Dario CecconiIn Siria è scoppiata la guerra turca contro la provincia autonoma curda di Rojava. I bombardamenti delle artiglierie e dell'aviazione di Ankara sulle province nord-orientali curde, già dalla sera dello scorso 9 ottobre sono continui. Hanno causato tante vittime, caos e un 'fuggi fuggi' di civili verso l'interno e verso la regione di Al Hasakah. Ancora una volta, i curdi, il 'famoso popolo' da sempre perseguitato, è spogliato di tutto, è bersagliato e torna a morire. La rete web, nelle ultime ore, si sta schierando a favore della popolazione. E' un'onda che cresce, ora dopo ora. C'è chi attacca il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per la sua azzardata dichiarazione: "I curdi non ci hanno aiutato nella seconda guerra mondiale". E c'è chi chiede rispetto per le donne impegnate nella guerra contro l'Isis (la famigerata YPJ - Unità di protezione delle donne) che rappresenta un 'unicum' in tutto il Medio Oriente di diritti civili, impegno sul campo e nuovo modello di società paritaria. C'è chi si fa un 'selfie' con il copricapo tipico del Kurdistan e chi fa sfoggio della bandiera verde e gialla del Rojava, il Kurdistan siriano. Veramente in tanti lanciano un unico accorato appello: "Boicotta la guerra". Adesso vedremo chi parlerà di diritti umani, se qualcuno si indignerà e quali saranno le varie prese di posizione, a livello mondiale. Come possiamo pretendere di salvare il pianeta solo invitando una 'ragazzina indottrinata' alle Nazioni Unite? Si dovrebbe fare qualcosa di più. La verità è che a nessuno importa se ci sono persone che muoiono (questa volta non in mare...). La verità è che si dovrebbe imparare a essere 'umani' nel vero senso della parola e non per convenienza. Il mondo è governato solo da una vergognosa ipocrisia. Chi se ne frega della vita o della morte? Contano solo la bandiera e l'interesse politico. Conta se si è di destra o di sinistra, 'pro Greta' o 'contro Greta'. E, intanto, c'è un popolo che continua a morire.


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