Salvatore Lordi

Ormai è certo: non ha avuto nessuna sortita la visita americana di gennaio in Medio Oriente. Vige lo stallo più completo, dopo le attese della Casa Bianca che sperava, con l’arrivo in Terrasanta di Gorge W. Bush, in un’accelerazione del processo di pace. Un carico di aspettative generato ancor prima dal segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, che nonostante tutto ha voluto credere ancora in una possibile traccia lasciata, nel novembre scorso, dagli incontri di Annapolis, quando le due delegazioni, in particolare, si sono impegnate a creare prima della fine del 2008 uno Stato palestinese. La ‘lady di ferro’ americana sta per partire per la regione mediorientale. Lo farà la prossima settimana, il 18, secondo un alto responsabile palestinese, che alla France Presse ha chiesto l’anonimato, quando la Rice si recherà in visita in Israele e nei territori palestinesi. Rilanciare i negoziati è l’obiettivo condiviso e confermato giorni fa alla stampa araba dall’ex primo ministro palestinese, Abu Ala, che guida il gruppo di negoziatori dell’Anp. Israeliani e palestinesi, insomma, restano sulla scia della conferenza internazionale di Annapolis, nonostante gli ultimi episodi di violenza che hanno provocato una battuta d’arresto nelle due delegazioni. “L’escalation israeliana a Gaza avrà conseguenze sui negoziati”, ammette Abu Ala, ricordando anche che “Israele ha assunto un atteggiamento più rigido dopo i recenti lanci di razzi Quassam contro lo stato ebraico e l'attentato kamikaze di Dimona. I negoziati sono difficili come le questioni da affrontare”, ricorda ancora l’ex premier palestinese. Parole che generano forti interrogativi, specialmente dopo i fatti accaduti il 23 gennaio scorso, quando Hamas si è riversato in Egitto abbattendo il muro di sicurezza tra Gaza e il Sinai egiziano, con il benestare del presidente Hosni Mubarak. Entrando nella terra dei Faraoni, le ruspe di Ismail Haniyeh hanno dato ossigeno alla popolazione stremata dalle sanzioni imposte da Gerusalemme, alleviando le difficili condizioni di salute e di igiene in cui versavano i cittadini. Ma l’abbattimento del confine ha, di fatto, provocato un cambiamento anche nelle relazioni tra Israele, Gaza ed Egitto. Con questo atto, il leader radicale ha decretato la propria autorità del nuovo stato di Gaza City. Ed Anp e Israele non sono riusciti a mettere all’angolo il rivale. Anzi, ironia della sorte, sembra che il consenso di Haniyeh sia cresciuto rispetto alla leadership di Abbas che, ad oggi, vede sempre più lontana l’ipotesi di un controllo su Gaza.


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