Vittorio LussanaLa dialettica politica degli altri Paesi occidentali non possiede i nostri problemi, poiché si tratta di democrazie che hanno vissuto un arco di tempo più lungo e in una maniera più lenta e lineare le non facili trasformazioni imposte dallo sviluppo tecnologico e dall’economia globalizzata. Ma qui da noi, arretratezze storiche e la frattura politica che rifletteva al nostro interno quella della ‘guerra fredda’, nonché il perdurare dei caratteri di una vecchia cultura assertrice, in tutti i campi, di ideologie assolutistiche e oggettivistiche, ha ritardato l’assimilazione del nuovo. L’irrazionale va invece riconosciuto e le sicurezze troppo forti abbandonate. Di fronte alle forze, ai ceti, agli individui della non ragione e dell’ignoranza, l’atteggiamento politico immediatamente vincente è quello del populismo e della demagogia. Separare il potere dalla rappresentanza: questo è ciò che si dice e si fa ottenendo il consenso mediante la manipolazione dei mass media. È il trionfo di Schumpeter, la competizione democratica vista in quanto scelta del ‘capo’ attraverso le regole del marketing. Ma in questo modo, la democrazia diviene semplicemente una lotta mal regolata di interessi, dunque tutt’altro che rappresentanza della sovranità popolare. Fatemi sapere se qualcuno, all’interno del PdL, è in grado di comprendere questa semplice verità. Fini e Bocchino hanno dimostrato di essere sulla ‘buona strada’: attendiamo con fiducia anche il resto dell’armata Brancaleone.




Direttore responsabile del mensile 'Periodico italiano magazine'
Presidente della 'Phoenix associazione culturale'

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