Ilaria CordìSarà forse diventata una tendenza del momento quella di dimenticarsi i propri figli in macchina? Come si fa a non accorgersi che un bambino giace sul seggiolino del sedile posteriore? Queste sono le domande che l’italiano si è posto di fronte ai fatti accaduti di recente: l’ultimo è avvenuto il giorno 5 del corrente mese, quando un padre ha lasciato i suoi due ‘gemellini’ di undici mesi in macchina per andare a giocare alle slot machine. Ma questa volta, al contrario di quanto successo alla povera Elena e al povero Jacopo, i due pargoli, grazie all’immediato intervento di alcuni agenti di pubblica sicurezza attraverso un finestrino parzialmente abbassato, sono stati salvati. Una tragedia è stata evitata, ma rimane il fatto che un padre non può dimenticarsi che vi sia un bambino insieme a lui. Secondo il neuropsichiatra infantile Fabio Canzian: “La memoria umana è quella che è, non c’è volontarietà, ma solo il risultato del prezzo che paghiamo a una società dai tempi sempre più rapidi, alla schiavitù di esserci, di produrre, di fare. Ci sono nuove, presunte necessità, ma non è detto che il nuovo ordine sia compatibile con l'equilibrio mentale”. Eppure, un figlio si fa notare con i suoi gemiti, i suoi sorrisi ilari, le sue manine che si muovono e toccano ogni cosa, il suo sonaglino. Non si può abbandonare una così dolce creatura, a meno che vi siano altri problemi che portano i padri a dimenticarsi persino dei propri figli. La vita di oggi ci conduce a ritmi frenetici: le spese, i mutui, il lavoro, le malattie portano l’uomo a vivere in un mondo dove esistono solo responsabilità; le menti di questi padri sono alienate dalla vita terrena, conducendo in modo abitudinario e morboso le varie attività quotidiane. Se vi è anche un minimo fatto in grado di cambiare la ‘routine’, allora possono accadere anche le tragedie. Ma tali considerazioni possono anche rappresentare un alibi alquanto ambiguo, di carattere giustificatorio. Qualcuno, infatti, si è anche affrettato a documentare che ciò accade non solo in Italia e non solo ai papà, ma anche a madri e baby-sitter. Ed ecco il ‘vero’ colpevole: la legge che obbliga a porre il seggiolino sul sedile posteriore dei nostri autoveicoli, una norma che non ci consente più di mantenere i nostri figli davanti agli occhi. E subito arriva la soluzione ‘hightech’: sensori progettati dalla Nasa e inseriti sul portachiavi quando il bimbo è poggiato sul seggiolino del sedile posteriore dell’auto, che si attivano rumorosamente dopo pochi minuti dall’aver tolto le chiavi dal cruscotto. Si chiamano ‘Child Presence Sensor’. In effetti, se osserviamo quanto accaduto al papà della piccola Elena nel corso della mattina in cui si sono verificati i fatti, si nota una discontinuità: invece di fare il solito tragitto fino al lavoro, il genitore in questione doveva fare una ‘tappa’ in più e fermarsi all’asilo della piccola per lasciarla lì, come ogni giorno. Ma la sua mente nervosa lo ha portato a compiere i soliti movimenti quotidiani, quelli più abitudinari, fino a giungere sul luogo di lavoro lasciandola addormentata sul sedile posteriore. Possiamo capire benissimo cosa vuol dire perdere un figlio e provare dei sensi di colpa che ci tortureranno tutta la vita. Ma dobbiamo anche riflettere sulla qualità di vita che la società attuale ci ha portato a condurre: sempre più famiglie non hanno tempo da dedicare ai figli, i quali vengono affidati a badanti e baby-sitter, lasciando crescere da soli i ragazzi. È tutta una concatenazione di eventi: i genitori non riescono più a star dietro ai figli a causa del loro lavoro; i figli crescono con sensi di solitudine e di abbandono trovandosi soli di fronte alla vita; molte famiglie decidono di non metterli al mondo in quanto sanno che mantenerli sarà la cosa più dura della loro vita, preferendo così un cane o un gatto. Questa è la nostra Italia: ci lamentiamo di essere un paese ‘vecchio’, ma si fa poco e niente per risolvere questo problema. Non diamo la colpa a questi uomini dicendo loro che se fossero stati con la madre nulla sarebbe successo: ci penserà già il dolore a puntare il dito. Non parliamo di padri che non hanno quel “senso materno” che solo la donna che porta in grembo un bambino può avere: ricordiamoci anche di quelle madri che, in passato, hanno strappato la vita ai propri figli perché distrutte dallo stress o dalla depressione ‘post-parto’, non sopportando nemmeno il loro innocente pianto. È questa la surreale morale odierna: i bambini dovrebbero nascere già grandi e autosufficienti per non far succedere certe tragedie, risparmiando così ai genitori una vita piena di problemi e preoccupazioni.


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Ilaria Cordì - Roma - Mail - venerdi 17 giugno 2011 20.7
Caro Mago di Az,
ti ringrazio per il tuo intervento. Penso che davanti a queste tragedie tutte le possibili opzioni o invenzioni, affinchè tutto ciò non accada più, siano ben accette da tutti.



Ilaria Cordì
Ilaria Cordì - Roma - Mail - venerdi 17 giugno 2011 20.6
Caro Mago di Az,
ti ringrazio per il tuo intervento. Penso che davanti a queste tragedie tutte le possibili opzioni o invenzioni, affinchè tutto ciò non accada più, siano ben accette da tutti.



Ilaria Cordì
Mago di Az - Milano Italia - Mail Web Site - venerdi 17 giugno 2011 1.50
Soluzione Subito !

Sono un progettista automotive.
In passato ho assistito ad un evento, andato poi a buon fine, di dimenticanza di bimbo in auto e ho proposto sul sito www.gpsinfo.it una soluzione immediata al problema.
Inutile infatti aspettare che i nuovi modelli siano equipaggiati in futuro con soluzioni tecniche lontane a venire e quando i nostri bimbi saranno grandi.
I nostri bimbi possono essere protetti anche oggi !!! La soluzione proposta inoltre è alla portata di tutti perché vi sono assicurazioni che 'regalano' gran parte del dispositivo.


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