Silvia MattinaIl Natale è in arrivo e, tra le corse ai regali in mezzo al traffico della città e i preparativi per il tanto atteso menù di Capodanno, fanno inevitabilmente la loro comparsa le tradizionali canzoni a tema. Ma siamo sicuri che ovunque sia così? È di pochi giorni fa la notizia che nelle scuole pubbliche basche si è arrivati a sostituire 'Gesù' con il termine 'Perù', nel rispetto di alcuni alunni con un credo differente. Un po' come per la tanto discussa questione del crocifisso. Alcune domande sorgono spontanee: la scuola interculturale si ottiene modificando un nome, o eliminando i simboli di una cultura? Bisogna per forza operare una scelta per sostituzione, oppure è possibile far convivere canzoni appartenenti a credenze diverse? A tal proposito, in Italia le decisioni sulle modalità di festeggiamento del Natale negli istituti scolastici sono in conflitto da regione a regione: dai canti popolari al posto di quelli cristiani dell'istituto 'Basilio Cecchi' di Castellammare di Stabia, alle melodie africane in due scuole di Rimini. E ancora, la sostituzione della parola Gesù in 'Merry Christmas' con "è festa per te" a Pontevico, in provincia di Brescia, fino ad arrivare nella patria dei mercatini di Natale, Bolzano, dove sono addirittura vietate le classiche recite delle festività. La necessità di voler stravolgere l'immaginario condiviso delle filastrocche nostrane ha avuto il suo momento di 'passione' già lo scorso anno, quando l'ira del leghista Matteo Salvini si è sfogata sull'ultima strofa di 'Natale di cioccolata' della scuola di Sorbolo, in provincia di Parma. Il testo in questione recita le seguenti parole: "Sono io, Babbo Natale, è speciale questo giorno: ti ho portato un sacco di permessi di soggiorno, un sacco di permessi di soggiorno". In questa circostanza, il leader della Lega ha 'tuonato' il suo sdegno nei confronti di un messaggio così "di sinistra", da pervadere l'animo candido dei bambini di un piccolo centro a pochi chilometri da Parma, la 'colta città'. Per ottenere l'integrazione è davvero necessario un cambio così netto di usi e costumi? 'Tu scendi dalle stelle' e 'Astro del ciel' sono realmente a rischio di estinzione, come le renne in tutto il mondo? A tagliare la testa al 'toro' è un recente studio condotto dalla psicologa Linda Blair, che riconduce alle tanto discusse canzoni natalizie gli effetti negativi sul cervello umano. Secondo l'insegnante delle università di Cambridge e Bath, le vittime di questo stress sono da individuare nei tanti commessi dei negozi che, oltre a fronteggiare l'assalto dei clienti, rischiano di perdere la concentrazione durante l'ascolto in 'loop' di quelle lente melodie, solo all'apparenza celestiali. Di conseguenza, se ai più piccoli cambiano le canzoni della nostra infanzia e agli adulti tolgono l'ascolto di 'All I want for Christmas is you', cosa rimane dello spirito gioioso del mese di dicembre? Non ci resta che entrare nell'ottica del 'mai 'na gioia' e superare un Natale che si preannuncia, ormai, 'insonorizzato'.


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