolo tratto dal quotidiano 'L'opinione delle Libertà' del 23 giugno 2009)
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paolo - roma - Mail - mercoledi 24 giugno 2009 21.0
Parte dei socialisti dovrebbero abbandonare queste posizioni identitarie e fuori dalla storia. Basta, bisogna avere il coraggio di dire chiaramente che rivendicarsi Craxi è incompatibile con il proggetto di Sinistra e Libertà!


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