Valentina SpagnoloE’ senz’altro vero che, in questi anni, oltre allo ‘tsunami pandemico’, abbiamo dovuto subire gli strascichi dello scandalo di Cambridge Analytica, che ci ha costretti a rivedere molti meccanismi di espressione della libertà. Una cosa, infatti, è discutere sull’esistenza degli alieni, ben altra denunciare su larga scala come 'notitia criminis' una serie di reati che non sono stati mai commessi. Ma nella confusione generata appositamente in questi anni, l’Unione europea è stata piuttosto lenta nel difendere la libertà del singolo individuo. Come testimoniato, per esempio, dalla persecuzione che la comunità Lgbt sta subendo in Polonia, un Paese della Ue che ha beneficiato di copiosi investimenti strutturali, dopo essere uscita dai decenni di dittatura comunista e che, tuttavia, evidenzia una maggioranza silenziosa che applica quasi ‘alla lettera’ un cattolicesimo integrista e ortodosso. La libertà di culto è pienamente legittima, in democrazia. Ma essa non deve diventare un pretesto per trascendere il diritto civile. Una questione che non riguarda solamente la Polonia: anche in Bielorussia, in larghe parti dell’Asia – a cominciare da Hong Kong -  e nella stessa Russia di Putin, molte proteste popolari sono state represse. Perché il vero problema rimane la mancanza di una visione europea: un’idea di futuro che sappia spiegare ai cittadini come praticare il percorso della solidarietà sociale. La società liquida e senza scrupoli in cui ci ritroviamo immersi continua a produrre contrapposizioni radicali, basate su un benessere illusorio, che considera la libertà una merce come tante altre, reclamabile soltanto da chi può permettersela. E c’è il problema della misoginìa: una violenza generica contro le donne che investe ogni sfera e ogni ambiente della nostra vita quotidiana, come dimostrato dai fatti di Trevignano, nella parte settentrionale della provincia di Roma. Questa visione ‘pop’ della convivenza civile tradisce una mancanza di cultura aberrante, che ha invaso le piattaforme ‘social’ trasformando il confronto dialettico e lo scambio di opinioni in duelli rusticani. Ecco perché è giusto prendere atto delle conseguenze generate, in questi anni, dalla disinformazione e dalle svariate forme di manipolazione, che hanno alzato l’asticella della tensione sociale. Ma la libertà non va solamente reclamata quando veniamo colpiti individualmente o personalmente, bensì dev’essere difesa collettivamente. Un compito che spetta pienamente all’Unione europea, affinché certe rumorose minoranze teocratiche e fataliste non ci riportino indietro. Verso un tradizionalismo settario, da allucinati. Da orfani dei totalitarismi, ideologici o religiosi essi siano. La laicità è una ‘porta stretta’, lo sappiamo bene. Ciò, tuttavia, non giustifica il rifiuto di varcarla nella forma più inclusiva possibile.





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