Raffaella UgoliniDopo la fine della prima Repubblica, l'Italia è riuscita a passare da una condizione di nazione prospera, leader in molti settori, alla desertificazione industriale interna, alla caduta verticale della propria produzione culturale, al completo caos politico e istituzionale. Ciò dimostra l'immensa quantità di danni irreparabili che il Paese ha subito e sta ancora subendo, a causa di un ceto politico sempre più vuoto, che si muove unicamente a colpi di slogan e di promesse irrealizzabili. Una situazione che trova le sue radici in una classe politica enormemente degradata, che ha perduto di vista ogni reale bussola di orientamento culturale, economico e sociale. Ma all'interno di questa lunghissima transizione verso l'inferno, ci sarebbe da distinguere tra una classe politica tutto sommato ancora 'decente' della prima fase - quella composta dai Massimo D'Alema, dai Romano Prodi e dai Walter Veltroni a sinistra, dai Giulio Tremonti, dai Pierferdinando Casini e dai Gianfranco Fini a destra - e il grave smottamento più recente, che sta letteralmente conducendo il Paese verso il vuoto, poiché totalmente inconsapevole delle decisioni che, invece, bisognerebbe prendere. Nella prima fase, quella della cosiddetta seconda Repubblica, l'Italia ha saputo per lo meno resistere alla 'prima ondata' di globalizzazione. In seguito, nei primi anni duemila, un'apertura indiscriminata ai prodotti industriali asiatici a basso costo, ci ha condotti lentamente verso il crollo verticale della nostra produzione industriale interna, in quasi tutti i comparti e settori. In molti, ancora oggi, se la prendono con l'euro, la moneta unica. Senza comprendere che, euro o non euro, la vera responsabile del declino del Paese rimane la politica, la quale ha sempre promesso all'Europa una serie di riforme che, invece, non sono mai state attuate, né realizzate almeno in parte, al fine di eliminare tutta una serie di sprechi e privilegi che ci hanno condotti a un debito pubblico ormai destinato a sfondare il 133% della nostra produzione lorda annua. Già nel 2011 era stato sfiorato il collasso finanziario, evitato grazie all'intervento di tecnici e professionisti di alto livello. Ma non appena costoro hanno portato a termine il loro gravoso compito, imponendo al Paese una ricetta di austerità - parzialmente errata, tra l'altro - i politici sono tornati baldanzosi a illudere gli italiani come se il peggio fosse ormai alle spalle, riportandoci, altresì, alle consuete tifoserie calcistiche e ai più odiosi giuochi di potere. Sino a generare l'effetto contrario di consegnare l'Italia a forze infantili come il Movimento 5 stelle, o democraticamente immature come la Lega: un'ulteriore accelerazione verso la disgregazione sociale e la distruzione di un Paese letteralmente in preda a continui deliri e inutili provocazioni. Una classe politica, di ieri e di oggi, letteralmente irresponsabile, che non ha saputo far altro che scaricare le proprie inettitudini sulle generazioni più giovani e su chi sarebbe venuto dopo, aggirandosi vittoriosamente tra le macerie di una democrazia che non è mai stata in grado di stabilire degli obiettivi di lunga lena, basati su un nuovo disegno o su un progetto realmente alternativo di società. Si naviga a vista: cambia poco il colore di chi giunge al potere, o la sua autorevolezza e credibilità personale. Il 'nodo' di una classe politica, selezionata sempre peggio e ormai completamente priva di ogni base 'dottrinaria', è giunto al pettine. Un insuccesso che di certo non ci vede schierati tra coloro che, da sempre, auspicavano e auspicano un simile disastro. Perché nonostante tutto, noi credevamo e crediamo nei Partiti. E non siamo certamente dei qualunquisti.


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