Aldo Giubilaro ha ricoperto vari ed importanti incarichi nel settore della giustizia. Come magistrato si è occupato di numerosi processi di terrorismo e di mafia, ma è stato anche membro del CSM e ispettore ministeriale per tanti anni. Proprio ricoprendo questo ruolo ha potuto conoscere tutti i tribunali di Italia. Abbiamo pensato di intervistarlo.

Dott. Giubilaro, recentemente è stata da più parti espressa l’opinione che l’ondata garantista di questi ultimi anni stia danneggiando l’immagine complessiva della magistratura: lei è d’accordo con questa tesi?
“Sicuramente, è vero. L’immagine della magistratura è danneggiata. In ogni caso, penso che il garantismo sia sacrosanto, pur non condividendone gli eccessi: si rischia infatti di commettere un errore, per il semplice motivo che, a fronte del garantismo medesimo, si contrappone una forte tutela di interessi. Bisogna certamente trovare un equilibrio, al limite sulla spinta di determinati fatti che, di volta in volta, vengono allungati o accorciati a seconda dei casi. Può accadere, ad esempio, che un uomo appena uscito dal carcere commetta un altro delitto e colpisca, di conseguenza, l’opinione pubblica, il sentire comune. E’ un problema di giuste vie di mezzo, da intraprendere e mantenere con forza…”.

Ma lei non crede ci siano problemi reali dietro alle questioni di inefficienza sollevate da molti?
“Che la giustizia non funzioni, è cosa assolutamente nota, basti pensare al problema dei processi troppo lenti, o della giustizia disarticolata, non equilibrata. Le cause di tutto ciò sono molteplici: l’eccesso di giurisdizione, ad esempio, è un altro profilo da considerare”.

Qual è, invece, il suo parere sui fatti di Napoli?
“Bisognerebbe conoscere più da vicino la situazione, poiché ritengo si siano verificati, in quella città, dei problemi già verificatisi in altre procure ‘difficili’. In riferimento agli arresti, posso solo darle una risposta un po’ banale, poiché non sono a conoscenza degli atti. In via di principio, è chiaro che un arresto è giusto o sbagliato se fondato o meno. Per poter rispondere, occorre pertanto sapere come siano effettivamente andate le cose. Se questi poliziotti hanno picchiato per difesa, possono anche venir giustificati. Ma se ciò non è avvenuto, se hanno 'pestato' senza motivazioni plausibili, credo che tali comportamenti siano profondamente errati ed ingiusti”.

La scarcerazione ordinata dal Tribunale del Riesame degli agenti di P.S. della questura partenopea, non può esser letta, di per sé, come la prova che il nostro ordinamento abbia comunque dei meccanismi di garanzia?
“Se il Tribunale ha rilevato che effettivamente gli atti di violenza erano motivati, ha fatto bene a ordinare la scarcerazione. Ma se gli agenti in questione hanno invece picchiato in maniera gratuita, ha fatto male. E’ tutto una conseguenza…”.

Quale idea ‘storica’ si è fatto del periodo di Tangentopoli? Era proprio necessario tutto quel ‘bailamme infernale’ di avvisi di garanzia?
“Penso una cosa molto semplice: è stato un attimo di chiarezza per ciò che riguardava certi comportamenti che la pubblica amministrazione è bene che tenga a mente. E dico anche che si è trattato comunque di una parentesi positiva, anche se ci sono state procure particolarmente ‘cattive’ nei confronti di certi settori, dimenticandone, però, stranamente, altri, pur essendo, certi comportamenti, tipici in quasi tutti coloro che svolgevano attività private. Dunque, il difetto non era nel fatto che sono stati presi di mira alcuni, ma che altri non sono stati accusati, pur coinvolti. Credo, insomma, che, nonostante Tangentopoli, le cose non sono cambiate: molto forse nei primi due o tre anni, quasi tutt’insieme cioè, mentre poi tutto è tornato come prima. Ciò, in ogni caso, prescinde dai governi succedutisi o dai tipi di gestione nazionali e periferici. Le ipotesi di reato sono da perseguire, ma non si deve coprire altre cose. L’errore è stato questo: se dieci persone hanno commesso un reato, tutte devono venir perseguite, non solo una parte di queste. Io ritengo che non si sia proceduto nei confronti di tutti…”.

Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio