Giuseppe LorinDallo scorso 26 giugno e fino al prossimo 9 luglio 2021, la galleria ‘Art Gap’ di Roma accoglie, nel suo nuovo spazio espositivo a due passi da Largo Argentina, la mostra ‘Buchi neri e vuoti di memoria’, di Serena Maffìa e Vittorio Pavoncello, curata da Federica Fabrizi. Si tratta di un progetto nato dalla sinergia tra i disegni a matita di Vittorio Pavoncello e le opere su tela di Serena Maffìa. Una ‘bi-personale’ che mette in connessione arte e verso poetico: un maschile e un femminile che si attraggono e si respingono. Dall’esposizione è nato un libro-catalogo, edito da Edizioni Progetto Cultura, che comprende una  raccolta di poesie che Vittorio Pavoncello ha selezionato con cura insieme a Luciana Raggi e le opere che i due artisti romani espongono nella capitale e, dal 5 al 17 luglio prossimo a Madrid. Inoltre, dopo la serata di inaugurazione, stanno avendo luogo degli incontri pomeridiani, dalle 18.00 alle 19.00, in cui i poeti leggono le loro poesie raccolte nel libro-catalogo ‘Buchi neri e vuoti di memoria’, presentato anch’esso durante la giornata inaugurale. Tra questi, Claudio Fiorentini ha rappresentato il ‘trait d'union’ tra la ‘Art Gap’ di Roma e il suo spazio espositivo, ‘Captaloona Art Gallery’ di Madrid, in cui ospita i lavori dei due ideatori del progetto, Serena Maffìa e Vittorio Pavoncello, affiancati da cinque artisti spagnoli. Inoltre, Claudio Fiorentini ha accolto presso la sua galleria madrilena la mostra di Alejandro Corballo, dal titolo: ‘Fractal Game’, anch’essa inaugurata il 26 giugno scorso e terminata il 3 luglio 2021. Il bravo Corballo, musicista e pittore, in occasione dell’evento ha composto il brano musicale ‘Agujeros negros’, andato in diretta Facebook il 12 dicembre 2020 come anticipazione della mostra bi-personale di Serena Maffìa e Vittorio Pavoncello. Per saperne di più, abbiamo incontrato l’artista e scrittrice, Serena Maffìa, in mostra con dodici nudi femminili e un nudo maschile.

Serena Maffia, noi la conoscevamo come scrittrice spiritosa e, adesso, ci ritroviamo ‘spiazzati’ da questa sua mostra di dodici nudi femminili e un nudo maschile: anche pittrice, dunque?
“Sì. Ho iniziato a dipingere quando avevo tre anni allo studio di Enotrio, dove mio padre trascorreva pomeriggi interi. Lui era dolcissimo: mi forniva di tutto il necessario per creare e mi lasciava divertire con cartoncini e colori, sui quali interveniva anche lui per poi mettere le nostre firme in calce. Conservo dei bellissimi ricordi. La frequentazione, nel crescere, degli studi degli artisti, soprattutto romani ma non solo, mi ha fornito il coraggio di guardare il mondo attraverso i miei occhi e di riproporlo agli altri sulla carta o sulla tela, così come lo vedo io. Il mondo a me appare più intricato e molto più colorato. Gli insegnamenti, soprattutto indiretti, di artisti come Ugo Attardi, Ennio Calabria, Enrico Benaglia, Salvatore Provino, Mikulas Rachlik, Enrico Bossaglia, sono stati il mio pane quotidiano e sono stati preziosi per me, così come quelli di scrittori come Alberto Moravia, Dario Bellezza, Alberto Bevilacqua, Luciano De Crescenzo, Franca Rame e Dario Fo, che frequentavano la mia famiglia. A sedici anni, i miei ritratti a china e in tecnica mista di scrittori e poeti erano già stati pubblicati su riviste italiane specialistiche e quotidiani. E la mia ricerca nel ritratto e nella figura umana era appena cominciata. Ho continuato a formarmi negli atelier degli artisti amici, fino a quando ho iniziato a frequentare l’Accademia delle Belle Arti di Roma e sono entrata in crisi: tutto ciò che mi incuriosiva era messo in discussione dallo stile accademico, che dovevo apprendere per modificarlo a mio piacimento un domani. Faccio un esempio: il ritratto per definizione è linea e chiaroscuro, volumi o plasticità nella ricerca di una somiglianza aulica o realistica. Io, invece, cercavo la vita inquieta che ognuno di noi nasconde dentro di sé. E i miei ritratti necessitavano di linee meno definite e più colore, di meno bellezza e più ‘respiro vitale’. A diciotto anni, in ogni caso, ebbe luogo la mia prima ‘personale’ presso la Galleria d’Arte contemporanea ‘Monogramma’, in via Margutta a Roma. E sul ‘Giornale d’Italia’, un’intera pagina fu dedicata alla mia prima volta”.

Qual è il suo stile pittorico?
“Non saprei definire il mio stile. Posso definire la mia ricerca: cerco di restituire le emozioni che il mondo mi trasmette, di ricreare quell’immagine viva che nelle sue vibrazioni e mutamenti ti contamina e ti rende parte dell’universo. Mi piacerebbe chiederlo a un bambino, perché lui mi indicherebbe, con parole semplici, come fa a riconoscere le mie opere. Nella mia ultima mostra, quando ho detto a una bimbetta di cinque anni ‘anche questa è una mia opera’, mi ha risposto: ‘Lo so, si riconoscono’…”.

Ci parli di questa sua mostra, inaugurata a Roma lo scorso 26 giugno: di cosa si tratta e come sta andando?
“Questa mia ultima mostra nasce dalla complementarità con Vittorio Pavoncello che, come me, si esprime attraverso vari canali artistici: la scrittura, la regia e l’arte figurativa. Abbiamo pensato a questa ‘bi-personale’ come a una ‘mostra-evento’ nella quale coinvolgere altre ‘voci’ e, attraverso il colore, il segno, la parole, la regia, trattare il tema della memoria e del disorientamento. Già dal titolo, ‘Buchi neri e vuoti di memoria’, la curatrice, Federica Fabrizi, ha voluto porre l’attenzione sul nostro universo reale e mentale. Le mie sono tutte figure di donne: dieci ‘red women’; una ‘emotional-rational woman’; una ‘maternal woman’ e un solo uomo blu, ‘Blue man’: una tela cento per centoventi centimetri”.

C’è anche un’altra iniziativa artistica che la vede coinvolta, dal 5 luglio prossimo, a Madrid: di cosa si tratta? E’ nato un nuovo gemellaggio culturale tra Roma e la capitale iberica?
“In un certo senso, sì: la galleria ‘Art Gap’ di Roma e la ‘Captaloona Art’ di Madrid hanno unito le loro forze durante il ‘lockdown’ e hanno creato questo fantastico gemellaggio. Inaugureremo ‘Agujeros negros y huecos de la memoria’, a cura di Claudio Fiorentini, il prossimo 5 luglio 2021”.

Cosa vede nel futuro della capitale d’Italia, sotto il profilo artistico-culturale? Stiamo veramente ripartendo?
“Abbiamo trascorso un periodo terribile e ancora non è finito: abbiamo perso tante persone a causa del Covid. Mi piacerebbe guardare al futuro con gli occhi colmi di speranza e non di paura, ma il futuro è ancora incerto. L’arte però ci rincuora, perché ci permette di cambiare le cose almeno dentro di noi o di esorcizzarle. Spero che questo sia un inizio, per tornare a dialogare attraverso l’arte”.

Insomma, secondo lei Roma è storicamente abituata a superare ogni evento: sembra sempre in crisi, ma ne esce sempre a ‘testa alta’?
“Roma è indistruttibile; i romani non saprei. Speriamo davvero di superare senza più perdite questo terribile momento”.

Un’ultima domanda: progetti per il futuro? Tornerà ai libri?
“Non abbandono mai la scrittura, come non abbandono mai la pittura. Sono modi diversi per esprimersi, per raccontarsi, per testimoniare il proprio tempo e le proprie idee. In una frase: per partecipare alla vita”.





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