Vittorio LussanaDopo il successo della manifestazione di piazza SS Apostoli in Roma, alcune considerazioni vanno poste a quelle forze intenzionate a comporre questo nuovo 'rassemblement' della politica italiana. Innanzitutto, l'idea di una formazione unica delle sinistre 'plurali' non solo non è affatto peregrina, ma potrebbe rivelarsi una sintesi utile a chiudere una serie interminabile di 'guerre fratricide', in cui ogni sinistra pretendeva sempre di parlare a nome di tutte le altre. Attenzione, pertanto, a non proporre la solita 'pantomima propagandistica', buona solamente per eleggere qualche decina di deputati e un 'pugno' di senatori. Se veramente si sta parlando della nascita di una moderna sinistra democratica e riformista, imperniata su Keynes e attorno ad alcuni valori comuni, come il lavoro, l'umanitarismo e un autentico spirito di solidarietà verso chi ha bisogno, nella nostra società e nei riguardi del Terzo mondo, che tali ideali vengano sempre lasciati al di sopra della quotidianità e di ogni calcolo 'minimalista'. Deve cioè trattarsi della proposta di un nuovo 'orizzonte strategico' a favore del singolo cittadino e per il Paese nel suo complesso, non di una semplice 'bandiera', innalzata la quale si può riprendere tranquillamente a 'darsele' di santa ragione. La strategia deve rimanere vincolante rispetto al freddo tavolo della tattica, al fine di smentire chi, già oggi, parla di semplice 'cartello elettorale' destinato a sfaldarsi sin dal giorno successivo alle elezioni: non è questa la sinistra che serve all'Italia e, anche in termini strettamente elettorali, si rischierebbe, in tal guisa, un risultato modesto, incapace di dispiegare tutte le potenzialità progettuali e programmatiche di cui questo mondo è dotato. In secondo luogo, diviene a questo punto essenziale riuscire a evitare i 'personalismi' e le varie 'disfide di Barletta'. Si tratta di un'indicazione valida anche per Matteo Renzi e per il suo Pd, ovviamente, finalizzata a non perdere di vista l'obiettivo di un centrosinistra che riesca, per una volta, a 'sorprendere' gli italiani. Si eviti, pertanto, di cadere per l'ennesima volta nella 'trappola' delle inimicizie e degli odi personali, che contraddicono le numerose critiche sollevate in passato verso l'accentuato individualismo liberista del centrodestra, spesso trasceso nel narcisismo, o nei confronti della demagogia 'tribunizia' del Movimento 5 Stelle. Non si faccia la 'guerra' all'interno del perimetro progressista: la 'guerra', se così vogliamo chiamarla, va fatta 'fuori', verso l'esterno. La vera causa del fallimento politico della seconda Repubblica risiede proprio nel 'leaderismo', ovvero nella convinzione che un singolo esponente potesse governare, al contempo, coalizioni assai variegate e l'intero Paese. Si è trattato di una teoria tanto astratta, quanto 'stucchevole', legata a un'idea di Partito 'leggero' che è servita semplicemente a 'svuotare' la politica dei suoi contenuti più concreti, al fine di trasformarla in una sorta di spettacolo 'circense'. Fermezza, saldezza interiore e riflessioni approfondite, infine, prima di ogni dichiarazione da rilasciare a giornali e televisioni: ciò in quanto dovrà essere il buon lavoro svolto quel che veramente è destinato a parlare, con i fatti prima ancora che con gli ideali nobili, ma generici, tendenti a elencare i problemi senza connotarli realmente in sede di analisi, né in quella esecutiva per una loro integrale risoluzione. Basta polemiche tra i singoli leader e le varie formazioni politiche del centrosinistra, se veramente si vuol portare a compimento il 'miracolo' di una nuova forza della cultura innovativa e responsabile. Non tutti si riconoscono nella visione ideologica che ha condotto, in Francia, il presidente Macron a una vittoria entusiasmante, carica di rinnovate speranze. Si cerchi, tuttavia, il medesimo 'effetto', che è quanto serve a un Paese ormai 'prigioniero' di slogan generalisti e istrionismi 'macchiettistici' tanto sconcertanti, quanto inefficaci.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Massimo - Roma - Mail - giovedi 6 luglio 2017 12.22
Se sinistra deve essere, S.S. Apostoli ci ha insegnato che può esserci solo senza il PD, il quale oramai è conclamato a non essere più un partito di sinistra... del resto, lo slogan della nuova identità della formanda cosa è proprio... "oltre il PD"... ma a sx!
Sonia - Cagliari - Mail - martedi 4 luglio 2017 12.37
La proposta decisamente positiva da lei proposta, appare come una speranza che non tiene in considerazione la "non cultura politica" delle persone cui fa riferimento!
Roberto - Roma - Mail - martedi 4 luglio 2017 0.44
Sono d'accordo con lei questa volta. La sinistra ha bisogno di essere rilanciata. La tendenza a omologarsi finisce col far assomigliare tutti quanti e la gente se ne sta a casa disgustata. Come sia possibile che nel PD non lo capiscono resta un mistero!!!!!!!


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