Davide GiacalonePer lisciare il pelo alla platea di Comunione e Liberazione, ancora una volta, Marcello Pera ha mostrato di conoscere poco i binari sui quali corre la responsabilità della sua posizione istituzionale. Egli è ossessionato dallo sbandierato pericolo che il relativismo ed il multiculturalismo rodano i pilastri sui quali si regge il nostro mondo, ma non s’accorge che, per timore d’erosione, è proprio lui a volerli demolire con la dinamite. E’ segno di debolezza morale, sostiene, considerare uguali tutte le culture. Aggiungerei che è anche segno di una solida ignoranza. Ma la nostra società, la nostra libertà, la nostra superiore forma d’organizzazione civile, si basa sul fatto che tutte le culture hanno diritto d’esistere, con il solo limite che nella pratica (neanche nella teoria) non tentino la sopraffazione violenta delle altre. Invece, secondo Pera, a causa del multiculturalismo e della forte immigrazione (?!) rischiamo di diventare tutti meticci. Sta scherzando? Io sono felice d’essere meticcio, ed un tale riferimento alle razze pure (siano esse biologiche o culturali) è un segno di perniciosa regressione, specie il giorno in cui un papa tedesco va in Germania a vergognarsi del non lontano passato.
Ed ancora: è stata dichiarata una “guerra santa” all’occidente, dice Pera. Santa? Roba da matti, anzi, roba da guerre di religione, che sono, in sé, la negazione della nostra civiltà. Vi sono gruppi islamici che hanno portato il terrore e la morte nelle nostre città. Vanno schiacciati, spazzati via. Ma guai a confondere le loro fanatiche e deliranti ragioni con quelle delle centinaia di milioni di mussulmani nel mondo. Equivale a dire che Al Quaeda ha vinto la sua più importante battaglia. E, anche qui, suonano assai male quelle parole, all’indomani dell’incontro di Colonia, dove è il papa ad aver chiamato “fratelli” i mussulmani. Pera è un uomo di cultura e ce la sta mettendo tutta per dimostrare che una cosa è la cattedra altra il senso dello Stato e la responsabilità che ne deriva.


Articolo tratto dal quotidiano "L'Opinione delle Libertà" del 23 agosto 2005
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