Vittorio LussanaCaro Morelli, risulta assai complesso riuscire a spiegarti come il mondo della comunicazione sia diverso da quello della politica e come quest’ultima si ritrovi, già da svariato tempo, in una condizione di grave debolezza rispetto alla prima. Tuttavia, io credo che il tempo e lo sviluppo dei fatti potranno fornirti quelle spiegazioni che ti impediscono, allo stato, di scorgere come la politica non rappresenti più la ‘cittadella avanzata’ o di ‘avanguardia’ della società, la quale ormai si esprime e si sviluppa per proprio conto, costringendo la politica stessa a un continuo inseguimento di indicazioni e tendenze. La società ormai guida se stessa, poiché la secolarizzazione l’ha definitivamente affrancata da ogni modello culturale di riferimento, da quei poteri più o meno ‘forti’ che, un tempo, la condizionavano. Di ciò, sostanzialmente me ne lamento anch’io. Soprattutto io, poiché per riuscire a regolamentare i problemi in qualche modo, il più delle volte non si può far altro che adattarsi a questa significativa realtà. Dunque, sono dell’opinione che la politica e le sue logiche siano ormai destinate a lasciarsi regolarmente prendere in contropiede dai mutamenti che la società stessa riuscirà a imporre, come di recente accaduto con le nuove tecniche di comunicazione ‘partecipativa’ dei cosiddetti ‘social network’, i quali hanno scavalcato ogni filtro e ‘recinto’, prendendo tutti quanti alla sprovvista. Oltre a ciò, ti chiedo di comprendere come ogni mio giudizio debba comunque limitarsi deontologicamente a delle ‘osservazioni’ che non possono entrare, più di tanto, nel merito politico delle questioni che, di volta in volta, ci ritroviamo di fronte, al fine di ‘suggerire’ soluzioni di ‘buon senso’, di un genere anziché di un altro: perché mai dovrei farlo? Per rispondere alle regole di un mercato del giornalismo professionistico che, qui da noi, nessuno sa neanche bene come funziona? Non scherziamo. Io posso solamente dare le mie personali impressioni, nelle forme e nei modi più elevati possibili, al fine di indicare quei difetti che la società tutta - e non solo il mondo della politica - pone in piena e netta evidenza. In ciò, mi dispiace dirtelo, ma la politica, così come le religioni e le stesse vecchie ideologie novecentesche, hanno ormai esaurito il proprio compito storico, che era poi quello di riuscire a fornire princìpi e valori, individuali e collettivi. Nell’articolo da te citato, io ho solo potuto limitarmi a svolgere la funzione - tipicamente giornalistica e non così ‘letteraria’ come tu affermi, se solo avessimo degli organi di informazione professionalmente seri e non degli accampamenti ‘lottizzati’ - di denunciarli e sottolinearli, poiché rappresentano pericolose derive e cattive abitudini che questo Paese, superficialmente, dà ormai per ‘scontate’, in molteplici situazioni e comportamenti. Derive e degenerazioni che ritengo assai più pericolose, per la democrazia, di una qualsiasi visione di ‘casta’, di ‘ottimati’, o di ‘diversi’ da accogliere in nome di una quanto meno vaga ‘correttezza politica’. In una società ‘smemorata’ come la nostra, in cui nessuno ricorda neanche più cosa sia l’onestà intellettuale e in cui ogni riferimento di comportamento non risulta affatto individualistico, bensì edonistico, egocentrico o meramente opportunistico, non potrà mai più sussistere alcun elemento di correttezza autentica, in nessun settore del nostro tessuto sociale. Soprattutto in quegli ambiti politico-culturali che tu, coerentemente e da buon liberale, reclami. Ciò che è accaduto ha già abbattuto ogni limite e barriera. E non possiamo limitarci a negare come il popolo italiano abbia le sue responsabilità in tutto questo. Responsabilità politiche e morali, per essersi adeguato nel lasciarsi rappresentare da determinati personaggi ed esponenti politici. Certamente, debbo darti atto come, proprio sotto il profilo politico, il Paese si ritrovi nelle condizioni di dover ‘disarmare’ un nuovo movimento, quello delle 5 stelle, attraverso forme di ‘convergenza’ che, tuttavia, vengono richiamate, generalmente, solo allorquando il fronte moderato e clerico-fascista italiano si ritrova, pur di fronte a consueti e innumerevoli ‘bluff’ e miserabili ‘pagliacciate’, innanzi a difficoltà o a ‘reazioni’ poco facilmente confutabili. Tu mi chiedi, pertanto, una sorta di ‘nulla osta’ in favore della nascita di un Governo di ‘larghe intese’. Per me, va bene: cosa vuoi che ti dica? Andate e fate. Anche, al limite, per far comprendere al popolo italiano e allo stesso Beppe Grillo come questo nuovo movimento politico abbia avuto, per un certo numero di giorni, la ‘pistola in mano’ e quanto esso non abbia minimamente compreso come utilizzarla efficacemente. Dunque, è persino scontato che io sia, se non d’accordo, quanto meno laicamente consapevole di come sia questa la soluzione più razionale da ricercare. Tuttavia, mi preme anche sottolinearti come io sia stato, negli anni e nei mesi scorsi, uno dei pochi osservatori che avevano da tempo percepito - e persino auspicato - la necessità di una ‘spinta’ di popolo in grado di porre il mondo della politica italiana - e non solo - di fronte alle proprie arroganze, alle proprie malversazioni, alle proprie ruberie ed errori. Certamente, è un ‘peccato’ che la stagione del ‘ravvedimento’ e del ‘brusco risveglio’, alla fin fine durerà assai poco. Ma posso assicurarti che piacevolissima è risultata, invece, la nascosta soddisfazione di questi mesi per le molte ridicole ‘baldanze’, a destra come a sinistra, che avrebbero presto ricevuto una giusta ‘doccia fredda’. E ora tu mi chiedi, sotto il profilo del dato politico - poiché questo è il ‘nocciolo’ della questione che vieni a pormi - di fornire un’indicazione di buon senso ad amici, lettori, estimatori, ambienti politici e semplici cittadini che mi seguono e mi leggono proprio per quello stile ‘letterario’ che mi riconosci, a favore di un Governo di ‘larghe intese’, che faccia le riforme costituzionali necessarie e a più riprese richieste. E allora, d’accordo: fate questo Governo ‘costituente’. Ma cercate, per favore, di farlo durare per tutto il tempo che dovrà servire al Paese, al fine di portare a termine una serie di riforme di ‘lunga lena’. Io dubito che i nostri Partiti, così abituati alle risse televisive e ai meri atteggiamenti propagandistici, siano in grado di gestire un simile delicato passaggio. Anche perché, proprio sotto il profilo politico, ho sempre giudicato assai negativamente determinati accordi tra fazioni in cui ognuna dubita della buona fede delle altre. Tuttavia, debbo riconoscere, caro Morelli, come effettivamente il Movimento 5 stelle non abbia compreso la grande occasione politica che poteva cogliere proprio in questi giorni, al fine di anticipare una serie di mutamenti effettivi e radicali. E riconosco come tu abbia perfettamente ragione, adesso, a chiedermi di rammaricarmene. Ma ciò significa che questo nuovo Governo ‘costituente’, istituzionale, di salute pubblica o come ‘diamine’ vorrete chiamarlo, comunque nascerà. Che io lo voglia o no, che io lo scriva o meno. Non c’è alcun bisogno ch’io fornisca un’indicazione in tal senso. E forti rimangono in me i dubbi, sotto il profilo politico - dato che intorno a questo profilo mi chiedi di intervenire - che tale formula possa risultare duratura, costruttiva, effettivamente utile al Paese e che non si torni ben presto alle ‘beghe’ e alle ‘congiure’ di palazzo. A quel punto, mi dispiace scrivertelo, ma Beppe Grillo non si ritroverà in mano una semplice ‘pistola’, ma una bomba atomica. E l’intera classe politica di questo Paese si troverà veramente, tutta intera e a prescindere, sul banco degli imputati per essere condannata, sommariamente e senza appello. E sarà sua la responsabilità, questa volta, non dei cittadini. Fate dunque il vostro mestiere, cari politici. E cercate di farlo bene, per favore, nell’interesse generale della Repubblica italiana.




Direttore responsabile del mensile 'Periodico italiano magazine' e dei siti di approfondimento culturale www.laici.it e www.periodicoitalianomagazine.it
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carlo cadorna - Frascati - Mail - lunedi 8 aprile 2013 10.52
Gentile Direttore,
Lei dice che la politica è condannata ad inseguire la società. Questo avviene perchè la politica non ha un progetto che coinvolga TUTTA la società. Le faccio un esempio: l'Italia è il paese delle eccellenze.
Il clima, l'arte, la musica, il paesaggio, il mare, la cucina, il vino, la moda, l'antica civiltà del diritto, l'industria delle macchine, la chiesa cattolica. Perchè non valorizziamo queste particolarità che potrebbero trovare in Italia il punto di riferimento mondiale. In questa ottica la nostra appartenenza alla NATO è superata e potremmo aspirare ad avere la sede dell'ONU. Le nostre banche potrebbero essere piene di soldi: una specie di Svizzera ma con ben altre possibilità! Cosa ne pensa????
Elly - Venosa (Pz) - Mail - lunedi 25 marzo 2013 15.57
C'è assai, questa nota. Bravo Lussana.
Cristina - Milano - Mail - lunedi 25 marzo 2013 15.49
Un pezzo straordinario!!! Condivido tutto al punto che meriterebbe la pubblicazione su un quotidiano nazionale non lottizzato...
Roberto - Roma - Mail - lunedi 25 marzo 2013 6.52
Questa volta la sua analisi mi appare più centrata. Il Movimento di Grillo non ritiene opportuno farsi coinvolgere dagli altri partiti nella gestione del potere e perderebbe una parte consistente dei suoi voti. Grillo mira alla maggioranza assoluta e ritengo che parli seriamente quando indica la sua volontà di raggiungimento di questo obiettivo. Alcune riforme potevano esser fatte subito con un governo sostenuto dal voto decisivo di questo movimento e quindi capisco anche il suo disappunto per un cambiamento rimandato. Ma è solo rimandato, Lussana: abbia fede......
Rob


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