Vittorio CraxiLa situazione libica, con la conquista dell'aeroporto della capitale da parte di gruppi fondamentalisti, rappresenta una possibile minaccia anche per i nostri interessi nazionali, di sicurezza ed economici. Tutto questo era tutt’altro che imprevedibile, sin dall’inizio della crisi: l’intervento scomposto anche dei Paesi occidentali, compreso il nostro - rivelatosi un errore - ha contribuito a creare un vuoto di potere, data la fragilità delle opzioni politiche messe in campo sinora. Il Governo italiano ha il dovere di svolgere un ruolo politico attivo, per scongiurare pericoli di ogni natura e determinare un possibile dialogo nazionale tra le parti. La presenza diplomatica italiana sul terreno, l’unica fra tutte le nazioni occidentali, le assegna questo ruolo che penso sia necessario svolgere anche di concerto con le confinanti nazioni amiche: Egitto, Tunisia e Algeria. Le vicende traumatiche della fine del regime hanno rimesso l'Italia in una posizione di coda, surclassata dall'interventismo anglo-francese, questi ultimi tradizionalmente ambiziosi di ricostruire una leadership politica di fatto nel Mediterraneo. Solo il coraggio di un giovane ambasciatore italiano, conoscitore profondo del mondo arabo, ha impedito che a Tripoli si bissasse la brutta figura di Mogadiscio, quando l'ambasciata italiana ed i suoi carabinieri furono fatti evacuare al primo scoppio della guerra civile che, ancora oggi, si trascina stancamente distruttiva. L'Ambasciata italiana a Tripoli rappresenta il tentativo di non disperdere la fiducia e la speranza di ricostruire, in quel lembo d'Africa, un rapporto virtuoso, un dialogo serrato e franco con tutti coloro che ne saranno i rappresentati politici. Possiamo difendere i nostri interessi difendendoci a ‘riccio’ rinunciando, ancora una volta, alla nostra influenza su una terra che è stata per oltre quarant’anni un pezzo d’Italia, con tutte le contraddizioni che i possedimenti coloniali portano con sé; oppure, possiamo esercitare una ‘moral suasion’ sui combattenti di oggi, che sono e saranno sempre i nostri vicini di casa. Affinché l'operazione ‘Mare nostrum’ non si limiti al suo approccio compassionevole e umanitario è indispensabile assumere una forte iniziativa di carattere politico, che riporti l'Italia e i suoi interessi mediterranei al centro di un nuovo protagonismo politico.




Responsabile esteri del Partito socialista italiano
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ARBOR - MILANO - Mail - venerdi 5 settembre 2014 17.15
Si rilegga la "fattoria degli animali" quando sul frontespizio della casa si diceva che tutti gli animali sono uguali ma qualcuno è più uguale degli altri.
Per esprimere un parere bisogna chiamarsi Lussana o Craxi? ma Lei cosa ha fatto di concreto per chiederlo agli altri? Oltre a scrivere articoletti autoreferenziali che non mi sembra abbiano lasciato un segno nella storia del giornalismo (Longanesi, Montanelli, Montale, Biagi, etc.). Quindi se qualcosa non Le piace si limiti a dare la Sua diversa opinione senza dire che chi scrive diversamente è un povero mentecatto che non ha alcun titolo per dire la sua. Se si contesta un'opinione lo si fa (in modo urbano) con argomentazioni convincenti, evitando di squalificare a priori chi scrive affermando che non ne ha i numeri per farlo. Questi erano sistemi da Minculpop, per fortuna ne siamo usciti e chiunque può esprimersi come crede.
Forse Lei è in overdose di commenti (splendido, grande direttore) che regolarmente qualche fanciulla Le invia in questa rubrica.
Mi stia bene e si pettini la cresta, guardandosi attorno.
Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - giovedi 4 settembre 2014 20.27
RISPOSTA AD ARBOR: caro lettore, io non so più cosa fare, né con lei, né con tutti quegli italiani che la pensano come lei. Innanzitutto, nella legislatura 2008 - 2013 il Partito sociialista italiano non aveva parlamentari eletti. Dunque, già in questo lei si dimostra disinformato, come i tanti italiani che aprono bocca e le danno fiato. In secondo luogo, è profondamente antidemocratico dire a un esponente qualsiasi, di qualunque formazione politica sia, che farebbe meglio a starsi zitto: a quale titolo, scusi? In questo Paese ormai parlano tutti, autori assolutamente autoreferenziali propongono e pubblicano sceneggiature e libri per raccontare i fatti propri: potrà dunque un esponente politico - che è anche stato in grado di fare alcune cose che lei non sarebbe mai stato in grado di fare - esprimere il proprio parere? O no? A lei la cosa dà fastidio? Ma chi è mai lei? Chi si crede di essere? Come si permette? Dove diamine ha imparato a essere un cittadino educato e civile? Alla fiera delle vacche di Seriate? Questa nota, tra l'altro, è stata pubblicata sulle principali agenzie di stampa nazionali: se lei cercasse di dire la sua opinione, anche la più approfondita e attendibile per le informazioni e analisi che potrebbe fornire (sic!) non verrebbe minimamente preso in considerazione. Impari a stare al suo posto: vedrà che qualcuno potrebbe forse, un giorno, interessarsi a quel che gente come lei avrebbe da dire. Sempre se siete in grado di farlo. VL
ARBOR - MILANO - Mail - martedi 2 settembre 2014 9.57
Non mi sembra che quei quattro gatti dei socialisti abbiano sollevato un caso politico minacciando le dimissioni da Parlamentari quando i nostri F16 bombardavano il palazzo di Geddhafi.
Dire che adesso serve una politica comune, ecc. ecc. è puro politichese, se non si è in grado di individuare soluzioni concrete è meglio stare zitti.
Ne abbiamo già le tasche piene di un presidente del consiglio che ogni mattina ci dice cosa bisognerebbe fare, ma non lo fa.


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