Vittorio LussanaMi è molto dispiaciuto, negli anni appena trascorsi, notare come una questione politica assolutamente seria come quella del risorgimento di un polo laico – riformista più influente, sia stata trattata, da molte forze politiche, secondo logiche puramente utilitaristiche e senza un minimo di senso della progettualità. All’inizio degli anni ’90 venne compiuto il grave errore politico di ricorrere ad un nuovo sistema elettorale, un bipolarismo ‘accattone’ realizzato con ‘toppe multicolori’ annacquatrici di identità, culture e tradizioni il quale, a sua volta, ha generato una classe politica buona solamente per schiacciare bottoni in Parlamento. La vecchia area laico – socialista, spazzata via dal ciclone giudiziario denominato Tangentopoli, a suo modo ha cercato di reagire nel tentativo di ricostruire una base politica di confronto e di dialogo con tutte le forze in campo, ma è stata regolarmente ‘ghettizzata’ e mantenuta in una sorta di ‘cono d’ombra’ al solo scopo di impedire ogni possibile ‘disturbo’ dei nuovi assetti di equilibrio instauratisi dopo il tracollo della prima Repubblica. In un simile contesto, di certo non hanno fatto buon giuoco alcune divisioni interne all’area laica medesima dovute al mantenimento di alcune personalistiche posizioni di privilegio di taluni ‘vecchi baroni’, i quali non hanno saputo comprendere l’opportunità che si poneva loro di fronte: quella di poter svolgere un ruolo di affiancamento e consiglio per una nuova ‘leva’ politica generazionale che potesse giocare la carta del riscatto del più sano principio politico che, in questi anni, sta cercando faticosamente di venire alla luce: quello della laicità dello Stato.
A seconda delle idee di ciascuno, sarebbe il caso che le buone intenzioni delle generazioni più giovani, nello ‘schifo di società’ in cui viviamo, venissero, quanto meno, rispettate. Forse, ci accorgeremmo di ‘piccole cose’ non meno importanti di quelle cosiddette ‘grandi’, ad esempio del fatto che in coloro che tentano di affacciarsi nei bizantini ambienti della politica italiana vi sia un nuovo senso della democrazia che, di per sé, dovrebbe rappresentare il segnale di una possibile ripresa civile e morale di questo Paese. Invece, la cattiva abitudine di favorire quasi esclusivamente personaggi vincolati o vincolabili a qualcuno pone dei veri e propri macigni sulla strada di un effettivo e più rapido ricambio politico, confinando in particolar modo i giovani e le donne in ruoli di secondo e, qualche volta, addirittura di terzo piano. Per una larga parte della nostra classe dirigente, determinate idealità non sono apprezzabili. Anzi, essa si rifiuta addirittura di valutarle, preferendo rimanere chiusa tra le proprie ‘beghe interne’ e qualche miserabile interesse particolaristico, mortificando, altresì, ogni possibile funzione di ‘cerniera’ che, in democrazia, qualsiasi partito dovrebbe socialmente svolgere nei confronti dell’intera comunità dei cittadini. In estrema sintesi, ci ritroviamo di fronte ad un Paese sempre più vecchio e governato dai ‘vecchi’, una vera e propria gerontocrazia, che spacca il Paese riducendo il tutto ad una contrapposizione sempre più schematica e volgare. Si vuole veramente porre le basi di una nuova area laico - riformista in grado di svolgere un ruolo di cerniera ‘liberal’ tra le due coalizioni? Se così è, il primo problema che una simile convergenza di forze politiche, quali i Ds, i socialisti, i repubblicani, i radicali, i liberali e i laici in generale, dovrebbe porsi, è quella di dimostrare il coraggio di non cercarsi a tutti i costi un ‘padrone’, di dover svolgere un ruolo indipendente di osservatorio politico-culturale in grado di fornire indicazioni innovative rifiutando ogni genere di ‘etichetta ideologica’. Questa, in fondo, è la funzione già svolta, da molti decenni, dalla cosiddetta ‘ala liberal’ anglo-sassone, la quale, in molti casi, determina il funzionamento del sistema di alternanza di governo della Gran Bretagna alleandosi, al termine di ogni fase politica, ora con i laburisti, ora con i conservatori. Un simile processo, in Italia, è ancora in una fase meramente embrionale. Ma ci sono alcuni esponenti politici che, di recente, si sono saputi muovere, pur tra innumerevoli difficoltà, in questo genere di visione ad un tempo tattica e strategica, qualche ‘vecchio leone’ dall’indiscutibile intelligenza politica (Marco Pannella) e qualche ‘figlio d’arte’ della politica italiana (Bobo Craxi). Se si saprà insistere con coraggio lungo una strada del genere, l’alba di un nuovo grande partito del riformismo laico e democratico non dovrebbe essere poi così lontana.


Articolo tratto dal mensile di informazione e cultura 'Diario 21'
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