Mauro Del Bue

Inizia una stagione di confronto e di decisioni legislative a proposito di temi che riguardano i diritti dei cittadini e la conseguente concezione dello Stato. Su questi temi si gioca il futuro della libertà in Italia. Su questi temi è giusto unire tutti coloro che sostengono una visione laica e non etica dello Stato, fondata sui principi elementari del rispetto della libertà consapevole della persona nel pieno rispetto della libertà di tutti. Come negli anni settanta alcune componenti storiche nazionali si misero all’avanguardia per affermare nuovi diritti di libertà, così oggi è indispensabile che correnti di pensiero anche divergenti e collocate in modo opposto si possano ritrovare insieme in un percorso che intenda marcare diritti civili di importanza storica e contrapporsi alla logica dell’integralismo e dell’assolutismo, colmando peraltro anche un gap negativo rispetto all’Europa. L’Italia è infatti praticamente il solo Paese ove tuttora non sono regolati i diritti della coppie non sposate, e dove ci si divide su un caso come quello di Welby, che ha perfino diviso la Chiesa e messo di fronte le tesi del cardinal Martini e di importanti personalità della cultura cattolica e quelle del cardinal Ruini e di monsignor Sgreccia. Noi non proponiamo una barriera tra laici e cattolici. La concezione laica dello Stato, come fu al tempo della battaglia a favore della legge sul divorzio, è propria di ampi settori del mondo cattolico. La vera differenza è tra laici (credenti e non credenti) e integralisti (credenti e non credenti), tra chi rispetta le opinioni e i comportamenti individuali, di coppia, di gruppo, rispettando la libertà di tutti e di chi vuol imporre, alla luce della sua visione religiosa o politica, un comportamento unico. Il confine è tra chi ha una visione liberale e chi ha una visione assolutista dello Stato. Rispettare la volontà consapevole della persona, per chi si vanta di una solida cultura liberale, è l’unica strada per uscire da tutti gli empasse. Rispettare la volontà della persona che decide di morire tra atroci sofferenze perché pensa che la morte sia un viatico che ci avvicina a Dio, rispettare la persona che, invece, ritiene che la vita ci appartenga e non appartenga a nessun essere superiore e che la morte debba o possa essere una scelta consapevole. Rispettare la volontà della persona che intende concepire il matrimonio come indissolubile, come di quella che invece lo ritiene solo un vincolo formale, di chi concepisce l’embrione come persona, e di chi lo concepisce come uno sviluppo biologico verso la persona, di chi intende il feto da difendere prescindere dalla volontà e dalla fisica e mentale della madre, e di chi invece preferisce difendere la vita che esiste rispetto a quella che esisterà, la volontà di chi intende ricorrere al matrimonio e lo ritiene indissolubile, ma anche di chi lo concepisce come un vincolo formale, di chi lo utilizza per segnare i confini di un amore e di chi invece non intende ricorrervi amando ugualmente il proprio partner e anche di chi intende amare una persona del suo stesso sesso e vivere con lui con slancio e generosità, spesso sfidando incomprensioni e pregiudizi familiari e sociali. Non esiste altro viatico per uscire da questo guscio vuoto di un dibattito che rischia altrimenti di divenire solo strumentale e addirittura ridicolo. Il rispetto delle idee e delle opinioni religiose e/o etiche (anche i laici hanno un’etica fondata sulla tolleranza e il rispetto) al di fuori di qualsiasi assolutismo, è una buona e saggia filosofia. E’, questo, relativismo etico? Può essere, ma qualcuno deve dimostrare che il suo contrario, e cioè l’assolutismo etico, sia una migliore ricetta. Lo Stato assolutista è politicamente da partito unico ed eticamente da modello unico di vita, impone e reprime, o quanto meno scoraggia e penalizza, comportamenti individuali, di coppia, di gruppo, ispirati alla diversità. Lo Stato laico invece ammette tanti modelli di vita, di ispirazione ideale, di fede religiosa, rispetta la società pluralistica ammettendo tante opzioni e legiferando con spirito aperto su di loro. E’ in questo modo, con questa concezione della vita ispirata alla tolleranza al rispetto delle idee e delle scelte e contestando le leggi dell’impedimento e delle discriminazioni, dell’integralismo e del totalitarismo, che porteremo avanti la nostra battaglia per rendere l’Italia un Paese più libero e più giusto.




articolo tratto dal sito http://www.nuovopsi.com/ del 30 gennaio 2007
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