Ilaria CordìDicono che la Storia siamo noi. Ma lo scorso 4 maggio, l'Italia ha aggiunto qualche capitolo. Dopo l'approvazione avvenuta in Senato il 27 gennaio scorso, ora la nuova legge elettorale, conosciuta con il nome di 'Italicum' - che di primo acchitto fa pensare a un 'ammazzacaffè' - è stata approvata anche alla Camera con 334 voti a favore, 4 astenuti e 61 contrari. "E' la volta buona" ha subito commentato con un 'tweet' il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sostenuto dal 'cinguettìo', a sua volta, del ministro Maria Elena Boschi. Una bella soddisfazione per il fiorentino e la sua 'ciurma' al seguito, dopo che il 'Mattarellum' delle elezioni 1994, 1996, 2001 e il 'Porcellum' delle consultazioni del 2006, 2008, 2013 non hanno riportato i risultati prefissati e voluti. Ma vediamo come funzionerà questa norma - in vigore solo dal 1° luglio 2016 e che varrà solo per la Camera e non per il Senato - allorquando torneremo alle urne: si tratta di un sistema proporzionale con premio di maggioranza al Partito vincente. Questa definizione descrive un modello caratterizzato dall'assegnazione di seggi in circoscrizioni elettorali plurinominali (suddivisi in varie liste) con la percentuale di seggi maggiori per la forza politica che ottiene un maggior numero di votanti. Le fondamenta della nuova legge riprendono quelle del sistema elettorale spagnolo, ovviamente modificato per adattarlo ai nostri movimenti 'politico-partitici'. L'ordinamento sarà proporzionale. Ovvero, a seconda dei voti ottenuti saranno assegnati i seggi. E il calcolo finale sarà effettualo su scala nazionale, secondo il metodo "dei più alti resti" - regola per l'assegnamento proporzionale dei seggi nei sistemi 'multipartitici' - cosicché risulteranno favoriti anche i Partiti minori che si presenteranno alle elezioni. Ovviamente, anche queste forze 'minori' dovranno superare una soglia del 3%, per eleggere le loro candidature. Stesse soglie di sbarramento valgono per le minoranze linguistiche nelle regioni, le quali prevedono il 20% dei voti validi nelle circoscrizioni in cui saranno presentate. Attualmente, l'Italia registra 27 circoscrizioni. Con la nuova legge, i collegi saranno più numerosi, ma presenteranno una dimensione minore: infatti, si prevede il loro 'ridisegno', facendoli diventare un centinaio, con in media 600 mila abitanti ognuno, in cui ciascun Partito presenterà delle 'mini-liste', che conterranno non più di 6 candidati. Discorso opposto per Trento e Bolzano e la Valle d'Aosta, le quali si affideranno a 17 collegi uninominali  totali (9 collegi per la Val d'Aosta, 8 per Trento e Bolzano). Come previsto già per il 'Porcellum', le candidature multiple dovranno presentare un massimo di 10 nomi per i capolista dei collegi. I capilista dello stesso sesso non dovranno superare il 50% per circoscrizione. E, nelle liste interne, lo stesso nome non potrà essere presentato per due volte consecutive. Questo è il nuovo meccanismo partorito dal Governo italiano (altra singolarità, per una materia tipicamente parlamentare quale quella elettorale...), che tuttavia presenta ancora tanti punti oscuri: sembra il frutto di  una generica volontà di cambiare tanto per cambiare, che di certo non è sinonimo di 'riformare'. Ecco, in ogni caso, qui di seguto elencati tutti i sitemi e modelli elettorali che si sono susseguiti nella Storia d'Italia dai tempi dell'unità a oggi:

1861: il nuovo 'Regno d'Italia', per l'elezione dei deputati prevedeva un collegio basato su un sistema maggioritario uninominale, a doppio turno;

1882:
viene avviato un meccanismo plurinominale in lista. Ovvero, in ogni circoscrizione si potevano eleggere da 2 a 5 deputati di differenti partiti politici;

1891:
vengono ripristinati i collegi uninominali, con un sistema proporzionale genuino basato su 54 circoscrizioni, nelle quali venivano eletti da 5 a 20 deputati (Metodo d'Hondt). Tale meccanismo elettivo rimase in vigore fino al 1919.

1923:
agli albori del regime fascista, Benito Mussolini volle approvare la 'legge Acerbo', con la quale si garantiva una maggioranza parlamentare al Pnf. Essa consisteva in un sistema proporzionale con premio di maggioranza, all'interno di un collegio unico nazionale che prevedeva solo 16 circoscrizioni;

1946:
dopo il trauma della guerra, la caduta del regime e la nascita della Repubblica italiana, venne approvata la legge proporzionale 'classica', anche detta 'fotografica', con il decreto legislativo luogotenenziale n. 74  del 10 marzo 1946. I Partiti delle 32 circoscrizioni presentavano una lista di candidati. L'assegnazione dei seggi avveniva utilizzando il metodo dei divisori con quoziente imperiale, eleggendo chi, all'interno delle liste, avesse ottenuto il maggior numero di preferenze. Tale legge gestì le elezioni dell'Italia repubblicana sino al 1993;

1993-2005:
si torna a un sistema elettorale 'ibrido', conosciuto con il nome di 'legge Mattarella'. Essa stabiliva un sistema maggioritario uninominale a turno unico per i tre quarti dei seggi del Senato e i tre quarti dei seggi della Camera; un ripescaggio proporzionale per coloro che presentavano un maggior numero di voti e non erano stati eletti; liste bloccate con una soglia di sbarramento del 25%; uno sbarramento al 4% per l'elezione della Camera dei deputati;

2005-2015:
arriva la 'legge Calderoli', un sistema proporzionale corretto da un premio di maggioranza, diverse clausole di sbarramento e liste bloccate nei collegi, con elezione 'per trascinamento' delle 'teste di lista'.


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio