Dopo due settimane di guerra, tra bombardamenti alleati in Afghanistan e, in America, minacce terroristiche sempre più terribili e credibili, bisogna ammettere che un certo sconcerto comincia a sostituire, nell’opinione pubblica il dolore e la richiesta di giustizia che avevano fatto seguito agli attentati contro le Torri Gemelle e il Pentagono. E lo sconcerto, che è una sindrome assai pericolosa, può essere combattuto solo con la comprensione a fondo degli avvenimenti, cioè ponendosi domande difficili e anche scomode, e rispondendo con la massima chiarezza possibile.
D: La guerra va troppo per le lunghe. Come mai l’America non ha già vinto?
R: La domanda è un po’ ingenua. L’attacco al quale si sta reagendo è addebitato non solo a Bin Laden ( e quindi all’Afghanistan talebana), ma a tutto il terrorismo internazionale. Tempi brevi non sono ipotizzabili. La stessa operazione afgana è complessa e si svolge in un terreno che tra pochi giorni diventerà impervio per le nevi; senza dire che è prossimo il Ramadam, con risvolti delicatissimi.
D: Ma cosa spera di ottenere bin Laden, ora che ha il mondo intero contro di lui?
R: Di un uomo che mette in atto un massacro “firmato” come quello dell’11 settembre non è facile ipotizzare quali siano i piani. Può darsi che riservi per sé l’ultimo dei suicidi.
D: Dopo bombardamenti assai duri, i Talebani non solo non si sono arresi, ma già si parla di promuovere in Afghanistan un governo di coalizione, che comprenda anche i "Talebani moderati". Non é un errore?
R: Non conosco abbastanza la geografia politica dell’area. Ma pur comprendendo l’odio che i talebani hanno seminato, non penso che possano cancellarsi tutti da un assetto politico che voglia essere stabile. C’è anche l’aspetto del rapporto dell’Afghanistan con il Pakistan (ieri, oggi e domani).
D: Una volta morto bin Laden, potremo disinteressarci dell’Afghanistan?
R: Non pùò ipotizzarsi un disinteresse. Sia perché è un popolo agonizzante e ha bisogno di ossigeno. Sia perché deve chiudersi questo rifornimento così forte al circuito della droga.
D: Dato che la realizzazione del le finalità geo-politiche di bin Laden passa attraverso una strategia dell’impatto psicologico, non sarebbe consigliabile oscurarlo, farlo tacere? Come mai invece la CNN lo intervista?
R: La CNN, se non erro ha già deciso questo.
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