Valentina Spagnolo
Una scrittrice che ha saputo cogliere nel segno dei lettori con i suoi romanzi imponenti, Michela Murgia è stata un’autrice che ha saputo regalare dei romanzi meravigliosi. Come si legge nella sua biografia, è stata un’autrice capace di dare un senso sempre coerente ai suoi romanzi. Sempre si riconosce il tratto della sua penna. Come in Accabadora (Einaudi, 2009), uno dei suoi migliori romanzi, vincitore del Premio Campiello nel 2010. Un testo letterario che palesa quella che è la realtà attuale, dimostrando con amara intensità il passaggio di una bambina in un adattamento costante rispetto ai luoghi lontanissimi della sua infanzia. Un percorso di conoscenza, di avvicinamento a un nuovo mondo, tanto distante anche dal suo modo di esprimersi. Nella ricerca di un profondo senso di se stessa e nell’avvicinamento a quel forte senso di appartenenza e di abbandono, espresso già nel titolo scelto dalla stessa Murgia e discendente dal termine spagnolo 'acabar': finire. Si avverte nel suo testo la preparazione personale della scrittrice; il valore di ciò che è riuscita a fare e che è stata costretta a percorrere durante la sua vita. Un profondo senso di appartenenza al lavoro; la ricerca di una espressione sempre mirata a riconoscere - l’importanza di non dimenticare - quanto ci è stato insegnato. Tutto questo vive nei suoi personaggi. Ed è stata proprio questa sua ‘testardaggine’ a rendere vive le sue opere. La pura bellezza espressa dalla capacità di saper accogliere con umiltà sia la vita, sia la morte. Riuscire, quasi con spirito redentivo, a riconoscere il piglio dell’ironia, sapendo raccontare le storie più amare che hanno percorso e attraversato questi anni di fortissimi cambiamenti per il nostro Paese. L’autrice si presta a ripercorrere quelle che sono le scelte dettate da un tempo nuovo, dove una famiglia riscopre i propri cambiamenti nella bellezza dell’accoglienza. Proprio Maria e Tizia Bonaria Urrai, le due donne di 'Accabadora', passeggiano rubacchiando in un negozio, ignorando qualsiasi colpa che possa ritrarle. La loro storia narra di come si possano fare anche delle torte di fango, insegnando i piaceri dei lavori manuali, facendole riconoscere il valore dell’accoglienza e dell’umiltà. Riconoscendo come si può assistere anche a una guerra cogliendo a pieno il filo e, soprattutto, il senso della vita, ma anche della morte. La narrazione, le ha dato sempre quella imponenza che non l’ha mai distolta dalla sua scrittura scorrevole. Proprio perchè ha saputo raccontare in chiave satirica le esperienze di tanti personaggi. Perché si tratta di persone che 'scivolano' fuori dal tempo e si ripresentano ritratte in questo nostro tempo. Un tempo rapito da mille riflessioni rimaste scolpite nella mente di quella bambina in cerca di una grande riscoperta. La storia di un’adozione e di un’eutanasia ambientata negli anni '50 del secolo scorso. Michela Murgia ha saputo rendere sempre più curiosa la narrazione di quelle che sono le difficoltà affrontate, sia dagli uomini, sia dalle donne. E’ importante rileggere Michela Murgia proprio in giorni come questi, in cui molte certezze finiscono per essere travolte nelle illusioni, nei dolori, nei sacrifici imposti da fortissimi cambiamenti dettati anche da lavori completamente lontani da quello poteva e doveva essere il nostro impegno o i nostri progetti di vita. Il romanzo è uscito in traduzione tedesca nel 2010 per l'editore Wagenbach. E nel 2011, il 'free climber' Maurizio Zanolla, in arte Manolo, ha intitolato al romanzo 'Accabadora' un settore di arrampicate a Gutturu Cardaxius, da lui inaugurate in Sardegna con Bruno Fonnesu. Con 'Accabadora', la Murgia ha vinto la sezione narrativa del Premio Dessi nel 2009. E nel 2010 si aggiudica anche il 'SuperMondello' nell'ambito del Premio Mondello, oltre al già citato Campiello. E’ una delle autrici che si è fatta chiaramente riconoscere in questi anni e che ha saputo lasciare una traccia indelebile con le sue storie e narrazioni.





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