Vittorio LussanaLe redazioni di www.laici.it e della rivista sfogliabile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it) augurano ai propri lettori una felice Pasqua 2015. Come si sarà potuto notare, questo nostro gruppo di lavoro, costituitosi ormai da qualche tempo, è formato da alcuni redattori 'fissi', che si riuniscono periodicamente, insieme ad alcuni collaboratori esterni. La redazione 'fissa' è composta dai seguenti collaboratori: Ilaria Cordì; Giorgio Morino; Serena Di Giovanni; Silvia Mattina; Clelia Moscariello; Gaetano Massimo Macrì; Carla De Leo; Michele Di Muro; Michela Zanarella; Giuseppe Lorin; Raffaella Ugolini; Valentina Corsaletti; Tiziano Pergolizzi; Giuseppe Orsini e Francesca Buffo. I nostri collaboratori 'esterni', invece, sono tutti quegli amici che ci aiutano e ci sostengono inviandoci servizi e articoli dalle più diverse parti d'Italia o del mondo. Essi sono: Cristina Striglio; Maria Giovanna Cappellini; Chiara Scattone; Andrea Giulia; Marta De Luca; Marta Volterra; Eleonora Turco; Stefania Catallo; Massimo Filipponi; Valeria Zecchini. Infine, abbiamo la fortuna di poterci avvalere di un circuito di veri e propri professionisti del settore politico e giornalistico, i quali periodicamente ci onorano con i loro contributi e il proprio prezioso bagaglio di esperienza personale e professionale. Tra questi ultimi non possiamo non citare Alessandro Lozzi; Raffaello Morelli; Bobo Craxi; Susanna Schimperna; Claudio Martelli; Alessandra Pesaturo; Luca Mariani; Carlo Patrignani e molti altri. Questa 'rete' di amici e collaboratori, in questi anni sono riusciti a costituire un primo 'embrione' di redazione, che oggi si ritrova stabilmente sulla via di una definitiva 'strutturazione'. Ma tale percorso ci ha permesso di seguire da vicino soprattutto le diverse fasi di formazione e di specializzazione dei nostri 'figlioli' più giovani, consentendoci di individuare le cause principali della grave crisi occupazionale che affligge il nostro Paese. Lavorando a stretto contatto con i nostri ragazzi, infatti, abbiamo potuto accertare come uno dei principali problemi del nostro mercato del lavoro sia l'evidente sbilanciamento quantitativo tra la domanda delle imprese e le scelte di studio operate dalle nuove generazioni. In sostanza, nel momento di decidere il percorso scolastico o formativo da seguire, il fattore 'futuro' viene mantenuto in una posizione secondaria e marginale, mentre la coordinata principale di scelta rimane, ancora oggi, l'interesse personale. Tale errata 'bussola di orientamento' crea una duplice 'sfasatura': le aziende italiane non trovano giovani adatti a ricoprire una serie di mansioni, mentre i ragazzi, a loro volta, dopo aver legittimamente conseguito diplomi e lauree, non incontrano imprese pronte ad accogliere la loro offerta di lavoro. Ciò è quanto abbiamo denunciato più volte nei nostri servizi di approfondimento economico, non solo nel settore dell'occupazione: la curva di domanda proprio non riesce a 'incrociare', quasi in nessun punto, quella dell'offerta. Da ciò discende un dato di disoccupazione giovanile che potrebbe essere assai meno 'brutto' di quello che, allo stato, viene rilevato, poiché esiste un buon numero di incarichi che, in realtà, rimangono vacanti. Ma questo dato, a sua volta attesta come i nostri giovani siano formati 'male' da scuole e atenei. Licei e università risultano in evidente ritardo nel fornire ai giovani strumenti e competenze adeguate per costruirsi il proprio futuro. Non si tratta di un'accusa nei confronti del nostro 'corpo docenti'. Al contrario, l'indicazione di una simile, gravissima, responsabilità è soprattutto di natura politica: chi negli ultimi decenni ha ricoperto il compito di governare il mondo dell'istruzione pubblica, soprattutto sotto il profilo dell'innovazione e dell'educazione alla ricerca, non lo ha fatto. Con il risultato che oggi ci troviamo tutti nella condizione di non riuscire a comprendere verso dove indirizzare i nostri ragazzi, dopo il loro lunghissimo - e alle volte persino inutile - percorso di studi. In parte, la responsabilità andrebbe fatta ricadere anche sulle famiglie, che vedono con terrore l'avvicinarsi della fase di 'distacco' dai propri figli e preferiscono mantenerli, il più a lungo possibile, in una condizione di scarsa indipendenza economica e autonomia personale. In tal senso, le università tornano utili proprio per la loro funzione di 'parcheggio', nella statica illusione che i nostri figli rimangano eternamente giovani e che il tempo possa fermarsi in una sorta di 'limbo idilliaco' composto da certezze assolute. Peccato, però, che questo 'limbo' alla fine si riveli tutt'altro che idilliaco, poiché favorisce una staticità sociale, prima ancora che economica, che manda letteralmente in 'malora' ogni tipo di percorso evolutivo o di autentica formazione professionale. Tuttavia, le famiglie italiane rappresentano un enorme 'bacino' elettorale: perché dunque scontentarle? Ed ecco spiegate le gravi responsabilità politiche di chi, negli ultimi decenni, ha dimostrato di non aver compreso un bel nulla in merito a questo genere di problemi: Silvio Berlusconi, che con la propria concezione 'utilitaristica', estemporanea e personale di liberismo economico non solo sarebbe tenuto a comprendere come sia ormai giunto, per lui, il momento di farsi da parte, ma dovrebbe persino ringraziare la soave pazienza del popolo italiano, il quale non ha ancora avanzato, in nessuna forma e maniera, la 'cordiale' richiesta di 'passarlo per le armi'; Giulio Tremonti, che attraverso una serie ripetuta di 'tagli lineari' ha dimostrato la propria ritrosìa verso ogni forma di economia 'sviluppista'; Maria Stella Gelmini, che pur godendo di alcune attenuanti generiche - la poc'anzi citata politica economica di Giulio Tremonti - di certo non ha brillato per competenza, coraggio e lungimiranza politica. Questo enorme 'grumo' di responsabilità, assai più grave di molti altri errori politici precedenti e successivi, ha creato nei nostri giovani una terrificante carenza di competenze. Che ciò fosse un problema prioritario non lo ha capito praticamente nessuno, perché altrimenti ci si sarebbe preoccupati di andare, per lo meno, a migliorare il settore dei 'canali' di raccordo e di supporto nella ricerca di nuova occupazione. Niente da fare: nonostante i ripetuti suggerimenti e le molteplici indicazioni, ancora oggi la fonte principale di lavoro per i giovani italiani sono gli amici, i parenti e i conoscenti, mentre i 'canali' istituzionali, come per esempio i centri per l'impiego e le scuole di formazione, si rendono utili solo per un ristrettissimo numero di loro. Se pensiamo che nella Germania della tanto odiata 'culona inscopabile' l'80% dei ragazzi trova un lavoro proprio attraverso gli uffici di collocamento, si comprende immediatamente per quale motivo una buona maggioranza di italiani sia ancora disposta a mantenere Matteo Renzi saldamente 'incollato' sulla poltrona di Palazzo Chigi. Lo affermiamo a chiare note: l'operato dei Governi del centrodestra 'berlusconiano' è stato talmente negativo e gravido di conseguenze nefaste da portarci a preferire, oggi, un'opposizione di destra 'dura', autentica e 'pura'. Sappiamo perfettamente come la politica italiana, ormai totalmente imperniata attorno a logiche televisive di propagandismo 'percettivo', non sia minimamente in grado di cogliere tale semplicissima distinzione (anche perché letteralmente se ne 'frega' dei giovani, in via generale...). Eppure, possiamo assicurare che gli errori appena citati sono assai più gravi, in termini di competitività economica e strutturale, delle 'cantonate' leghiste su immigrazione, diritti civili e macroeconomia europea, o del nazionalismo post ideologico di Giorgia Meloni e della stessa Marine Le Pen. Sappiamo come, qui da noi, non esista quel minimo grado di onestà intellettuale e di coerenza morale che consente a Beppe Grillo e alla stessa Marine Le Pen di non voler chiudere accordi di potere con alcun intelocutore. E ci rendiamo anche conto che, per riuscire a essere competitivi nei confronti di Matteo Renzi, Lega Nord e Forza Italia si vedranno costretti, in futuro, a stringere una rinnovata alleanza di coalizione, la quale creerà, per l'ennesima volta, le condizioni per vincere la tornata politico-elettorale, ma non per aggredire veramente i delicati e profondissimi problemi socio-economici - e persino antropologici - di un Paese che sta ormai toccando con mano la propria più profonda disperazione. Prendiamo atto, insomma, di come questa nostra incerta democrazia 'bipolare', impropriamente denominata "seconda Repubblica", non sia ancora consapevole di essersi rivelata un disastro totale. Ma quando sorgerà l'alba di quel 'benedetto' giorno in cui avverrà la 'resa dei conti' definitiva, si sappia sin da ora che non saremo disposti ad accogliere alcuna richiesta in favore di giudizi più assennati o democraticamente equilibrati, da parte di nessuno: perché noi non ci saremo.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Massimo - Roma - Mail - domenica 5 aprile 2015 0.37
Caro direttore, innanzitutto un saluto iniziale a tutte le lettrici e lettori, alle colleghe e colleghi dello staff. Voglio essere un po' in controtendenza, e so anche che ora qualche ortodosso mi fraintenderà. O meglio, per colpa mia, diciamo che forse non riuscirò a spiegarmi. Allora, in questo frangente, io, mio malgrado, mi trovo costretto a difendere Berlusconi. Non il 'berlusconismo', sia chiaro, ma la sua persona. E non con motivazioni o perorati inerenti ai suoi guai giudiziari, ma in merito alla persona Silvio. Vedete, ora, la giustificazione Berlusconi non può più reggere: aveva un senso se al governo ci fosse stato lui e la sua corte di "bravi", ma ora che, abbiamo il "rinascimentale" capriccioso "putto" e la sua coorte di fighetti dalle pallide mani, non credo che possiamo continuare a vedere il vecchio fauno come la causa dei mali, anche di quelli odierni. Il putto, altro non fa che portare a termine, in modo forse eticamente e igienicamente più presentabile, ciò che il fauno era stato in fondo delegato a fare. Nulla più: seguendo la via del neoliberismo stabile, cementificato, in cui anche se ci fosse un ricambio di cervelli, deve avvenire sempre all'interno della stessa enclave, stile "il mistero delle dodici sedie", il sistema rimane sempre quello. Oramai, provo una stabile e riconoscibile allergia quando sento parlare di ... occupazione o lavoro..."giovanile": dobbiamo, credo, parlare di: occupazione e lavoro. Punto. Tale formula, per me, sta creando uno sconquasso ancora più pericoloso della piaga della disoccupazione stessa in quanto, con tale formula, si sta giustificando una "necessaria inoccupazione e disoccupazione degli over 30 e uno sfruttamento stile ragazzetto di bottega, giustificato e fatto passare per "bene necessario" degli under trenta. Quando, entro i prossimi 5 anni, gli ultimi pensionati che con la loro dignitosa pensione di 1200 euro al mese mantengono figli e nipoti, trapasseranno nel Walalla degli eroi, cosa avremo? Giovani che con i loro 600 euro mensili per 12 ore al giorno dovranno mantenere i propri genitori disoccupati? Finche avremo accozzaglie di "bande", e non partiti, che sempre e solo all'interno della stessa ottica di sistema pensano di andare a gestirlo, differenziandosi solo dallo spostare uno zero virgola percentuale dei fondi da un utilizzo all'altro, non cambierà mai N U L L A !.... Se non si cambia il sistema, il quale ora non si sa più quale altro sconquasso e strage sociale deve fare, per non dover dimostrare il proprio fallimento a livello mondiale, non cambierà mai niente!! E' la mia opinione, ovvio, ma pensiamoci su.
Roberto - Roma - Mail - lunedi 30 marzo 2015 16.50
Ricambio gli auguri. Articolo stimabile e intelligente. Buona Pasqua.


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