Enzo Garinei è stato un caratterista originale e un eccellente attore teatrale. La sua scomparsa, avvenuta a
Roma in questi giorni, è una grave perdita per il mondo dello spettacolo italiano. Uno di quei
‘volti’ così
noti, che tutti lo riconoscevano immediatamente non appena appariva sullo schermo. Un
romano autentico, nato in
via delle Coppelle - un vicolo del centro della capitale tra
via della Maddalena e
via della Scrofa - dove ha trascorso un’intera vita dedicata a divertire tutti gli italiani, a
teatro, al
cinema o in
televisione. Sono più di
100 i film in cui è apparso e tantissimi gli
spettacoli teatrali di
successo, vissuti al fianco di grandissimi come
Vittorio Gassman e
Renato Rascel, nonché diretto da registi come
Valerio Zurlini, Luigi Zampa, Citto Maselli, Mario Mattoli, Castellano & Pipolo. Persino il suo esordio nel
cinema, avvenuto nel
1949 accanto a
Totò in
‘Totò le Mokò’, segnalò pienamente l’avvento di una
‘spalla’ eccezionale. In
teatro, aveva lavorato con
Franco Enriquez, Luca Ronconi, René Benno Besson e, ovviamente, con il fratello,
Pietro Garinei, che insieme al commediografo e giornalista,
Sandro Giovannini, avevano creato un
connubio autoriale indissolubile,
garanzia automatica di successo. I suoi primi approcci con il palcoscenico erano avvenuti al
Cut (Centro universitario teatrale, ndr), dove aveva incontrato
Gabriele Ferzetti, Marcello Mastroianni e
Giulietta Masina e che, proprio in quegli anni, stava per dare alla luce una
‘covata’ di talenti e
attori destinati a rimanere per sempre nel
cuore di tutti noi. Ma fu il
cinema a dargli maggiore successo, poiché individuato come
“tipologia tipica di romano” proprio dal grande
Totò, sempre alla ricerca di
‘spalle’ che gli
servissero la battuta nei modi e con i tempi giusti.
“Si tratta del classico ‘lungagnone’, quel tipo di persona”, diceva di lui il
principe De Curtis, “che a Roma viene chiamato ‘lo smilzo’ o l’allampanato: un tipo ‘sveglio’, furbo, sempre molto attento nel ‘darti la battuta’, come diciamo noi”. Dopo la fase del
teatro di rivista, negli
anni ’60 giunse, all’improvviso, una grandissima notorietà grazie a
‘Carosello’, dove si segnalò pubblicizzando il sorriso splendente della moglie,
Candida Chedenti, interpretata da una giovanissima
Virna Lisi. Di lì in poi, i successi si susseguirono uno dopo l’altro: da
‘Scaramouche’ fino a un'ultima apparizione in
‘Don Matteo’, nel
2014. Alla fine degli
anni ’90 del secolo scorso aveva recitato, a fianco di
Delia Scala e
Gerry Scotti, nella serie televisiva
‘Io e la mamma’. E nei
primi anni duemila era stato fra i protagonisti di
‘Facciamo l'amore’, a fianco di
Gianluca Guidi e
Lorenza Mario e di
‘Aggiungi un posto a tavola’, sempre insieme a
Gianluca Guidi e
Marisa Laurito. Nella sue ultime stagioni teatrali era tornato al
Sistina per una nuova edizione di
‘Aggiungi un posto a tavola’, interpretando dal vivo la
'voce di Dio' e ottenendo un grande tributo d'affetto sia da parte del
pubblico, sia della
critica. Proprio la sua
voce ‘squillante’ e i suoi
toni elevati, così familiari per noi
romani, da sempre
‘rumorosi’ e amanti della
‘caciara’, gli avevano dato modo di esprimersi anche come
doppiatore. E il personaggio più noto che gli capitò di doppiare fu quello di
George Jefferson - interpretato da
Sherman Hemsley – che nella famosissima sitcom
‘I Jefferson’, per un intero decennio ci fece letteralmente
sbellicare dalle risate. Tuttavia, anche questa sua
‘corda’ non era una novità:
Enzo Garinei, infatti, aveva doppiato, in passato, il mitico
Stan Laurel, arricchendo il personaggio più surreale del glorioso duo
‘Stanlio e Ollio’ con
idee ed
espressioni indovinatissime, che ne connotarono per sempre il soggetto. E sempre non a caso, nel
2009 ha vinto il
Leggìo d'oro ‘Alberto Sordi’, a coronamento di una vita professionale trascorsa, spesso, all’ombra di grandi attori, ma considerata infinitamente
preziosa da tutti, anche dopo scherzi, litigate e qualche scontro caratteriale. Ecco per quale motivo il suo parere era sempre
ascoltato, persino dai più grandi:
“Cosa ne pensa Enzo?” era la classica domanda di rito che ci si poneva, quando si aveva qualche
dubbio in merito a una
scenetta o a una
gag che sembrava
non ‘mordere’ o
non funzionare. Un punto di riferimento per tutti, benché spesso relegato
dietro le quinte o tra i
camerini di un mondo teatrale che
Enzo aveva amato profondamente, sin da bambino. Prim’ancora di tutto il resto.