Cinzia RiontinoMa quanto siamo bravi a chiudere le 'stalle' quando i 'buoi' son già fuggiti. A seguito dell’agghiacciante vicenda di Satnam Singh, il bracciante indiano morto dissanguato a Cisterna di Latina dopo esser stato abbandonato con un braccio amputato, finalmente il Governo ha deciso di dichiarare guerra al 'caporalato'. Prima no, non si poteva fare. Per la serie: prevenzione, questa sconosciuta. E’ un concetto che proprio non ci piace, quello di prevenire le conseguenze negative di determinati fenomeni degenerativi, per non dire delinquenziali, ormai persi nel qualunquismo più indifferente di fronte a delle attività lavorative totalmente irregolari. Ovviamente, c’è chi si è affrettato a scaricare ogni responsabilità sui sindacati, colpevoli per non aver vigilato. Come se i sindacalisti, di qualsivoglia sigla essi siano, possano esser presenti ovunque e dappertutto in base a un preconcetto ‘superomista’, senza sapere che la vigilanza e i controlli, in certi ambiti e settori, non fanno capo principalmente a loro, bensì allo Stato. Al ministero del Lavoro, nello specifico. Come quando si accusano le 'femministe' di non manifestare abbastanza o di non essere costantemente presenti sulle strade delle nostre città per combattere i 'femminicidi': un’idea non troppo lontana dalle ronde di ‘camicie nere’ del tempo che fu. Fermo restando, che neanche nei regimi militari si riescono a controllare certi fenomeni criminali, per semplice impossibilità. Ed eccoci nuovamente innanzi alla sindrome di Gotham city, che necessiterebbe di giovarsi degli interventi di un supereroe. Come Batman, per l’appunto, ma se ne potrebbero citare anche altri. Noi non sappiamo se l’Italia di oggi si stia rendendo conto dell’involuzione ridicola che sembra aver scientemente stabilito. Più per determinismo, che per reale senso di giustizia. Tuttavia, noi non possiamo fare altro che denunciare questa deriva superficiale, basata sulla più totale assenza di pensiero: un vero e proprio naufragio sociale, che altro non è che mero giustificazionismo relativista. Una forma di vittimismo quasi adolescenziale, che ci impedisce di prendere atto di certe nostre distorsioni. Ma di giustificazione in giustificazione si giunge a una tolleranza falsa e utilitaristica: una presa in giro, individuale e collettiva, che finisce con l’assecondare una regressione meschina della società, nell’illusione, tutta ideologica, di poter riuscire a fermare il tempo, il mondo, l’intero universo. Ebbene: le cose non stanno affatto andando per il verso giusto. Prima ce ne rendiamo conto e meglio sarà per tutti.





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