Vittorio LussanaCon tempo, tenacia e santa pazienza si arriverà presto a comprendere come la prospettiva politica delineata da Beppe Grillo e dal suo Movimento delle 5 stelle rappresenti una discesa verso gli inferi che, al suo capolinea, rischia di trovare la tragedia finale della nazione italiana. Il bisogno di sicurezza espresso dai cittadini alle recenti consultazioni politiche cozza, in effetti, con un universo politico indubbiamente in cancrena, dove tutto ciò che sembra normale o quotidiano rappresenta, in realtà, una forma di crepuscolarismo un po’ triste e nostalgico. Tuttavia, il piccolo mondo interattivo sognato da Beppe Grillo è costituito da aspettative minime, da passioni decadute. E ogni prospettiva antropologica risulta basata sul fatto che il futuro si sviluppi per tappe lineari e progressive, secondo una vetusta cultura dello Stato che, già da tempo, si è rivelata più paradossale che falsa. Lo Stato immaginato da Beppe Grillo e dagli esponenti del suo movimento è solamente una ‘superfetazione’ del loro debole universo culturale e mentale, un’istanza di sviluppo solo parzialmente giustificata, che finisce col ricercare nuove forme di protezione sociale che il nostro sistema di welfare non può più permettersi. In altri termini, lo Stato e l’Italia stessa appaiono, a Grillo e ai suoi adepti, come un insieme di ‘molecole’, di piccoli ‘clan’ simili ad atolli raggruppati dall’interesse spicciolo, popolati da individui che pestano sulle nocche dei ‘cittadini-naufraghi’. In tale visione ‘micro-conflittuale’, la forma associativa che si afferma come collante è dunque un vecchissimo settarismo anarchico, in cui la ritualizzazione viene applicata a una quotidianità impiegatizia, che restituisce il ruolo di fondo del cittadino nella consueta dimensione, essenzialmente comica, di meri ragionieri di una ‘rete’ già colonizzata. In pratica, quel che Grillo ci fa apparire come progresso o, addirittura, avanguardia, il più delle volte non è altro che l’ingenuo ‘eureka’ dell’ultimo arrivato. L’Italia piccolo borghese viene - giustamente ma solo in parte - presa per i ‘fondelli’ dal comico genovese, predisponendo una nuova tragedia, per la sinistra italiana in particolare e l’intera nazione nel suo complesso. Anche se è vero che questa nazione assente alimenta, senza averne coscienza, quella stessa aggressività da cui rischia di essere travolta, con l’atteggiamento parallelo di ripiegamento egoistico degli italiani nel proprio particolare, col trapasso di ogni idealità politica reale verso una condizione di controllo morboso che finisce, in realtà, con l’annientare la passione stessa, degradando l’atto a fatto, lo spirito a ‘cosa’. Il linguaggio stesso utilizzato da Beppe Grillo non è frutto di un pensiero preciso, ma una sorta di ‘labirintismo’ sterile, un rincorrersi di terminologie che compongono il dizionario paradossale di una comunità priva di reali virtù, che si concede come unica via di fuga e di giustificazione morale una generica e banale sfiducia verso i politici e lo Stato. Ma in realtà, Grillo non solo non è in grado di comprendere gli errori già commessi, ma non è nemmeno consapevole di cosa sia realmente accaduto, sotto il profilo del dibattito politico, nel corso di determinati ‘passaggi’, chi attraverso il proprio comportamento  abbia danneggiato e chi, in realtà, abbia finito col favorire. In sostanza, siamo di fronte all’esercizio di una violenza verbale che non ha nulla di riparatrice ma che, semplicemente, fa emergere una vendetta persino un po’ destroide come unica passione vincente di fronte alle istanze regolatrici dello Stato. La centralità del personaggio Beppe Grillo, invecchiato e incattivito nel classico ruolo dell’italiano disincantato e vittima che sfoga decenni di frustrazioni subite, è parallela alle più tipiche parabole artistiche di genere: gli spazi per la comicità sono ormai ridotti e il tono generale è quello di una discesa collettiva verso un inferno che, curiosamente, interessa questo Paese nel momento in cui le sue culture principali si associano in un compromesso finalizzato, nelle intenzioni, a recuperare i ritardi di una mancata ‘Grande Riforma’.




Direttore responsabile di www.laici.it e di www.periodicoitalianomagazine.it
Lascia il tuo commento

Patrizia - Roma - Mail - lunedi 3 giugno 2013 6.45
Grandioso! Condivido parola per parola.
Cristina - Milano - Mail - domenica 2 giugno 2013 20.24
Lei è un genio! Grillo si è dimostrato un personaggio egotico ed egocentrico, non comprende che la violenza e l'aggressività verbale sono sintomi di una "personalità" discutibile, probabilmente anche priva di idee e ideologie. Chi ha realmente dei progetti importanti da realizzare può comunicarli "sottovoce" non serve utilizzare un linguaggio da "televendite". Evidentemente è colpito dalla sindrome di "annebbiamento neuronico", come molti altri. Anche lui è diventato un "personaggio in cerca d'autore".
giuseppe - italia - Mail - domenica 2 giugno 2013 14.44
Perfetto. Una lettura perfetta che non è solo del movimento 5 stelle ma dell'italiano che crede ancora che lo stato si deve prender cura del cittadino dalla culla alla b.....In questa realtà non ci sono stimoli e non c'è futuro. Il peggio è anche il fatto che i partiti non sono dissimili. Parlano di riforme ma l'unica e incompleta è stata quella Fornero, per il resto vedremo, ma questi politici non hanno le p.....


 1