Vittorio LussanaCon il presente servizio si intende dare il via a un nuovo ciclo di interviste con alcuni importanti personaggi del mondo della politica, della cultura, dell’informazione, dello spettacolo e, più in generale, della nostra società dal titolo ‘Vittorio Lussana incontra’. Si tratterà di una serie di colloqui tra il sottoscritto e tutto un mondo di esponenti politici, attori, cantanti, giornalisti e intellettuali con i quali intrattengo - o mi è capitato di intrattenere - ormai da lunghi decenni degli splendidi rapporti di amicizia e di stima personale. L’intento è quello di far comprendere ai lettori, attraverso i pareri di questa lunga 'carrellata' di personaggi, verso quale tipo di futuro si sta avviando il nostro Paese e quali siano i principali problemi sociali, professionali, individuali e collettivi della nostra società. Cominciamo dunque dall’incontro, avvenuto nei giorni scorsi a Fiuggi nel corso dell’assemblea programmatica nazionale del Partito socialista italiano, con il responsabile della politica estera del Psi, onorevole Bobo Craxi, già valente sottosegretario di Stato agli Affari Esteri del Governo Prodi bis.

Bobo Craxi, cominciamo proprio dalla politica estera: in questi giorni si è votato in Egitto e sembra che le elezioni siano state vinte dalla fazione integralista islamica. Tuttavia, sul fronte dell’opposizione si è anche visto qualche buon risultato di alcune componenti moderate: non è un buon segno, questo, per la nascente democrazia egiziana e, più in generale, per i nuovi regimi della ‘sponda-sud’ del Mediterraneo?

“Io penso che il mondo arabo nelle sue evoluzioni vada verso il tentativo di far conciliare la teocrazia con la democrazia. In sostanza, il mondo islamico interpreta la propria emancipazione democratica come un ritorno alle origini della propria vocazione, come la possibilità di trasferire nella democrazia i precetti dell’islam nella vita politica e nella costruzione della società. Con questo dovremo convivere”.

Dunque, si tratta comunque di passi in avanti?
“Diciamo che non vince al Qaeda, ma vincono movimenti fortemente ispirati dalla religione di cui milioni di arabi sono portatori. Questo cambia lo spettro e la visione, dunque il nostro rapporto con loro? Io penso di no: noi dobbiamo semplicemente tener conto che questi cambiamenti hanno prodotto questa nuova dimensione. Non c’è dunque un’adesione ai valori dell’occidente, se non nei principi e nelle forme attraverso le quali noi scegliamo i governi delle nostre società, ma la loro democrazia è fortemente influenzata e orientata dalla tradizione islamica”.

Nei prossimi giorni si voterà anche in Russia, Paese in cui, stando ai sondaggi, anche l’epoca del presidente Putin sembra essere al tramonto: ciò cosa comporterà per l’Italia e l’Unione europea, soprattutto sotto il profilo dei nostri rapporti economici e dell’approvvigionamento energetico?
“Io non vedo un collegamento diretto tra il nostro rapporto con la Russia e una paventata crisi del ‘putinismo’, anche se, naturalmente, come tutte le fasi di grande potere, anch’essa è destinata a entrare in contraddizione, a logorarsi e, in definitiva, a finire. Dunque, io non credo a sommovimenti particolarmente bruschi. Vero sì è che Putin non ha costruito una nuova democrazia basata sui Partiti così come la concepiamo noi in occidente: egli ha molto concentrato su di sé la forza del potere, anche se questo ha consentito ala Russia di mantenere una grande influenza sui Paesi a lei più vicini, una forte propensione all’espansione economica che, non dimentichiamolo, fa della Russia uno dei grandi ‘player’ dell’economia mondiale. Io non penso che ci sarà, nei confronti dell’Italia e dell’Europa uno sguardo meno voltato verso ovest. Penso, invece, che una delle regione della salvezza europea sarà sicuramente l’est e dunque una Russia che guarda all’Europa come a un alleato”.

Un’ultima domanda di politica interna: quale sarà la nuova funzione del Partito socialista italiano? Forse quella di futuro ‘Partito-cerniera’ tra l’attuale centrosinistra e il cosiddetto ‘Terzo polo’?
“No, io non credo che questa definizione calzi particolarmente: il Partito socialista italiano può, dalle difficoltà altrui, far scaturire una nuova fase di ricostruzione, di iniziativa, di proposta, di fondamento riformista su cui rilanciare l’azione di un futuro possibile Governo di centrosinistra nella prossima stagione politica”.


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