Vittorio Lussana

Nel bellissimo volume di Luigi Cappugi, intitolato ‘Il futuro anteriore’ e pubblicato di recente da Eurilink, sono raccolte una serie di riflessioni e di analisi che contribuiscono a formare la consapevolezza di quali siano le ragioni più profonde della crisi italiana. Alla radice della nostra pesante stagnazione economica, infatti, si trova sempre una specifica arretratezza, culturale e di strumenti, della Pubblica Amministrazione, una crisi di produttività ed una più o meno consapevole acquiescenza della classe politica che, in tale arretratezza, ci si ritrova benissimo. Tutto ciò, naturalmente, si traduce in tasse troppo elevate, che tali rimarranno sin tanto che la Pubblica Amministrazione non sarà più efficiente e meno costosa. Si pensi al fatto clamoroso, che nel libro di Cappugi viene richiamato più volte, di una Pubblica Amministrazione che, di fatto, è gestita senza una contabilità degna di questo nome, senza un budget, dunque senza alcuna responsabilità di risultati realmente ‘misurabili’, senza che i cittadini possano votare i propri rappresentanti sapendo se abbiano effettivamente gestito bene o male il loro denaro. Si pensi, inoltre, al fatto, altrettanto clamoroso, che la rivoluzione informatica, che ha avuto inizio già da alcuni decenni, ancora non ha prodotto alcun risultato quantomeno sensibile o rilevante, in termini di efficienza e produttività. E’ ragionevole ipotizzare un calo degli organici della P. A. di almeno un terzo, in presenza di una struttura informatica di rete resa per lo meno dignitosa. Ma ciò sembra inaccettabile, sia politicamente sia sindacalmente, anche quando appare a tutti evidente che il corrispondente calo delle tasse porterebbe ad una crescita tale del Paese che compenserebbe di molto, nel medio – lungo periodo, gli svantaggi iniziali. Nessuno ha notato, in questi ultimi anni, che il premio Nobel per l’Economia è stato assegnato a studiosi che si sono distinti analizzando “il disegno del meccanismo”, ovvero la questione di come costruire regole e istituzioni che incentivino gli individui a rispettarle e a farle funzionare meglio, al fine di ottenere uno sviluppo più elevato e, quindi, più ricchezza e benessere per tutti. Qual è il punto che questi economisti hanno sottolineato? Che buone regole e buone istituzioni sono quelle che fanno coincidere gli interessi individuali con quelli collettivi. Regole e istituzioni che funzionano bene, infatti, rendono la vita più facile ai cittadini, più ordinata, meno rischiosa, fanno diventare conveniente pagare le tasse, rispettare i divieti di sosta, non imbrattare i luoghi pubblici, gestire il danaro pubblico senza sperperarlo. Il libro di Luigi Cappugi, insomma, con le argomentazioni e le proposte che contiene, contribuisce a richiamare l’attenzione dei cittadini sulla necessità, per il nostro Paese, di modernizzare la nostra cultura istituzionale e di Governo nel senso di ridurre l’invadenza e la presenza, nella nostra vita, di Istituzioni e Pubblica Amministrazione, evidenziando altresì il continuo e intollerabile contrasto tra azione di Governo e convenienza dei cittadini, tra ciò che nei nostri ambienti politici, amministrativi e burocratici si dice e ciò che realmente si ottiene o si fa.




(articolo tratto da www.periodicoitaliano.info)

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Nicoletta - Italia - Mail - venerdi 11 settembre 2009 15.22
Tra il dire ed il fare ... c'è di mezzo sempre il mare. Lavoro ormai da qualche anno in P.A. con contratti a tempo determinato ed ho passato attraverso qualche ente pubblico, vorrei quindi dirvi che per quanto dall'esterno appaia un enorme elefante in sovrappeso all'interno manca personale e molti uffici sono così sguarniti da rendere il lavoro lento come un bradipo ... ben venga un cambiamento ma non nel personale ma nei vertici che devono imparare ad usare le risorse umane in maniera migliore e non licenziando, che ormai è diventata la bandiera della stagione ma assumendo e rendendo veloce tutti i processi burocratici.


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