Clelia MoscarielloSi è aperta in questi giorni a Venezia, dall’11 al 29 febbraio, un’importante mostra che ha per titolo: “La fine del mondo tra Apocalisse e Apocatàstasi, gli artisti? I nuovi profeti”. La rassegna è a cura di Alberto D’Atanasio - noto semiologo e storico dell’arte - ed è stata allestita nella Reale Società Canottieri ‘Bucintoro 1882’, presso i Magazzini del sale adiacenti a Punta della Dogana. In essa, sono stati selezionati cinquanta artisti provenienti da ogni parte d’Italia e anche dall’estero. La mostra è divisa in tre sezioni distinte e complementari. “La più numerosa”, spiega D’Atanasio, “è quella delle opere pittoriche. Gli artisti espositori sono: Piergiorgio Baroldi, Fabrizio Berti, Daniela Biganzoli, Luisa Caeroni, Claudia Carducci, Donadella - Lella Casolari, Giovanni Casamassima, Gabriele Cavagna, Ubalda Committeri, Dadagaben (Grazia Marino), Luca Dall’Olio, Luigi De Cicco, Gabriella Fabbri, Matteo Fiorucci, Max Gasparini, Claudio Guadagna, Li Jin, Michela Lupattelli, Monica Maffei, Elvio Marchionni, Vincenzo Martini, Antonietta Meneghini, Ciro Palumbo, Annalisa Picchioni, Luigi Piccioni, Alfio Presotto, Elisabetta Sabbati, Laura Scaringi, Francesca Sirianni, Stefano Solimani, Massimiliano Studioso, Alessandro Testa, Loreta Teodorova e Rodolfo Tonin. Poi c’è la sezione in cui espongono gli artisti che hanno prodotto scultura e istallazioni. Questi i nomi: Toni Bellucci, Roberto Denti, Gabriella Fabbri, Pamela Lafragòla, Alberto Lazzaretti, Elisa Lorenzelli, Ruggero Marrani, Paolo Monizzi, Pier Giuseppe Pesce, Paolo Rinaldi, Laura Scaringi e Marilena Scavizzi. Infine, c’è la sezione delle opere multimediali e fotografiche. Questi gli artisti: Nicola Bertagni, Roberto Denti, Matteo Fiorucci, Maty Galafate, Remo Giombini e Paolo Lazzaroli. È una mostra”, sottolinea ancora D’Atanasio, “che prosegue le intenzioni che hanno fatto da ‘perno’ alla esposizione del padiglione italiano della Biennale 2011 curata da Vittorio Sgarbi ed esprime la mia personale convinzione che, se l’Italia può salvarsi, lo potrà fare meglio e prima se si riparte dal valorizzare il patrimonio ‘storico-artistico’, antico,  moderno e contemporaneo”. Il vernissage inaugurale ha avuto luogo sabato 11 febbraio alle ore 17.30. Il catalogo sarà redatto e distribuito dalla ‘Futura Edizioni’ a cura di Fabio Versiglioni. Il testo filosofico sarà firmato da Valentina Orlando, mentre quello storico e artistico dallo stesso D’Atanasio.  La mostra è patrocinata dall’assessorato alla Cultura della Provincia di Perugia e si avvale della supervisione artistica della Fuxin Gallery contemporary art di Shangai. Il reportage della manifestazione sarà pubblicato sui siti dedicati all’evento e reso pubblico sui media a livello nazionale. Gli orari della mostra sono: dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 01.30. Approfondiamo dunque con il professor D’Atanasio l’importanza e le finalità culturali di questa importante rassegna.

Professor D’Atanasio, “La fine del mondo tra Apocalisse e Apocatàstasi, gli artisti? I nuovi profeti”: perché questo titolo, innanzitutto?
“Il titolo della mostra è nato da una riflessione ‘semiseria’ sulla profezia dei Maya. Il tema ha cercato di riunire filosofia estetica, arte, religione e mito. L’apocalisse è la fine di un ciclo e l’inizio di un altro, così come in effetti è la profezia dei Maya. L’Apocàtastasi è invece un ricominciare riprendendo la vita dal suo principio, quasi che l’uomo, arrivato in vecchiaia, possa rincontrare se stesso da giovane per guidarlo lungo il percorso di una nuova vita, da vivere con una nuova consapevolezza. È uno sperare che se c’è un ‘nuovo corso’, questo possa esser fatto dando voce a chi riesce a dare volto all’invisibile: gli artisti, che saranno i nuovi profeti perché chi meglio di un artista sa quali sono i veri rimedi che soddisfano  mente e spirito? Molti pittori sono convinti che i politici abbiano rovinato il vero senso della politica, perché troppo intenti a prodigarsi sui profitti e poco sensibili per capire la ricchezza del patrimonio storico artistico italiano”.

Cosa si propone di comunicare questa mostra dopo la biennale di Venezia?
“Nella selezione degli artisti che partecipano a questa mostra si è tenuto conto di una qualità che fosse sintesi di tecnica e concetto. Si è scelto l’artista che proponeva un progetto che evidenziasse un’originalità ed esprimesse, prima di tutto, uno stile proprio, riconoscibile. E devo dire che, mai come quest’anno, la selezione ha dato frutti davvero di altissima qualità: vistare queste opere è come rigenerare l’anima”.

Che esperienza ha tratto in tre anni di magnifiche rassegne da lei curate?
“È stata un’esperienza straordinaria, che mi ha corretto e formato in senso umano e professionale. Ho imparato molto e sono grato a tutti gli artisti che hanno avuto fiducia in me. I frutti non hanno tardato. Tra questi, la soddisfazione di vedere 15 dei ‘miei’ artisti convocati da Vittorio Sgarbi per il padiglione Italia della scorsa Biennale di Venezia. Ci sono state anche difficoltà e dispiaceri, ma sono serviti a fare le scelte successive con maggior accortezza”.

La mostra rappresenta uno “scorcio sulla filosofia estetica dell’arte”: qual é il messaggio che vogliono trasmettere questi artisti?
“Gli artisti partecipanti hanno uno stile diverso e modalità davvero complesse di rappresentazione. La mostra offre quindi l’opportunità di rivedere la produzione artistica come nuova modalità di indagine interna e nuovo modello comunicativo dell’universo interiore. Ma le parole non servono: ciò che credo sia più opportuno è osservare ogni singola opera e lasciare che questa ci guardi e ci faccia sentire la sua energia. Questa è la vera novità”.

“La fine del mondo tra Apocalisse e Apocatàstasi, gli artisti? I nuovi profeti” mira a riscuotere una risonanza internazionale dell’evento: ce lo conferma?
“Sì: siamo in contatto con una galleria di Shangay, che farà una selezione tra i partecipanti e una di Dallas, anch’essa intenzionata a collaborare con molti dei partecipanti”.


Lascia il tuo commento

Antonio - Italia - Mail Web Site - mercoledi 22 febbraio 2012 2.18
a volte si ha la netta visione di un'arte che muore ogni anno e che ogni anno la critica italiana,morta nel novecento, tenti di rianimarla con bombole di ossigeno scariche... comunque il gioco ciclico mette allegria...


 1