Valentina SpagnoloDal 29 gennaio scorso, il Muef ArtGallery di Roma ha ripreso la propria programmazione artistica con la mostra ‘I colori del tempo’, proponendo le opere di 23 autori. Un’intima riflessione sul tempo: un tema apparentemente semplice, ma sempre in bilico fra trasformazioni e regressioni, come dimostrato ampiamente dalla pandemia. Gli artisti presenti nella rassegna, aperta sino al prossimo 10 febbraio 2022, sono: Gea Albanese; Raffaele Arringoli; Elisabetta Bertulli; Darnell Brenes; Danilo Buniva; Giovanna Cataldo; Letizia Cavallo; Giuseppe Cecchini; Maria Cipriano; Dino Cucinelli; Massimo Di Tommaso; Volker Klein: Patrizia Langher: Ruggero Lenci; Sergio Macchioli; Massimo Mammucci; Isolina Mariotti: Amelia Mutti; Nelson Papa; Paola Pavone; Rosanna Pressato; Vincenzo Schirripa; Paola Vianale. Si tratta di artisti che possiedono la sensibilità di individuare e caratterizzare le tante sfumature di senso e valore, i tanti e diversi ‘colori’ di cui si tinge il presente. L’artista, infatti, è sempre testimone e interprete del proprio tempo. Vive e assorbe le proprie esperienze al di sopra di un tono di fondo che emerge autentico, per certi versi ostinato e crudo, attraverso i simboli visivi di cui si vestono le forme artistiche. Ne abbiamo parlato con Vincenzo Schirripa, uno degli artisti presentati in rassegna.

Vincenzo Schirripa, dall'ultima ‘collettiva’ di presentazione cosa è scaturito?
“In realtà, sono due le ‘collettive’ in cui mi è stato chiesto di presentare, in questa fase ‘post Covid’, un primo spiraglio per tutti noi, per dimostrare che l'arte è ancora viva. Entrambe sono a tema: la prima è iniziata il 4 gennaio scorso sul tema degli ‘Artisti in osteria’ ed è stata curata magistralmente da Roberto Gramiccia, presso la Galleria d'arte ‘La Nuova Pesa’ di Roma, in cui 50 artisti dell'ambiente romano, per rievocare questo luogo, vengono presentati con qualsiasi tecnica pittorica, persino su un tovagliolo di cotone da ristorante. Ebbene, anche io ho trovato la mia tecnica pittorica che, tramite una colletta di base, ho eseguito: un acquarello lavorato su un’apposita carta adatta per tale tecnica. Un’esperienza meravigliosa, che prima non avrei mai fatto. La seconda collettiva è questa del Muef di Roma. La gallerista, Roberta Sole, ha deciso di scegliere un dipinto affine al tema proposto. In entrambi i casi, sia per il lavoro in acquarello, sia per questo a olio, i miei lavori sono stati eseguiti dal vivo. Ossia, detto in francese: ‘En plein air’. Devo dedurre che siamo di fronte all'apertura dell'arte post Covid, con la speranza di poter essere presenti e più forti che mai”.

Cosa permane e trasmette dalle sue opere all'osservatore?
“Il mio intento rimane sempre quello di trasmettere le emozioni sulla base di una conoscenza tecnica sempre più padrona, che trovi una chiave di lettura visiva più trasparente e approfondita”.

Il periodo storico che stiamo vivendo sta influenzando attenzioni diverse per l'arte?
“Il Covid è, per noi artisti, un momento di riflessione su come poter essere presenti. Penso che ognuno di noi sappia scegliere e non trovarsi in quei meccanismi dove, involontariamente, entriamo, senza rendercene conto e avanzare criticità come soluzione. Abbiamo bisogno di tanta concretezza, sia da parte nostra come esecutori, sia di coloro i quali comunicano le nostre personalità espressive. A questi, vorrei aggiungere le personalità che studiano e analizzano la parte tecnica: una sorta di collante tra esecutore, tecnico restauratore e curatore, al fine di migliorare la conoscenza di coloro che intendono osservare un’opera d'arte”.

I soggetti, i colori e i significati sono astratti, oppure tratti dalla realtà empirica?

“I colori della mia tavolozza sono sempre gli stessi da tantissimi anni. Sono pochi e stabili per una grande gamma di mescolanze. Non esiste, sulla mia tavolozza, il nero: preferisco mescolare con due colori scuri che diano all'osservatore una sensazione di respiro. I soggetti sono sempre gli stessi: ritratti, nature morte e ambienti. Tutte create dal vivo, come fonte di profonda emozione poetica, senza un totale distacco dalla realtà”.

Cosa le piace trasmettere nell'immediato e cosa vorrebbe che l'osservatore riuscisse a carpire?
“Vorrei tanto che l'osservatore non staccasse gli occhi da un dipinto come se leggesse un libro, ma ne carpisse i segni, i colori e la costruzione dell'immagine, ponendosi anche delle domande, qualora non riuscisse a ‘leggere’ attraverso la presentazione del curatore della mostra”.





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