E’ nato in questi giorni, a Roma, presso l’Auditorium della Tecnica, il nuovo Partito socialista, formazione laico – riformista ‘messa in campo’ da Enrico Boselli, Bobo Craxi e Gianni De Michelis. L’operazione ha già ottenuto qualche ottimo risultato nel riuscire ad aggregare esponenti significativi della sinistra italiana, quali ad esempio Cinzia Dato, Franco Grillini e, soprattutto, il Vicepresidente del Senato della Repubblica, Gavino Angius, il quale ha cortesemente acconsentito a rispondere ad alcune nostre domande.

Presidente Angius, innanzitutto la domanda che molti colleghi si pongono in questi giorni: perché lei ha deciso di abbandonare il progetto ‘Sinistra democratica’ per aderire, invece, alla “Costituente socialista”? Cosa l’ha convinta maggiormente nell’operazione che stanno tentando Enrico Boselli, Bobo Craxi e Gianni De Michelis?
“Sinistra democratica per il socialismo europeo, questo il nome per esteso del movimento di cui ho fatto parte fino a poco tempo fa, avrebbe dovuto aggregare anzitutto le forze che si riconoscevano nel Pse. Invece, Fabio Mussi e Cesare Salvi, insieme agli altri compagni, hanno preferito proseguire in questa cooperazione rafforzata che forse darà vita, in futuro, ad un vero e proprio partito con Rifondazione comunista, i Comunisti italiani e i Verdi. Io sono rimasto della stessa opinione che avevo durante l'ultimo congresso dei Ds e al momento della nascita di Sd, ossia: credo fermamente che il socialismo democratico europeo abbia, nel suo bagaglio politico valoriale, tutte le risorse per affrontare al meglio le sfide future. Adesso si tratta di costruire, anche in Italia, un partito che sia parte integrante della più grande famiglia dei riformisti europei di sinistra: il Partito del socialismo europeo”.
 
Lei ritiene di essere un ‘acquisto importante’ per la nuova formazione laico-socialista? E attraverso quale ruolo o incarico intende fornire il proprio contributo alla ricostruzione del nuovo soggetto socialista?
“Non è tempo di fare organigrammi: apporterò con convinzione e dedizione il mio contributo, come ho sempre fatto. In questo momento è importante l’impegno di tutti: cittadini, dirigenti politici, militanti, esponenti del mondo della cultura, professionisti e potrei continuare. Ciò di cui il centrosinistra italiano ha bisogno è il ‘reinsediamento’ nella società italiana di una forza di sinistra ‘normale’, riformista, moderna, che sappia valorizzare il contributo delle correnti di pensiero più avanzato come quelle liberaldemocratiche, ambientaliste e del movimento dei diritti civili. Ma penso anche a un impegno di primo piano delle donne e dei giovani: chiunque si voglia impegnare in questa battaglia è il benvenuto”.

Quali sono le differenze ideologiche più radicali, al momento, tra Sinistra democratica e Costituente socialista?
“Penso sia ancora presto per parlare di differenza specifiche, che possono attenere a momenti diversi della vita politica in cui si fanno differenti valutazioni tattiche. Quello che vedo è che c’è una differenza di cultura politica di fondo e, cioè, che Sd si sta avvicinando un po’ troppo a quella sinistra che vive l’impegno al governo come uno sforzo da sopportare per non far tornare ‘altri’ al governo. Continuo a pensare che il governo del Paese debba essere una normale ambizione per una forza politica a vocazione maggioritaria. Io penso ad una sinistra di questo tipo, radicata nella società, in grado di rappresentare il mondo del lavoro, quelle dipendente e quello autonomo, i professionisti e le intellettualità. La politica deve essere in grado di segnare tracciati, di delineare orizzonti, non di rappresentare una sola parte, per quanto importante, della società”.
 
Se si andasse a votare già nella prossima primavera, sarebbe possibile un ‘cartello elettorale’ tra Sinistra democratica e Costituente socialista? Oppure lei ritiene che la ricostruzione del Partito socialista debba avere un ruolo strategico diverso sullo scacchiere politico nazionale?
“Naturalmente, dipenderà con quale legge elettorale si andrà alle consultazioni. Se si dovesse votare, io spero venga approvata una legge ragionevole, che riesca a coniugare rappresentatività e stabilità nell’esercizio del governo. Detto questo, penso che il soggetto socialista che nascerà dovrà rappresentare la più credibile e autorevole alternativa alla timidezza del Pd in materia di diritti civili e all’inaffidabilità in campo economico sociale della ‘cosa rossa’. Noi vogliamo dare una rappresentanza a tutti coloro che si riconoscono nei valori del socialismo europeo, perché, vede, ci sono moltissime persone che ‘pensano socialista o socialdemocratico’ e non lo sanno. Il nostro progetto è quello di costruire un partito di sinistra normale, di tipo europeo, un partito socialista collocato nel centrosinistra italiano e alleato del Pd”.
 
Con la caduta del comunismo, qualcuno ha affermato che anche il socialismo democratico sarebbe un’esperienza politica da ‘rottamare’: lei cosa risponde?
“Penso fermamente, ma basta andare a controllare gli indici della qualità della vita dei nostri concittadini europei, che i partiti che hanno fatto la storia del Pse hanno fornito le ricette politico - economiche più avanzate ed inclusive del mondo. Chi afferma che il socialismo democratico europeo è morto lo fa strumentalmente e, forse, non sa o, peggio, non vuol far sapere di che cosa si sta realmente parlando. In Francia, Bayrou, definito l’astro nascente del futuro centrosinistra francese, è ridotto a una manciata di parlamentari, mentre quel ‘vecchio arnese’ del Ps ha aumentato in maniera sostanziale la sua rappresentanza attestandosi al 30%. Inutile ricordare che un partito della sinistra riformista vicino a quelle percentuali, in Italia, manchi da parecchio tempo. In Grecia, alle ultime elezioni il Pasok ha perso attestandosi al 38%. Per non citare i casi di Germania, Spagna e Gran Bretagna dove, guarda caso, i socialisti governano. Occorrerebbe maggiore oggettività e rispetto verso chi è alla guida di partiti di massa con funzioni di governo, prima di parlare di esperienze da ‘rottamare’…”.
 
Il Partito democratico all’americana è l’ennesima prova di un centro-sinistra che tende a ‘copiare’ Berlusconi?
“La nascita del Partito democratico è la dimostrazione del fatto che contano più le ‘messe in scena’ dei contenuti. In questo, forse c’è una somiglianza con il cosiddetto ‘berlusconismo’. Basti pensare che, una parte di nostri concittadini tra qualche giorno si recherà a votare non si sa bene per che cosa: voteranno per un partito che non c'è, che non ha un programma e uno statuto, dove convivono posizioni spesso non solo lontane ma del tutto inconciliabili. Anche per questo motivo, la Conferenza programmatica della Costituente socialista, tenutasi proprio in questi giorni a Roma, abbiamo voluto chiamarla: ‘Primarie delle Idee’: è stato un modo per ribadire che forma e sostanza non sono separabili”.
 
Qualche osservatore ritiene che nella precedente legislatura, prescindendo dalla ‘vigilanza’ sui temi laici di alcune formazioni politiche ben precise – Radicali, Sdi e Nuovo Psi – la sinistra italiana non sia riuscita ad andare molto al di là di un’opposizione puramente ‘protestataria’ contro il governo Berlusconi: è un’analisi corretta?
“Gli ultimi 15 anni di storia dimostrano che non siamo stati capaci, né il centrosinistra, ma neanche il centrodestra, di costruire un ‘bipolarismo mite’, vale a dire un sistema dove le forze in campo siano in grado di verificare le proposte a prescindere se avanzate da partiti o movimenti della coalizione di cui si fa parte oppure da forze dello schieramento avversario, per quello che sono, confrontandosi nel merito e non con il pregiudizio di chi dovrà combattere fino all'ultimo come se fosse una battaglia campale. Questo ha indebolito anzitutto l'Italia nel suo complesso. Con il risultato che non si sono riuscite a portare a termine quelle riforme di cui avrebbe avuto bisogno tutto il Paese. Aggiungo, inoltre, che una parte delle responsabilità risiede in chi ha alimentato un clima in cui accordarsi con gli avversari era considerato ‘alto tradimento’. In ultima analisi, è tutta la classe dirigente nel suo complesso a doversi fare un serio esame di coscienza per l'attuale stato di salute del Paese. La politica ha certamente delle responsabilità, ma non è la sola”.
 
Quale sarà il ‘fulcro ideale’ della sinistra del futuro: laicità, lavoro, società o difesa del ceto medio?
“La società complessa in cui viviamo richiede uno sforzo di analisi e una proposta di soluzioni per ciascuno di questi temi. Oggi, io vedo un pericolo serio, che riguarda la laicità nel nostro Paese. Registro, però, che è a oriente come a occidente che le Chiese si intromettono con sempre maggiore determinazione negli affari pubblici delle comunità. Poi vedo un altro tema, più italiano questa volta: quello della questione dei redditi e dei salari. Perché quando un operaio italiano per fare lo stesso lavoro di un tedesco prende 500 euro in meno, è naturale che si crei un sentimento di sfiducia verso chi è ritenuto responsabile di questa situazione. Ecco perché da Mirafiori e da Melfi arrivano i ‘mugugni’ e anche qualche fischio. Noi dobbiamo fornire risposte concrete a tutta una serie di problemi reali, che rendono la vita di milioni di lavoratori e di famiglie italiane spesso quasi invivibile. A questo serve una sinistra normale e, per questo, vogliamo costruire un Partito socialista, in Italia come in Europa”.



(articolo tratto dal sito web di informazione politica www.diario21.net)
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