Vittorio Lussana

Un’artista raffinatissima e particolare, che spazia dall’improvvisazione jazz alla musica elettronica quasi d’avanguardia mediante uno stile e una voce decisamente impressionanti

Francesca Palamidessi è una cantante, pianista, compositrice e producer romana. La sua formazione spazia dalla musica classica al jazz, fino all'elettronica contemporanea: influenze che si riflettono sia nel percorso artistico, sia nelle sue produzioni. Negli anni ha sviluppato diversi progetti personali, pubblicando album e portando la sua musica in concerto in Italia e all’estero. Il suo stile si distingue per un uso intenso e ricercato della voce, intrecciata con un’elettronica emotiva, a tratti sperimentale. Nel 2023 aveva già pubblicato 'Madreperla': un concept album interamente scritto, prodotto e interpretato da lei, ispirato al simbolismo dell’ostrica e della perla, in cui racconta, in 12 tracce, il dolore della separazione attraverso sonorità sofisticate, tra downtempo e avanguardia. La critica aveva definito questo suo lavoro “un album prezioso, dagli arrangiamenti sofisticati, personali e ispirati, per un cammino dall’oscurità alla luce” (Mescalina); “un labirinto di difficoltà e talento” (Sky TG24); “una narrazione emotiva sincera che si fa suono, frattaglia e battito” (Onda Rock). Il suo stile è stato accostato a nomi come Aphex Twin, Björk, Arca e Caroline Polachek (Exit Well), anche se a noi, in verità, ha fatto tornare alla mente la grande Laurie Anderson degli anni ‘80 del secolo scorso. I suoi lavori affrontano temi profondi, come la vulnerabilità, la guarigione e l’identità, mentre il suo percorso artistico, a prima vista, appare eclettico: dagli studi classici al jazz, dall’improvvisazione radicale al cantautorato. Ha lavorato come backing vocalist per Elisa, prendendo parte al live 'Back to the future' e al successivo tour. In seguito, ha collaborato anche con Robbie Williams, Marco Mengoni e Brunori Sas. Dal 14 marzo scorso è disponibile sulle piattaforme digitali di streaming il suo nuovo Ep, dal titolo: ‘Wisteria’ per Pluma dischi. Un lavoro volutamente irrequieto, che ‘salta’ dall’avant pop all’elettronica, dal punk al soundscape, fino alla musica contemporanea. Il denominatore comune è la voce, utilizzata sia in maniera astratta ed evocativa, sia in forme più tradizionali all’interno di un viaggio sonoro e tematico, che pone quesiti importanti sulla nostra identità. Abbiamo, dunque, voluto incontrarla, per parlare un po’ con lei di questo suo eclettismo artistico, decisamente interessante.


AFORISMI FIORENTINI
La funambola
Articolo di: Il Taciturno

Il Taciturno

Il Consiglio di Stato ha questa denominazione proprio perché ha competenza giurisdizionale su tutto il territorio nazionale. Altrimenti, si chiamerebbe Consiglio di Regione. Bene: in questi giorni, ha emesso una sentenza sugli affitti brevi, dove si statuisce che la libertà contrattuale, che comprende la libertà del proprietario di un immobile di stipulare contratti di locazione, è materia che compete allo Stato e non alla Regione o al Comune. A questo, il sindaco di Firenze ha replicato dicendo che in Toscana c'è una legge differente. Un sindaco che più che Funaro, è una funambola.

 


TELEVISIONE
"Torna a casa, ti aspetto"
Articolo di: Elisabetta Chiarelli

Elisabetta Chiarelli

“Certi amori non finiscono; fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Le parole della nota canzone di Antonello Venditti potrebbero attagliarsi a definire il rapporto tra una madre e una figlia. In questo caso, parliamo di Milena Mastromartino, ex diva dell’hard che a Monica Setta, nel suo programma ‘Storie di donne al bivio’, in onda su Rai 2, ha consegnato la sua testimonianza. La sua è una storia di caduta e di rinascita. Nata a Noci, comune della città metropolitana di Bari nel 1983, intraprende la carriera di pornostar per sette anni, dal 2016 al 2023, dopo un passato da agente immobiliare.

 


IL PUNTO
Il papa umanista
della società 'aperta'

Articolo di: Arianna De Simone

Arianna De Simone

Nel lunedì di Pasquetta dell'anno del Giubileo, l'amato papa Francesco è “tornato alla casa del padre”. L'ultima Pasqua l’aveva trascorsa tra i fedeli: a sorpresa, in una piazza San Pietro gremita di persone, per l'ultima benedizione: “Urbi et orbi”. E qualche giorno prima, tra gli ultimi: i carcerati di Regina Coeli, definiti: “Amici da perdonare”. Cosa ne sarà, ora, degli equilibri geopolitici mondiali? Il pianeta perde una delle sue guide spirituali, sociali e politiche più rappresentative. Dopo di lui, un'incognita. Per salutare Francesco, vogliamo ricordare uno tra gli episodi più significativi del suo pontificato, tornando al 27 marzo 2020, in una piazza San Pietro completamente vuota, con il suono della pioggia battente che accolse la sua preghiera: una data che rimarrà scolpita nella nostra memoria per la straordinarietà di quanto accaduto. Solo, sul sagrato della basilica, nell'immenso silenzio della piazza, il pontefice ha lanciato in diretta un messaggio di speranza al mondo intero in balia della pandemia da Covid 19, avviando una meditazione su un passo del Vangelo secondo Marco (4,35-41). Precisamente, l'episodio in cui Gesù placa il mare in tempesta, esortando i suoi discepoli a non avere paura: "Perché avete paura? Non avete ancora fede"? Queste le parole più volte reiterate dal pontefice nel corso della sua intensa orazione.

 


L'OPINIONE
Credibilità cercasi
disperatamente

Articolo di: Ennio Trinelli

Ennio Trinelli

La giornata di commemorazione di Papa Francesco, tenutasi alla Camera dei deputati nei giorni scorsi, è stata a dir poco desolante. Tutti avevano un episodio da raccontare; tutti descrivevano un loro Bergoglio, tanto lui non era lì a confermare se fosse tutto vero o solo in parte. Ma noi le ricordiamo le magliette pro-Ratzinger di Matteo Savini. E anche quella Giorgia Meloni che, nel suo libro, affermava di preferire altri papi. Per lo meno, la premier ha avuto la 'pensata' di invitarlo al G7, comprendendo, finalmente, che nessuno poteva rimanere insensibile di fronte a una simile carica di umanità. Così, tra molte finzioni e poche verità, questa destra “Dio, Patria e Famiglia” si è ritrovata, suo malgrado, a dovere celebrare il papa argentino, sperando che la Chiesa ora viri più a destra di loro. Non ha brillato nemmeno l’opposizione, dobbiamo dire: Elly Schlein ha rinfacciato alle destre di non aver mai ascoltato il Papa quando era in vita, come se a sinistra fossero tutti campioni e campionesse di coerenza. E un Giuseppe Conte sempre più manierato ha ripetuto, con termini diversi e con altre parole, quello che la Schlein già aveva detto piuttosto male. Poi tutti in processione a rendere omaggio alla salma, con le varie televisioni che li immortalavano con primi piani impietosi, nell’espressione più contrita possibile. C’era chi entrava dalla Porta Santa con passo fin troppo deciso (Tajani) e chi si teneva in seconda fila (Fratoianni e Bonelli). Una classe politica sconcertante, alla quale Mattarella sembra non servire nemmeno da esempio. E più si sforzano di essere credibili e in sintonia con la gente, più risultano falsi.


MUSICA
Orione
Articolo di: Lucilla Corioni

Lucilla Corioni

'Orione', il primo album di Matteo Nativo, è uscito lo scorso 11 aprile. Un disco d’esordio tra blues, ferite e rinascite: nove canzoni come stelle che illuminano la notte. C’è chi cerca la luce nelle stelle e chi, come Matteo Nativo, decide di scrivere la propria costellazione partendo dall’oscurità. 'Orione' è un’urgenza intima, un atto di resistenza emotiva: un blues che affonda le radici nella terra spezzata del cuore e si solleva fino alle armonie della rinascita. Pubblicato da RadiciMusic Records, è un racconto personale e profondamente umano, attraversato da chitarre 'fingerstyle', folk americano e memorie italiane, tra deserti interiori e cieli lontani. La scintilla nasce nel dicembre 2023, tra le macerie di una separazione e due canzoni nate di getto. Da lì, Matteo inizia a costruire una mappa di dolore e bellezza, intrecciando frammenti di vita reale a un suono che ha il profumo del sud degli Stati Uniti, la polvere dei bar del Vermont, l’eco di Tom Waits e il passo stanco ma fiero della Beat Generation. 'Che ora è', brano d’apertura, ha il peso di una confessione sussurrata nel cortile di una casa provvisoria a Ferragosto, quando il tempo sembra fermarsi e il dolore ha il volto del silenzio. E' in quel vuoto che la musica diventa salvezza.