Vittorio LussanaL’On. Gianni De Michelis continua pervicacemente a contestare l’elezione dell’On. Vittorio Craxi detto ‘Bobo’ a Segretario Nazionale del Nuovo Psi. Personalmente, sono assai dispiaciuto per quanto accaduto nei giorni 21, 22 e 23 ottobre 2005 alla Fiera di Roma: una scissione non è mai salutare per un partito, sotto ogni punto di vista. Va da sé, che due distinte linee politiche si sono confrontate e che il Segretario Nazionale uscente ha fatto di tutto per cercare di impedire ogni genere di votazione assembleare. Come si possa affermare che una larga parte del proprio partito sia dietro di sé e, allo stesso tempo, impedire la libera espressione democratica del partito medesimo, rappresenta il nuovo mistero atavico della sinistra riformista italiana. Senza contare che Gianni De Michelis alla fine ha abbandonato il Congresso del proprio partito dichiarando che gli scissionisti erano tutti gli altri…
Queste sono contraddizioni gravi, On. De Michelis. E mi spiace che un esponente politico intelligente come lei si ostini a non volerle cogliere. Uno dei concetti chiave che Bettino Craxi ha insegnato ai socialisti italiani fu proprio quello di riflettere sul Pci come un partito che presentava sempre Segretari Nazionali a vita, specializzati solamente nel saper durare – tristissima arte…- e come un apparato organizzativo basato su un cinico e verticistico ‘centralismo democratico’ che svuotava ogni dibattito interno, burocratizzando fino al limite più estremo i rapporti con la base militante del partito. Bene, On. De Michelis: negli anni in cui è stato Segretario Nazionale del Nuovo PSI lei si è spesso comportato nel medesimo modo di un Togliatti o di un Pietro Secchia. Un partito è una ‘piramide rovesciata’ e non risponde esattamente al diritto societario. E l’organo più importante di una forza democratica è proprio il suo Congresso, verso cui lei ha ripetutamente dimostrato inspiegabile disprezzo definendolo “un’assemblea post-sessantottina”. In primo luogo, non ho ben compreso cosa abbia da dire un esponente che si dichiara socialista nei confronti di un movimento come quello del ’68, che in ogni caso ha avuto il merito di sollevare la questione, niente affatto secondaria, della completa assenza, in Italia, di un filone culturale libertario in una realtà sociale legata a filo doppio con un’impostazione educativa e formativa elitaria e tardo-gentiliana. In secondo luogo, dal punto di vista del rispetto effettivo del lucidissimo pensiero politico di Bettino Craxi, debbo proprio avvertirla che lei ha spesso confuso la ‘rava con la fava’: Bettino Craxi, socialista liberale fortissimamente anticomunista, non è stato affatto un uomo di destra. Ed anzi sarebbe il caso di cominciare a considerarlo uno degli uomini politici più di sinistra della Storia d’Italia: Bettino fu di sinistra poiché tentò generosamente di scavalcare l’impostazione intellettualistico-leninista del Pci; Bettino fu di sinistra perché cercò una strada per un movimento riformista italiano autonomo, non asservito a potenze straniere; Bettino fu di sinistra poiché seppe culturalmente avvicinare questo Paese alle concezioni liberali e socialdemocratiche europee rispetto ad un provincialismo che appiattiva il concetto stesso di sinistra politica sull’italo-marxismo; Bettino fu di sinistra perché dimostrò attenzione sociale spiccata nei confronti di moltissimi cittadini, aiutandoli ad uscire dai propri problemi personali per realizzare la propria esistenza umana e professionale; Bettino fu di sinistra poiché aveva un progetto ideale altissimo di unità socialista che verteva ad incanalare il necessario processo revisionistico del Pci al fine di farlo finalmente approdare sulle ‘sponde’ del riformismo socialdemocratico; Bettino fu di sinistra poiché era un vero umanista che considerava il liberalismo una filosofia centrale della cultura storico-politica italiana. E non era affatto un caso che i suoi interessi storici riguardassero principalmente la figura di Giuseppe Garibaldi, un socialista ante litteram che ha posto se stesso al servizio del Paese per la realizzazione di un processo politico enorme: quello della nostra riunificazione nazionale. Non riconfermandola come Segretario del Nuovo Psi, On. De Michelis, i socialisti italiani hanno dimostrato di cominciare a comprendere quanto sia importante la loro stessa funzione all’interno della sinistra italiana, abbandonando i rancori e le tante incomprensioni e dimostrando, altresì, una superiorità politica e morale destinata a divenire, in futuro, un valore fortissimo per l’intera sinistra italiana. Inoltre, On. De Michelis, quasi mi mancano le parole per cercare di farle comprendere l’impostazione ‘farisaica’ del suo socialismo, che la sta portando verso un’alleanza con un rimasuglio democristiano che calpesta ogni tentativo fatto dal Nuovo Psi di percorrere il sentiero di una laicità dialogante, questo sì, con il mondo cattolico-democratico, ma che di certo non potrà che spingere, in futuro, anche l’Italia verso legislazioni quanto meno equivalenti a quella degli altri Paesi europei in merito a numerosi temi e su moltissime questioni. Insomma, On. De Michelis, lei non può ridurre i recenti anni di alleanza del Nuovo Psi con la Casa delle Libertà a qualche momento di criticità: non basta! La natura politica dei partiti del centrodestra italiano è notevolmente differente rispetto al Dna di un movimento socialista. E lei dovrebbe riconoscere onestamente che Forza Italia non ha saputo svolgere un equilibrato ruolo di cerniera tra le distinte culture politiche della Casa delle Libertà, poiché ha sostanzialmente eseguito sotto dettatura le volontà politiche della Lega Nord o si è spesso appiattita, riguardo a molti temi, sulle posizioni più conservatrici ed ottuse di Alleanza Nazionale, perdendo ogni tipo di richiamo identitario laico - liberale. Un socialista può anche allearsi con un democristiano, ma non può diventarlo. Ma lei, purtroppo, On. De Michelis, lo è ‘camaleonticamente’ diventato, fornendo una dimostrazione pratica di quella ‘mutazione genetica’ dei socialisti criticamente ipotizzata da Enrico Berlinguer molti anni fa: complimenti!


Articolo tratto dal mensile di informazione e cultura Diario 21
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