Valentina Ughetto

Un giubileo dedicato ai ragazzi di tutto il mondo, che si sono riuniti nella spianata di Tor Vergata dopo aver preso d’assalto i mezzi pubblici di Roma. Hanno rallegrato tutti con la loro musica, i canti, il calcio improvvisato e le loro storie di fede, mentre attendevano la veglia serale con il Papa. Poi, Leone XIV è arrivato in elicottero e ha salutato i presenti con un suggestivo giro in ‘papamobile’, accolto da un mare di giovani al canto di bandiere e peluche. Momenti di grande unione spirituale, quelli durante la veglia, dove sono stati trattati temi importanti e intimi, come l’amicizia e la volontà di cambiare, i pericoli dei social, la necessità di scelte radicali come il matrimonio o la consacrazione religiosa. Si è anche ricordato che a Roma, nel contesto del Giubileo dei Giovani, un gruppo di pellegrini polacchi ha avuto un'intossicazione alimentare dopo un pranzo in parrocchia, con sei di loro che sono stati ricoverati in ospedale. E sono state ricordate due pellegrine: Maria Cobo Vergara, giovane spagnola di 20 anni, citata da Papa Leone XIV, che ha perso la vita nella settimana del Giubileo dei Giovani; e Pascale Rafic, 18enne egiziana, morta in seguito a un malore. Anche Maria aveva problemi di salute gravi. Lei, però, a Roma non ci è mai arrivata, nonostante fosse partita con la sua diocesi da Madrid, sperando di raggiungere la capitale della cristianità. Dopo la celebrazione eucaristica, presieduta da papa Leone e alla quale hanno partecipato anche 20 cardinali, 450 vescovi, circa 7 mila sacerdoti e più di un milione di ragazzi, le parole del Papa hanno abbracciato i presenti e le persone che, da tutto il mondo, seguivano, con il cuore pieno di speranza coloro che rappresentavano il futuro dell’umanità: “Cercate con passione la verità e costruite un mondo più umano: l'amicizia può essere la strada per la pace”, ha concluso il pontefice.

 


AFORISMI FIORENTINI
Chissà perché
Articolo di: Il Taciturno

Il Taciturno

Leggiamo l'accordo tra Pd e Movimento 5 stelle per le elezioni regionali in Toscana e, chissà perché, ci torna alla mente Giovanni Malagodi, che già nel 1970 proponeva l'abolizione delle Regioni.

 

 

 


RECENSIONI
Una voce che apre porte interiori
Articolo di: Carmen Posta

Carmen Posta

Musiche sognanti, dai suoni classici, di una chitarra suonata con l’anima. Corde che respirano, che vibrano di sapienza antica e di nuova innocenza. La voce di Ichiko Aoba non invade, non pretende, ci accarezza e basta. E' soffice, gentile, a tratti appassionata, sempre intima. Ogni canzone è un viaggio. Ascoltarla significa camminare scalzi dentro un paesaggio interiore: il nostro paese dei sogni.

 


CINEMA
L’abominevole italiano
‘spaghetti e mandolino’

Articolo di: Maria Chiara D'Apote

Maria Chiara D'Apote

A partire dalla fine degli anni '70 del secolo scorso, un certo cinema americano - esaurito il moto d’esaltazione per i grandi maestri del cinema italiano - ha pensato bene di rappresentare un’Italia intrisa di stereotipi. L’abominevole ‘uomo-spaghetti e mandolino', da non confondersi con lo ‘spaghetti-western’, genere magistrale del cinema italiano, girato tra le campgne di Pomezia e le Falasche che ha fatto scuola negli Usa, vive e vegeta nelle pellicole d’oltreoceano allo scopo di delegittimare e declassificare un’intera cultura e creare una sorta di pregiudizio. Caratteristica fondamentale di tale delegittimazione era una ripetitività che sfociava in una sorta di visione caricaturale di ambienti e dei personaggi, prigionieri di una semplicistica e distorta visione. Un’Italia che non ci si aspetta è quella del film ‘Il talento di Mr. Ripley’ del 1999, scritto e diretto da Antony Minghella con un cast stellare: da Matt Damon a Gwyneth Paltrow, da Jude Law a Cate Blanchett e Philip Seymour Hoffman. Le prime sequenze del film dipingono un ‘America elegante e laboriosa, con il ricco e industriale americano in pena per la sorte del figlio Dickie (Jude Law) che, in fuga dalla civiltà, si rifugia in un paesino del sud d'Italia: “terra di selvaggi” come dirà lo stesso Dickie durante una scena drammatica del film. In seguito, Freddie  (Philip Seymour Hoffman) e Ripley (Matt Damon) s'incontrano a Roma. Il primo, amante della “dolce vita e delle donne”, vuole umiliare Ripley, che si circonda di busti pacchiani e anticaglie di dubbio valore per apparire colto, mentre invece è solo un americano del New Jersey privo di talento: così, l’americano di buona famiglia può 'sgassare' con la sua auto nuova per le vie della città vecchia, mentre i ragazzi romani, “poveri, ma belli” di ‘risiana' memoria, vengono descritti come beceri molestatori di ragazze nei vicoli.

 


ECONOMIA
Adesso godetevelo!
Articolo di: Vittorio Lussana

Vittorio Lussana

Dare la colpa all’Unione europea, torna sempre comodo a tutti. Anche al professor Mario Draghi, evidentemente. Eppure, egli dovrebbe sapere che non è una congiuntura semplice, quella attuale, per la Ue, dato che si ritrova ad avere a che fare con un alleato imprevedibile come Donald Trump e con una doppia-guerra mossa da interlocutori che non cedono di un millimetro dalle loro posizioni. Sia come sia, l’analisi espressa dal nostro economista più prestgioso al Meeting di Comunione e Liberazione, in pieno svolgimento in questi giorni a Rimini, contiene anche elementi di risposta costruttivi, quali la differenziazone dei mercati e l’eliminazione dei dazi interni alla Ue. Due prime soluzioni, che allevierebbero la situazione creata dal ritorno del protezionismo in economia. I dazi sono delle tasse sulle importazioni, usate dai governi per proteggere la propria produzione interna, quando questa esiste, dalla concorrenza estera. Ci sarebbero anche gli accordi bilaterali: per esempio, la Ue, già da tempo, ne ha uno col Perù. Il quale, tuttavia, non è una tassa, ma un limite alle nostre esportazioni dolciarie, poiché il simpatico Paese sudamericano è un rispettabile produttore di canna da zucchero. Nessun ricatto, dunque, ma un normalissimo accordo di non ‘esondazione’ con lo zucchero prodotto da Italia e Spagna oltre il 40% del mercato interno peruviano.

 


MUSICA
Fermiamoli
Articolo di: Lucilla Corioni

Lucilla Corioni

‘Fermiamoli’ è un atto politico. Un manifesto in musica, una dichiarazione di solidarietà e di opposizione al 'genocidio' in corso a Gaza. Interpretato da Uniplux (Fabio Nardelli, ndr), Andrea Ra e Gianna Chillà, il brano si colloca lontano dall’ipocrisia di un’industria musicale sempre più pavida e allineata, dove troppi artisti scelgono l’autocensura per non subire ritorsioni. Qui, invece, c’è la scelta opposta: l’esposizione, il coraggio, la voce che non tace. Non è casuale la decisione di riadattare un vecchio brano dei Gang, scritto da Marino Severini con il fratello Alessandro: un artista da sempre considerato tra i più autentici e sinceri della scena italiana. Severini ha accolto con orgoglio la rivisitazione, concedendo di inserire riferimenti espliciti a Gaza e al "genocidio", riaffermando così il legame tra canzone d’autore e impegno civile. Fabio Nardelli, in arte Uniplux, storico leader della scena punk-rock dagli anni ’80 del secolo scorso, torna con questo progetto a ribadire una coerenza che lo accompagna da tutta la vita. Musicista ma anche psicologo, si è distinto seguendo il magistero di Wilhelm Reich, militando nell’antipsichiatria di Basaglia sempre in difesa di tossicodipendenti, carcerati e pazienti psichiatrici gravi.