Giuseppe LorinIn questi primi giorni del 2018, abbiamo incontrato un grande esperto di questioni giuridiche, Mauro Mellini, che ci ha espresso tutte le sue perplessità per un voto che, il prossimo 4 marzo, saremo chiamati a esprimere sulla base di una legge elettorale contorta, ibrida e 'balorda'. Innanzitutto, secondo Mellini, bisognerebbe cominciare a fare anche un altro tipo di scelta: quella relativa a personaggi, esponenti, gruppi e Partiti politici da 'non votare'. In secondo luogo, stanno emergendo nuove categorie di candidati e aspiranti al parlamento di cui dovremmo proprio diffidare. Ecco, pertanto, cosa ci ha raccontato uno dei fondatori del Partito Radicale, già componente del Consiglio superiore della magistratura, che ha da poco compiuto 90 anni in uno stato di perfetta lucidità mentale e prontezza fisica.

Avvocato Mellini, può darci innanzitutto un parere su questa 'valanga' di candidati che, all'improvviso, si stanno affacciando sul panorama politico nazionale? Chi sono costoro? E come li definirebbe?
"Non per fare concorrenza a Rosy Bindi, che ci vorrebbe imporre - pena l'accusa di un qualche diabolico 'concorso esterno' - di considerare alcuni 'candidati-non candidati', perché 'impresentabili', nomi di persone che, invece, sono eleggibili e figureranno nelle varie liste, ma come elettori, oltre alle scelte in 'positivo' che a un certo punto dovremo pur fare, abbiamo pieno diritto di cominciare a farne anche 'in negativo', al fine di procedere per esclusione. Come al solito, se proprio vogliamo definire efficacemente alcune categorie con una parola sola, dobbiamo far ricorso, anziché alla lingua 'corretta' dell'Accademia della Crusca, ai dialetti e al gergo, che tra i loro 'spropositi' contengono termini splendidi, di efficacia ineguagliabile".

Per esempio?
"Per esempio, nel dialetto siciliano c'è una parola del cui significato ho chiesto conferma in questi giorni all'amico, di estrazione laica e repubblicana, Salvo Fleres, il quale è di Catania: la città in cui, secondo Sciascia, si parla il 'vero' dialetto siciliano. Salvo me ne ha data una bellissima, accompagnata da un'ampia spiegazione, che m'indurrà a ricorrere spesso a questo insostituibile termine: il 'tragediatore'. Il 'tragediatore' è colui che provoca guai, che fa sì che, da ogni cosa, possa scaturire una tragedia, mestando e rimestando per scatenare odio e diffidenza. Non è un 'menagramo', attenzione! E non è, né vuol apparire, un pessimista. E' un vero e prorprio 'architetto di malanni': un interprete attivo del catastrofico. Fleres, naturalmente, è stato più preciso e splendidamente efficace".

Ma chi sono questi candidati 'tragediatori'?
"Definirei 'tragediatori', innanzitutto, i professionisti, gli 'sciacalli', gli 'eroi dell'Antimafia': magistrati in 'fregola', che per i loro sogni di un 'salto' in parlamento sono dediti all'archeologia giudiziaria, pretendendo di poter fare 'piazza pulita' di avversari, o potenziali avversari, scoprendo, in base a 'rivelazioni di pentiti' e altri 'rilevanti indizi', che questi ultimi sono coinvolti nell'omicidio di Giulio Cesare, o nella strage di Portella della Ginestra. 'La politica si fa indagando', pare sia il loro 'motto'. E, intanto, indagano facendo politica. Se una candidatura non riescono proprio ad 'arraffarla', magari organizzano una 'retata' preelettorale, a futura memoria. Poi ci sono anche 'tragediatori' di altro genere, magari anche 'laici' di molti altri generi, i quali, senza indagare, ritengono che saremmo tutti delle povere 'marionette' nelle mani di poteri occulti, di 'interessi colossali' che governano la globalizzazione. Questi sono, al pari dei 'togati', dei patiti per le 'dietrologie': sono incapaci di vedere quel che hanno a un 'palmo dal naso', ma giurano di essere a conoscenza di grandi interessi, di sentire l'odore di quel che c'è 'dietro' le più astruse o le più semplici cose, creando il marcio e il putrido là dove ancora non c'è. Sono singoli personaggi, ma talvolta si riuniscono anche in gruppi e Partiti, se così possono chiamarsi. La sinistra italiana, o quel che ne rimane, con i suoi residuati, è ormai una melma di 'tragediatori' per eccellenza: essa riesce benissimo in questo ruolo".

Lei lo voterebbe un Partito di 'tragediatori'?
"Votare per dei 'tragediatori'? Credo che non lo farebbero nemmeno altri 'tragediatori', figuriamoci se possa farlo la gente normale e perbene...".

Ci sono solo 'tragediatori', in questa campagna elettorale 2018?
"No: c'è anche un'altra categoria, definibile con un termine che, invece, appartiene alla lingua italiana, anche se poi è stato quasi dimenticato ed è rientrato a far parte del linguaggio 'dialettal-gergale' grazie a Pier Paolo Pasolini: l'accattone. 'Accattone' era il soprannome di uno dei 'ragazzi di vita'. Oggi, il termine è più noto in questa sua accezione, non lontana da quella originale del linguaggio colto, che del resto, in quanto tale, sta cadendo in disuso. In ogni caso, filologia a parte, in questi giorni ci sono in giro 'accattoni' in gran quantità, che si stanno dando un gran da fare. Questa categoria è assai più variegata e complicata di quella dei 'tragediatori'. Innanzitutto, ci sono molti 'tragediatori' che sono, al contempo, anche degli 'accattoni'. E viceversa. Inoltre, ci sono 'accattoni' e 'accattoni': ce ne sono alcuni semplicemente ridicoli e altri veramente geniali e spregiudicati, capaci di ottenere quel che vanno mendicando. 'Il Foglio' dell'8 gennaio scorso ha tessuto le 'lodi' sulle capacità di un noto 'maestro accattone', giocoliere delle leggi elettorali e, come tale, molto generoso, con prospettive di profitto verso gli altri 'accattoni' e 'accattone' egli stesso. Insomma, ci sono 'accattoni' totalmente privi di fantasia e altri, invece, che ne hanno in sovrabbondanza".

Oltre a queste due categorie di candidati, i tragediatori e gli accattoni, ha in serbo qualche altro epiteto?
"Beh, oltre agli accattoni, millantatori di patrimoni ideali immaginari, una volta c'erano i mendicanti, di cui spesso si diceva fossero 'nobili decaduti'. Come è noto, con gli 'accattoni' di strada capita, talvolta, che sotto il loro 'pagliericcio' essi nascondano somme inimmaginabili. E come per gli accattoni di strada, certi accattoni, magari abili nel loro mestiere, ma petulanti e, francamente, sgradevoli, stupiscono per la loro reticenza ad andarsene in pensione, sia come esponenti politici, sia come 'accattoni'. Capita in tutte le professioni. Con tanti 'accattoni' di candidature, qualcuno si domanderà perché essi non costituiscano un 'Partito degli accattoni' o dell'accattonaggio. L'osservazione è corretta, ma un poco ingenua: perché così non sarebbero più degli 'accattoni' veri e propri e non avrebbero più la probabilità di un 'terno al lotto', o della generosa propina di qualche 'gran signore'. Del resto, un Partito dell'accattonaggio elettorale non sarebbe una grande novità: quando Pannella, nel 1988, decise che il Partito Radicale gli andava stretto e volle scioglierlo con la formula della 'castità elettorale' dei radicali 'in quanto tali', tortuosamente gettò le basi dell'accattonaggio elettorale collettivo, che di fatto fu esercitato e sfruttato con buon lucro, assieme alla millanterìa di un inesistente, perché anch'esso da tempo 'sperperato' sul 'tavolo verde', patrimonio morale e politico".

Che 'disastro'...
"Sì, sì: meglio parlare d'altro e, magari, chiuderla qui. Tuttavia, la 'questione filologica', ovvero il significato delle parole di cui abbiamo trattato, è di per sé cosa interessante. E faremmo tutti bene a pensarci un po' su".


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