Vogliamo rivolgere la nostra più sincera solidarietà ai colleghi Bianca Berlinguer e Marcello Masi, 'defenestrati' nei giorni scorsi dai propri ruoli di direttori responsabili rispettivamente del Tg3 e del Tg2. L'occasione è ovviamente quella di sottolineare una serie di nomine e avvicendamenti gestiti secondo un criterio piuttosto 'antico', da 'monocolore' democristiano. Una ricerca di 'centrismo' che non necessitava certamente di ulteriori forzature. In questa fase politica del Paese, una distribuzione 'cencelliana' degli incarichi avrebbe potuto garantire alcuni spazi anche alle forze di opposizione. Ma il vero problema sembra essere questo nuovo assetto 'tripolare', in cui appare impossibile riuscire a 'combinare' chi professa princìpi confusi o tendenti quasi esclusivamente al discredito degli avversari (il Movimento 5 stelle), con chi non ne possiede più alcuno, ovvero le destre italiane. La collocazione del Pd in quanto unica forza di equilibrio dell'attuale congiuntura politica sembra quasi autorizzare la forzatura. La quale, tuttavia, è stata applicata un po' cinicamente, nonostante le promesse del passato per una Rai 'depoliticizzata' e restituita a competenze e professionalità 'neutre'. La tentazione 'fanfaniana' è stata, alla fine, irresistibile. Un ritorno all'indietro da 'macchina del tempo', che segnala la nostalgia più autentica della corrente 'renziana': tornare alla centralità del 'Partito-Stato' democristiano. Una suggestione carica di insidie proprio per il Pd, che invece sarebbe tenuto a cercare nuove forme di dialogo sia al proprio interno, sia con il Movimento 5 stelle, al fine di mettere a punto un'innovativa piattaforma programmatica in grado di raggiungere una serie di obiettivi rispondenti a una 'visione' articolata della realtà sociale italiana. Gli avvicendamenti di questi giorni rappresentano, insomma, l'ennesimo errore strategico dell'attuale classe dirigente del Partito democratico. Un 'abbaglio' causato, ancora una volta, da quella 'vocazione maggioritaria' che già le vicende del 2008 avevano ampiamente smentito. Il modello di 'normalità' intravisto alle recenti elezioni comunali di Milano non può minimamente essere applicato 'sic et simpliciter' al resto d'Italia, poiché il nostro territorio risulta connotato da realtà multiformi e aree assai diversificate, se non addirittura 'stratificate', come nei casi della Sicilia o della Campania. Ci ritroviamo di fronte all'ennesimo 'regalo' fatto al Movimento 5 stelle, che finisce col dar ragione alle obiezioni più corrette del comico Beppe Grillo, il quale ha sempre considerato il modello composto esclusivamente da due 'Partiti-minestrone' un segnale di povertà democratica e di disprezzo per il pluralismo. La vera 'scommessa', invece, sarebbe quella di riuscire a coinvolgere il M5S in un progetto di trasformazione ed effettiva modernizzazione del Paese. Un'operazione non semplice, ma che varrebbe la pena di essere tentata. Per esempio, cercando di far proprie alcune istanze dei 'Pentastellati', al fine di innescare: a) un'accelerazione del meccanismo di ricambio generazionale; b) l'ascesa di un'innovativa moralità all'interno degli ambienti stessi della politica italiana, sempre più in crisi di fronte alle contestazioni qualunquiste e populiste; c) l'abbandono definitivo di alcune 'incancrenite' metodologie 'feudali', cause primarie di un 'professionismo politico' basato su clientelismi e 'spartizioni' assolutamente antimeritocratiche. Accogliere almeno le obiezioni 'inoppugnabili' e le proposte più costruttive dei 'ragazzi' del M5S, come per esempio il limite di due soli mandati per tutti gli incarichi politici, nazionali e locali, avvicinerebbe la possibilità di stabilizzare e persino di riequilibrare i rapporti a sinistra, provocando al contempo una velocizzazione del processo di formazione di una più robusta compagine moderata nel centrodestra. Purtroppo, questo genere di 'manovre' sono considerate eccessivamente difficili e complesse a largo del Nazareno. Anche se la politica 'vera' sarebbe proprio quella che dovrebbe aggredire e superare le complessità e, di certo, non corrisponde alla 'sublimazione' di una 'videocrazia percettiva' capace solamente di 'impaludare' il Paese tra le 'pozzanghere' delle polemiche e delle risse televisive. C'era bisogno di 'segnali' che facessero comprendere ai cittadini come il Movimento 5 stelle potesse essere indotto a svolgere un ruolo di 'stimolo' e di 'pungolo' nei confronti del centrosinistra. Invece, la direzione assunta rimane quella di volergli 'regalare' a tutti i costi i destini del Paese, rigettando ogni etica della responsabilità. Perché se dopo le elezioni del 2018 il movimento 'pentastellato' non dovesse riuscire nel proprio intento di profondo rinnovamento della società e della mentalità italiana, esso potrà essere considerato l'unico responsabile della futura instabilità, facendo dimenticare agli italiani i nomi e cognomi dei primi veri 'don Abbondio': Matteo Renzi e Lorenzo Guerini.