Stefania Catallo'Un'altra via per la Cambogia', pubblicato dalla casa editrice 'Becco Giallo', è l'ultimo libro di Takoua Ben Mohamed, fumettista romana di origine tunisina fortemente impegnata nella difesa dei diritti umani, con all'attivo diverse pubblicazioni multilingue dedicate, principalmente, ai temi dei rifugiati e del razzismo, purtroppo all'ordine del giorno non solo nel nostro Paese. "Ho iniziato a 10 anni, con le manifestazioni per i diritti umani e il volontariato. Poi, a 14 anni, la prima pubblicazione". Così Takoua riassume i suoi esordi. Nel 2016 pubblica, sempre con 'Becco Giallo', il volume 'Sotto il velo', che ottiene un grande successo di lettori e critica, attirando l'attenzione dei media, non solo italiani. L'artista ha al suo attivo mostre ed eventi in tutta Italia.

Takoua Ben Mohamed, come inizia la sua attività di fumettista e disegnatrice?
"Provengo da una famiglia impegnata nei diritti umani, che già a pochi anni mi portava alle assemblee e alle manifestazioni contro le discriminazioni e il razzismo. Da bambini, mi piaceva disegnare e seguivo questi temi anche nei film di animazione. Ricordo di esser stata particolarmente colpita da 'Una tomba per le lucciole', del giapponese Isao Takahata, che tratta il tema dell'infanzia nel suo Paese durante la seconda guerra mondiale; oppure, anche da 'Belle & Sebastien' di Nicolas Vanier. Tutti lavori fortemente incentrati sui temi sociali, in particolare sui bambini. L'ambiente multietnico nel quale sono cresciuta, mi ha aiutata a creare il 'fumetto intercultura'. Di qui, l'apertura di un blog, tante mostre e pubblicazioni, fino a questo mio ultimo libro: 'Un'altra via per la Cambogia'...".

Dall'Italia alla Cambogia è un viaggio molto lungo: quali sono i motivi che l'hanno spinta ad affrontare questa esperienza e quanto è stata colpita da ciò che ha visto e vissuto?
"Sono partita a febbraio con la 'WeWorld', una Ong che si occupa di diritti umani. Ci siamo occupati delle migrazioni, dei migranti e delle loro storie. Ogni anno, centinaia di loro si spostano per cercare lavoro e condizioni di vita migliori, ma purtroppo molti si affidano ad agenzie di collocamento fuori legge, che li destinano a incrementare l'esercito di forzati del lavoro sui pescherecci, nelle costruzioni e nelle manifatture tessili.  Esiste, inoltre, una grossa percentuale, circa il 50% di donne e bambini, che diventano oggetto di tratta e introdotti in Thailandia, per essere impiegati nel mercato della prostituzione, della pedopornografia, nel traffico di organi e nel mercato 'nero' delle donazioni di sangue. I volontari della 'WeWorld' impiegano alcuni dei sopravvissuti alla tratta come 'social ambassadors', ossia come testimoni in grado di dare informazioni certe e sicure per coloro che hanno deciso di migrare, in modo da non divenire prede dei mercanti di uomini. Da questa esperienza è nato il libro, che si può considerare anche un'opera di graphic journalism".

La sua professionalità è riconosciuta sia in Italia, sia all'estero. Anche l'Università di Liverpool si è interessata al suo lavoro, attraverso la ricercatrice Barbara Spadaro e ha all'attivo tanti premi: essere donna, musulmana e velata può aver influito sulla sua popolarità?
"Devo dire che questo si è verificato soprattutto all'inizio della mia carriera, quando gli editori inviavano delle proposte poiché venivo ritenuta un 'personaggio' perché musulmana e velata. Le cose, nel tempo, sono cambiate e la mia professionalità è diventata più importante del mio aspetto esteriore, come dev'essere. Non sono 'la ragazza col velo', una definizione che, per me, risulta un insulto fuorviante e 'incasellante', bensì una illustratrice italiana che si occupa del sociale e ne diffonde le tematiche attraverso il disegno".

Cosa pensa della vicenda legata al calciatore Suarez e alla cittadinanza italiana che gli è stata concessa tramite 'corsia preferenziale'?
"Dopo 21 anni in Italia, dove ho sempre avuto una residenza regolare sin dal primo giorno, ho sempre pagato le tasse, ho lavorato, studiato e ho pubblicato libri, non mi è stata ancora concessa la cittadinanza, nonostante le decine di richieste che ho inoltrato. Ormai, non mi meraviglio più di niente: essere onesti non va di moda. Non dò la colpa a Suarez, per quanto è accaduto, bensì alle istituzioni, che hanno permesso che ciò accadesse".

Quali sono i suoi progetti per il futuro?
"Sono molto ambiziosa: sono 'co-creatrice' di una produzione televisiva chiamata 'M Collective LTD' e mi sto integrando nel mondo del cinema, attraverso i documentari. Il mio obiettivo è di entrare anche nel mondo dell'animazione e sono sicura che potrò raggiungerlo".


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