Paolo Pillitteri

Già, che fine faranno i laici, per non dire i socialisti? E’ ancora aperta la questione laica in Italia, alla luce del bipartitismo in atto? Intanto, leggiamoci l’editoriale dell’ultima “Famiglia Cristiana” che, parla di tutto, fuorché dei laici, dandogli, implicitamente, dei ‘desaparecidos’. La rivista dei Paolini è comunque da leggere, perchè riesce a denudare, come il re, la questione della ‘casta’, un vero e proprio tormentone messo in moto dagli ambienti di via Solferino con insufflamenti ultrademagogici di Grillo allo scopo di delegittimare l’impresentabile destra a favore del nuovo che avanza (Veltroni). Col risultato - fa notare impietosamente Famiglia Cristiana - di avere incrementato la Lega a favore del Cavaliere e il giustizialista Di Pietro - ma solo in parte - sul versante veltroniano, facendogli però perdere il voto moderato ed ex socialista. Chapeau. Ma il silenzio assordante sui laici ne rivela le difficoltà e lo stesso rischio di sopravvivenza, giacché i risultati, severi e crudeli, indicano soprattutto nella pattuglia dei nove parlamentari radicali l’unica aggregazione sopravvissuta, ancorché all’interno del Pd. Non mancano laici anche nel Pdl, ci mancherebbe altro, ma non pare che il Cavaliere si sia sbracciato più di tanto. Noi non ci accomuniamo al coro delle proteste ‘antipannelliane’ per la scelta compiuta, anche se non abbiamo taciuto le perplessità per non avere tentato, socialisti e radicali e liberali, di rimettere in piedi una presenza autonoma. D’altra parte, ove si tratti di consentire la vita e l’identità di un movimento storico, non è chi non veda come l’operazione radicale consenta questo “nuovo inizio”, posto che era stata mandata al macero la Rosa nel pugno e pure la Costituente socialista. La questione laica si ripropone ma in termini diversi, almeno allo stato dell’arte. Nel senso che la scomparsa o il dissolvimento delle storie ideologiche avvenuto il 13-14 aprile, porta a conclusione la modifica dei partiti avviata nel 1994. La radicalità della svolta indica, appunto, la mutazione genetica dei partiti, divenuti altra cosa da sé, altro dalla storia e dalla tradizione, non solo o non tanto per la irreversibile dimensione leaderistica, quanto, soprattutto per la loro inevitabile trasformazione in veri e propri contenitori. All’interno dei quali, volenti o nolenti, sia a sinistra come a destra (e ad libitum, anche chez Casini-Tabacci) vanno difesi e potenziati i laici che tali vogliono essere, e se davvero intendono condurre battaglie per le quali, prima o poi, maggioranza e opposizione avvertiranno prodromi e segnali. La questione laica c’è, eccome. E pure quella socialista, ma a quest’ultima, poiché la diaspora permane, manca un Messia o, almeno, un Mosè. Per ora c’è solo il Muro. Del pianto.




(articolo tratto dal quotidiano 'L'opinione delle Libertà' del 18 aprile 2008)
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