Giordano FossiNon si è ancora spento l’eco propagandistico della beatificazione di Papa Wojtyla, presentataci come un trionfo della Chiesa cattolica che ha ceduto alle pressioni  dei fedeli per accelerare un processo di solito molto più lento. Io ritengo che, in realtà, si tratti di un tentativo per mascherare una crisi sempre più evidente. Questa si manifesta con il numero, in costante diminuzione, dei credenti e delle vocazioni. E, soprattutto, con il gran numero di fedeli che trascurano i precetti della Chiesa. Inoltre, il potere politico viene mantenuto solo in Italia per il fatto che i cattolici sono presenti come tali nei tre principali gruppi politici  cosicché ognuno teme di avvantaggiare gli altri se scontenta la Chiesa. Recentemente, Papa Ratzinger ha ammesso l’esistenza di casi di pedofilia, ritengo solo per il fatto che non fosse più possibile negare quanto tutti sapevano. E nei 17 anni precedenti cosa era successo? Da parte del Vaticano, non solo silenzio assoluto, ma i colpevoli venivano soltanto trasferiti in una sede diversa, dove potevano reiterare il crimine. Il fatto che per i risarcimenti venissero pagate grosse cifre e la gravità dei fatti, da un punto di vista penale esclude che il Pontefice non ne fosse al corrente. Potremmo pensare che, in fin di vita, si sia pentito e, dopo essersi confessato, sia stato assolto. Se il processo di beatificazione fosse avvenuto con la vantata prudenza credo che l’Avvocato del Diavolo (quello che si oppone alle beatificazioni) avrebbe avuto buon gioco per lo meno a rallentare le operazioni, mentre invece il processo è stato velocissimo per utilizzare la fama che circonda tuttora il defunto. E non ci entusiasmiamo per il numero dei partecipanti, tenendo conto di quanti milioni di cattolici esistono e del reclutamento parrocchiale per portare la gente a Roma.


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