Roberto LabateCi siamo: dal 31 gennaio 2020, la Brexit è ormai una realtà. Il Regno Unito è fuori dall'Unione europea, almeno formalmente. Detto così, sembra semplice. In realtà, il cammino a cui questo risultato è giunto è stato molto complesso, manipolatorio, fortemente distorsivo. E quello che sarà il risultato finale, nella sua complessità sociale ed economica, non lo sappiamo ancora. Quello che sappiamo per certo è che il referendum della Brexit è stato manipolato e ha riportato una maggioranza per il 'leave' contro ogni pronostico. Il referendum era stato voluto da David Cameron, che aveva fatto decisamente male i suoi conti, perché in quegli anni era sorto ed era divenuto in breve tempo il primo Partito, l'Ukip, fondato da Nigel Farage. Una forza politica che si proponeva nel suo programma proprio la fuoriuscita dalla Ue, vista spesso come un'entità burocratica, distante, dannosa. E poi, il giorno del referendum, si è verificato quello che non si sarebbe aspettato nessuno. Chi voleva la Brexit aveva vinto, alla fine, contro ogni pronostico, anche se di strettissima misura. Cosa era successo? Bisogna dirlo chiaramente: il voto è stato manipolato da una società, la Cambridge Analytica, in grado di sviluppare degli studi e degli algoritmi che servono per catalogare gli utenti sulla rete web tramite tipologie di gusti e interessi, individuando i cosiddetti elettori indecisi. Su questi è stato lanciato un programma di messaggi studiati, in grado di convincerne una parte significativa. E così è avvenuto. Non si può far nulla, ovviamente, con gli elettori già decisi e convinti, ma su quelli indecisi si possono mandare messaggi accattivanti, oppure basati su paure immotivate, che possono convincerne una buona parte. E così è stato fatto. A notte inoltrata, dopo che tutte le previsioni, sondaggi ed 'exit poll' avevano dato la vittoria del 'remain', si è verificato quello che nessuno osava neppure pensare: ha vinto il 'leave' e la Brexit era diventata realtà. Quel che è successo in seguito è stato abbastanza imbarazzante, perché il parlamento e il governo inglese, presieduto da Theresa May, si è trovato in una continua agonia, incapace di perseguire un disegno che la maggioranza degli eletti e degli elettori, in realtà, non volevano. Occorre aprire una parentesi, in questo punto, che non è di poco conto. Farage, un nazionalista fuori 'tempo massimo', è poi andato in visita da Trump e gli ha passato il contatto con la Cambridge Analytica, che era riuscita a farlo vincere in Gran Bretagna contro ogni pronostico. Anche Trump ha deciso di ingaggiarla e la Cambridge Analytica ha fatto lo stesso lavoro anche per lui, riuscendo a convincere buona parte degli elettori indecisi nei cosiddetti 'Stati-chiave' degli Usa. E così, anche Trump ha riportato una vittoria inaspettata, contro ogni pronostico e sondaggio. Cosa di non poco conto, ovviamente: il presidente della superpotenza americana, dai comportamenti discutibilissimi, che gli sono anche valsi un provvedimento di 'impeachment', risulta eletto grazie a una manipolazione elettorale. La Cambridge Analytica poi è fallita per lo scandalo derivante dalle inchieste che la riguardavano, per aver appunto manipolato due votazioni di importanza storica. Molti clienti hanno disdetto qualsiasi contratto con loro e la società è fallita. Ma in Inghilterra è rimasto un voto per la Brexit, anche se manipolato. Theresa May non è stata in grado di gestire una situazione in realtà ingestibile: la guida del Partito conservatore è passata nelle mani di Boris Johnson, l'ex sindaco di Londra, che ha pensato di indire nuove elezioni, dato lo 'stallo' assoluto in cui si trovava il parlamento e il governo britannico. E con una campagna efficace, da animale politico qual è, ricorrendo speso alle classiche iperboli o a messaggi estremamente semplificati in favore della Brexit, l'abile Johnson ha riportato questa volta una vittoria molto netta: un nuovo parlamento in grado, stavolta, di realizzare concretamente l'uscita del Regno Unito dalla Ue, che dunque è diventata realtà. D'altro canto, il Partito del 'Labour' col suo leader, Jeremy Corbin, gli ha contrapposto un programma che prevedeva di negoziare un nuovo accordo con la Ue e di sottoporlo poi al popolo con un nuovo referendum. Troppo complicato, probabilmente: in politica, soprattutto in tempi di social e di stagnanzione economica, passano più facilmente gli slogan semplificati. E il messaggio di realizzare subito la Brexit aveva il pregio, se non altro, di essere chiaro alle orecchie dell'elettorato, che stavolta l'ha votato in maniera realmente prevalente e maggioritaria. Boris Johnson, va detto, non ha mai avuto una convinzione precisa sulla Brexit. E chiunque lo conosce o lo frequenta sa che egli non ha mai delle idee fisse o dei principi di orientamento, ma solo il fiuto politico per imbastire campagne vincenti. Johnson si è rivelato, dunque, un animale politico attuale, che ha capito benissimo come la Brexit, per lui, fosse il 'cavallo giusto' per ottenere consenso, voti e potere, rafforzando la sua posizione. Cosa che, fino a ora, è riuscito a fare benissimo. Johnson non ha mai avuto convinzioni precise, dunque. Meno che mai di tipo politico. Già da giornalista inventava notizie per poter avere risalto e seguito tra i lettori, tanto che i responsabili del 'Dayly Telegraph', dove lavorava, l'hanno dovuto licenziare per la totale inattendibilità di quello che scriveva. La Brexit è cresciuta e, oggi, è in netta maggioranza nelle zone rurali del Paese, mentre a Londra, capitale 'multiculturale' avanzata, la maggioranza non è affatto per l'uscita dall'Unione. Tutto questo lo si sa benissimo. Come si sa bene delle continue manifestazioni per Londra, in Scozia e in un'Irlanda del nord divisa da un confine che tutt'ora non si sa bene come gestire. Quello che succederà, ovviamente, non è dato sapere. Ormai, la Brexit c'è: vive e lotta insieme a noi. Anche se essa è stata il risultato di una manipolazione che, in seguito, si è radicata; anche se l'attuale premier britannico, al di là delle sue colorite dichiarazioni, non ha nessuna convinzione in proposito, se non quella di ottenere il potere. Un'operazione che gli è riuscita perfettamente. Come potrà esercitare questo potere, presto lo vedremo.


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio