L'On. Carmelo Porcu, è componente della commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati per il partito di Alleanza Nazionale.

On. Porcu, il suo partito, Alleanza Nazionale, oggi è una forza proporzionalista oppure rimane più orientata verso un sistema politico bipolare ed un modello elettorale maggioritario?
"Le leggi elettorali, da sole, non hanno mai risolto i problemi della politica. Detto questo, per An la strada maestra è sempre stata quella del rapporto con gli elettori, che devono sapere prima del voto quale coalizione andrà al governo in caso di vittoria e quale programma si impegna a realizzare nella legislatura. Possiamo discutere su varie proposte, ma questa condizione è irrinunciabile".

E come la mettiamo con la questione di un Paese diviso quasi esattamente a metà? Siamo al fallimento del bipolarismo?
"Assolutamente no. Per la destra, è una strada senza ritorno, perché con tutti i suoi limiti garantisce stabilità e governabilità. Quanto alle divisioni, sono tipiche di questa fase della democrazia che si sta ricomponendo con fatica dopo il crollo del muro di Berlino: si sono registrate e si registreranno in Italia come in Europa. Le abbiamo viste negli Stati Uniti in occasione del primo mandato di Bush e, recentemente, perfino in Messico. Ma restano i dati di fondo della democrazia dell'alternanza: chi vince governa, chi perde fa l'opposizione per 5 anni. E, se un governo cade, lo dico con riferimento a Prodi, si torna a votare".

Cosa si potrebbe fare per uscire da questo scenario politico per un verso troppo schematico e, per un altro, alquanto contraddittorio? Far nascere un 'terzo polo' con funzioni di mediazione o ritornare ad un sistema proporzionale con una soglia di sbarramento?
"Non credo che in Italia possa nascere un terzo polo, che è nella testa di qualcuno, ma non in quella degli italiani i quali, ricordiamolo, per oltre l'80% hanno votato due coalizioni contrapposte su valori, idee e programmi".

Se già da domani mattina, il modello elettorale italiano divenisse nuovamente quello di un sistema proporzionale 'puro', 'fotografico' delle reali forze in campo, lei non teme che An, così come la sinistra più radicale, potrebbe venir marginalizzata da un eventuale 'taglio delle ali'?
"Mi sembra uno scenario 'onirico', nel senso che qualcuno lo sogna ma poi, al risveglio, scopre che la realtà è completamente diversa. Quindi non temo affatto una marginalizzazione di An, che è determinante per ogni coalizione di centro - destra. E respingo la simmetria con la sinistra radicale. Il centro-destra ha dimostrato, nella passata legislatura, di saper governare bene per 5 anni: il centro - sinistra deve ancora dimostrarlo e, secondo me, non ci riuscirà, perché la sinistra radicale, lo si vede ogni giorno, è ancora lontanissima da una vera cultura di governo".

Come vanno le cose, secondo lei, nella coalizione di centro-destra?
"Metabolizzare una sconfitta, sia pure di strettissima misura, è sempre difficile e richiede tempo. Credo però che la 'medicina' migliore sia quella di tornare rapidamente in sintonia con il proprio elettorato e cercare di conquistare nuovi spazi, con una opposizione dura e seria, attenta agli interessi del Paese ed impegnata nella difesa dei propri programmi e nella elaborazione di nuove proposte".

E cosa potrebbe tentare oggi la Casa delle Libertà? Cambiare leader? Trasformarsi in un partito unico dei moderati? Prendere le distanze dalla Lega Nord?
"Il percorso non sarà facile, ma l'orizzonte che vedo tutto sommato più nitido mi sembra il partito unico del centro - destra. In effetti, è dal dopoguerra che in Italia si registra una netta maggioranza di consensi a forze che non si riconoscono nella sinistra ex o post comunista. Il problema è unire queste forze con valori e programmi comuni, che comunque vedo presenti, anche se in modo diverso, nella società italiana. Per il centro-destra, insomma, mi sembra una missione possibile. Quanto alla Lega, è innegabile che quel partito dalle 'origini' si sia completamente trasformato e lo stesso Bossi sia un politico completamente diverso da quello del '94. Anche questo è un merito che rivendico al centro - destra. A Berlusconi, ma anche ad AN che, rispetto alla Lega, ha e mantiene posizioni diverse su molti temi".

Se nascesse il partito unico dei moderati, anche sottoforma di una federazione, An vi aderirebbe? E perché?
"Nel partito si sta discutendo, ma credo proprio di sì. Penso sia l'evoluzione naturale di un processo di cambiamento del sistema politico italiano iniziato nel '94 che la destra italiana, a mio parere, ha saputo interpretare meglio di altri. Partito unico, però, non significa pensiero unico. Gli esempi del partito repubblicano americano e del nuovo centro - destra francese sono illuminanti in proposito. All'interno di queste grandi forze popolari la destra c'è, si vede e conta anche parecchio. Non mi preoccupo, quindi, delle crisi identità ma piuttosto delle idee da proporre alla società italiana".

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