Luigi Crespi
La debolezza del Governo
La cosa più sorprendente è il modo in cui un tema come quello della sicurezza esplode, come l’agenda dei politici del Consiglio dei Ministri sia dettata dai titoli dei giornali. Che la sicurezza sia diventata improvvisamente un’emergenza tale da dover mettere insieme maggioranza e minoranza, dimostra come ci sia un’ansia da prestazione da parte della politica: e questo è un segno di debolezza. Il problema sicurezza esiste da tempo e mi lascia perplesso il modo in cui la politica lo affronta. Il drammatico episodio di Roma è diventato il paradigma dell’emergenza per il modo in cui l’hanno trattato i giornali; la politica non è in grado di dare un indirizzo politico e morale al paese, è in balia degli eventi. Se uno vuole sapere di cosa si occuperà il prossimo consiglio dei ministri, lo deve chiedere a Paolo Mieli. Tutto è legato alla reazione: non c’è nessuna capacità di progettare. Il tema sicurezza poi, non può essere limitato agli stranieri, perché è una cosa più ampia: ci sono 700mila emigrati iscritti ai sindacati e migliaia di stranieri che sono proprietari di una casa. Il problema sicurezza non riguarda solo gli stranieri, ma la parte clandestina di loro che viene catturata dalla malavita. Invece adesso ci troviamo di fronte delle situazioni razziste assolutamente insensate: nella diatriba tra il nostro governo e quello rumeno, per esempio, hanno ragione loro. Cinque romeni vanno a fare la spesa e vengono massacrati dagli skinheads: prima erano gli albanesi, oggi i romeni. Forse il problema è da un’altra parte. Comunque questo è un governo debole perché insegue la cronaca e – di conseguenza – diventa ogni giorno più debole.

Finanziaria
Berlusconi è decisamente un tipo strano, infatti ha dichiarato che non ha mai provato a comprarsi dei senatori, quando sanno tutti che ad alcuni di loro ha fatto capire che se fossero passati con lui, gli avrebbe garantito una poltrona: secondo me era meglio se gli proponeva dei soldi. Mi ha lasciato decisamente perplesso, perché secondo me è assolutamente legittimo che il capo dell’opposizione tenti in modo democratico di rovesciare un governo che si regge su minoranze variegate e discutibili. Così come non c’è niente di vergognoso, da parte del governo, nel provare a restare in piedi in ogni modo. Berlusconi gli deve dare una spallata, mica un calcio nel sedere... Parlando della Finanziaria, è evidente che tutti si aspettano uno scivolone dietro l’altro, perché tenere insieme tutte le componenti politica sulla visione economica è la cosa più complicata. Alla fine faranno una Finanziaria talmente inefficace che andrà bene a tutti. Altrimenti con le divergenze che ci sono tra Bertinotti e Dini, ogni giorno può essere quello della resa dei conti. E’ chiaro però che Prodi può farcela, ci ha già dimostrato altre volte una grande capacità di sopravvivere, ma il problema è il prezzo da pagare per farlo: Bertinotti dice che il governo è malato, Dini è in disagio permanente, Di Pietro e Mastella non fanno altro che litigare. Questo governo è in crisi, non per un’opposizione incalzante, ma per una incapacità strutturale di stare insieme.

Costi della politica
Qualche giornale, dopo un po’ di pausa, ha ricominciato a cavalcare il tema dei costi della politica. Bisogna ribadire che gli interventi della politica sono demagogici e inefficaci. Prima dei costi della politica, bisogna ridurre i costi dello Stato, degli apparati, come ad esempio tutti i dipendenti dei prefetti. La gente non ne può più, in un periodo come questo dove non si riesce ad arrivare alla fine del mese, ogni tipo di privilegio fa imbestialire tutti. Ma non è riducendo il numero dei parlamentari che si risolve i problemi; prima bisognerebbe ridurre le province e i comuni, oppure eliminare i Prefetti, che sono un retaggio post-bellico. Bisogna ripensare tutto, per dare risposte vere, ma con chi le ripensi le cose? Prima c’è bisogno di rinnovare la politica.



(articolo tratto dal quotidiano 'L'opinione delle Libertà' del 6 novembre 2007)
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