Valentina SpagnoloNegli ultimi anni, l'Arabia Saudita è divenuta un baluardo di programmi di sviluppo sociale, promossi dall'attuale sovrano. I punti salienti di tale politica sono qui pienamente espressi dalle parole dell'ingegner Luca Nardoni, che proietta, tradotte a distanza, le evoluzioni di un territorio sorprendente, ricco di risorse, non solo dal punto di vista territoriale, ma soprattutto sociale. Nella presente intervista abbiamo posto alcuni quesiti che delucidano pienamente gli input della politica attuale, che stanno delineando, per questo Paese, un futuro relazionalmente posto sui cardini della velocità e della dinamicità degli scambi, senza alcun oscurantismo rispetto alle arcaiche tradizioni religiose. Il panorama prospettato é quello di un incontro tra la solidità degli usi antichi e la religione, all'interno di un'ottica di 'uomo moderno', rielaborata per lo sviluppo delle comunicazioni, della viabilità, degli spostamenti e, pertanto, della crescita e del futuro. Quindi, anche le nuove riforme, tra cui in evidenza la recente possibilità di concedere alle donne di guidare l'automobile è sorprendente, in un Paese fiero e fortemente ancorato alle proprie tradizioni. Così come per le telecomunicazioni, ossia lo sviluppo di ogni mezzo e canale d'informazione, riconosciuta come essenziale per l'attuazione di una completa 'interpretazione' di un fare 'in ottica moderna', che superi ogni rigido, arcaico e desueto formalismo. E' su tali considerazioni che l'ingegnere ambientale, Luca Nardoni, ci prospetta la propria 'testimonianza sul posto' di un importante lavoro ancora in atto e prosecuzione, per la costruzione di una linea ferroviaria di rilevante collegamento del territorio arabico verso sud, offrendoci uno spaccato di prospettive, realtà lavorative e vita tra i deserti. La dimostrazione dei principi sostenuti dalla politica del sovrano, pienamente in evoluzione e in crescita, con quelli che sono i margini e le prospettive di costruzione di infrastrutture interne per l'immensa penisola, in vista di uno sviluppo di collegamenti in funzione sia economica, sia commerciale. Da tali spunti di riflessione, le testimonianza si riconduce a un progetto ancora in corso nel territorio del sud-ovest, vicino ai deserti, descrivendo la difficoltà e, allo stesso tempo, la bellezza di poter lavorare in un luogo in grandissima evoluzione, che accoglie le progettazioni e il lavoro proveniente da 'fuori confine', riuscendo ad apprezzare la possibilità di terminare i lavori di realizzazione di una lunga ferrovia che sia di collegamento e scambio. Un ponte che sorpassi le distanze all'interno di un unico e identico territorio.

Luca Nardoni, è stato semplice percorrere l'Arabia Saudita e lavorare direttamente sul posto, dal punto di vista burocratico?
"Certamente, le prospettive di vita e di sviluppo a livello economico sono state promesse attraverso i piani incoraggiati dal programma politico del re. Tale programma, definito 'Visione 2030', ha fissato dei cardini per il raggiungimento massimo delle energie e delle risorse del Paese, per il sostenimento dell'evoluzione e della crescita economica. Ne rientra sicuramente, tra gli obiettivi, lo sviluppo del turismo inteso come religioso, con la visita alle città sacre di La Mecca e La Medina. Le stesse dinamiche dirette dal Governo sono intrise di principi religiosi. Ma tali regole canoniche vengono oggi 'sfatate', catalogandosi come riforme storiche, a partire dalla concessione di guida alle donne. Diviene così palese l'attuazione di un programma politico in netta linea di confronto con quelle che sono le esigenze di espansione, soprattutto dal punto di vista economico, del territorio. Lo stesso impatto con la realtà economica di Paesi quali l'Iran o lo Yemen, costituisce una condizione imprescindibile per poter considerare le fragilità e, al contempo l'intenzione, di avvicinamento e sviluppo dell'Arabia Saudita, nonostante il proprio conservatorismo religioso. Anche le stesse questioni che attengono al terrorismo e l'estremismo religioso, costituiscono per il territorio medio-orientale un baluardo per il contenimento della sicurezza dell'intero Paese. Le intenzioni dei Paesi limitrofi di interagire e sviluppare dei progetti di espansione sul mercato interno non sono ancora totalmente possibili, nonostante siano presenti degli spiragli verso tali obiettivi e indirizzi di possibile cooperazione, grazie alle linee politiche del re. Gli stessi interventi di carattere infrastrutturale e lo sviluppo della viabilità custodiranno, nel loro scopo ricostruttivo, una valenza in chiave economica e produttiva anche verso l'esterno".

Come si pone il popolo saudita nei confronti della cultura europea?
"Sono sicuramente interessati alla cultura lavorativa europea, nonostante siano molto ancorati alle loro tradizioni. La posizione del popolo arabo nei confronti della nostra cultura, è soprattutto diretta alle ultime evoluzioni e dinamiche socio-economiche. La concentrazione di ricercatori e progettatori nell'area meridionale è la rappresentazione di una completa autonomia e accoglienza rivolta agli europei sul territorio".

E' pensabile un progetto di sviluppo e coordinazione così come sta avvenendo nella regione dei Paesi nordafricani? Insomma, è possibile parlare di Mena (Middle East and North Africa)?
"In Arabia Saudita, la carenza di infrastrutture è innanzitutto una delle prospettive per lo sviluppo di un piano economico e di consolidamento, grazie alla possibilità di convogliare lo smistamento delle merci sopperendo ai costi delle esportazioni via mare. L'unico blocco allo sviluppo del progetto infrastrutturale é stato il conflitto con lo Yemen, che ha ostacolato lo svolgersi dei progetti in corso, accanto al costante calo del petrolio. Dal punto di vista interno, data la ricchezza del territorio, l'uso delle risorse è ora ponderato internamente, non escludendo un diretto dialogo con l'esterno, come richiesto dalla popolazione. Alcune situazioni emblematiche sono rimaste ferme nella mia mente, dandomi l'idea di un Paese dalle regole sociali molto forti. Non credo mi abbia lasciato nulla di brutto, quanto un forte senso del rispetto, soprattutto nei confronti della posizione rappresentata dalla donna. La stessa protezione della donna mediante i costumi sono espressioni della cultura propria di un Paese che non riesce a occidentalizzarsi, essendo fortemente fiero e geloso della propria dimensione e ricchezza storica, religiosa ed architettonica. Proprio gli edifici governativi sono l'emblema dell'architettura araba, in una sorta di rivisitazione in chiave moderna: un esempio meraviglioso di ricerca dell'architettura locale. Lo stesso controllo del Paese e il rispetto del territorio sono al servizio delle leggi del posto, fermamente garanti delle tradizioni e del valore delle popolazioni arabe. L'ospitalità, da parte di una cultura così distante, è disarmante. Per lo sviluppo, la cultura tecnica occidentale viene considerata importante, in quanto  si presta all'accoglienza e ad apprendere dall'Europa le prospettive tecniche per una  dimensione di scambio e di comparazione. Alcune creazioni architettoniche sono proprio una via di mezzo tra il gusto arabo e quello europeo. Non sempre si tratta di risultati ben riusciti, in quanto le eccellenze sono proprio le strutture autenticamente arabe. Dunque, tale prospettiva di confronto e di crescita punta allo sviluppo di un possibile interscambio sempre più aperto, verso la canalizzazione in progetti emergenti, tra cui la 'green economy'. E' così che vengono indirizzate le 'risorse madre', destinando gli investimenti in tecnologie, affinché si utilizzino le energie rinnovabili per raggiungere e ottimizzare sul territorio gli obiettivi di efficienza energetica. In base alle considerazioni anzidette, possiamo trarre la visione di un Paese estremamente proiettato verso nuovi orizzonti di sviluppo, che poggiano soprattutto sulla possibilità dell'energia rinnovabile e sul turismo, inteso, come già detto, in senso religioso, come una nuova via dove costruire. Le ferrovie e i collegamenti infrastrutturali, interni o direzionati verso l'esterno, sono all'insegna del massimo rispetto del  patrimonio culturale, tradizionale ed economico, per sostenere e proteggere il territorio arabico nel bacino Mediorientale".


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