Vittorio LussanaVendere l'oro della Banca d'Italia. Era questa la nuova fantasmagorica idea di Borghi e Bagnai, i due economisti 'di punta' (figuriamoci gli altri...) della Lega di Matteo Salvini, i quali di recente hanno voluto far approvare a tutti i costi in parlamento una mozione in cui si stabiliva che le riserve auree di Palazzo Koch appartegono allo Stato. Dopo i vani e inutili tentativi di mettere in circolazione una moneta alternativa, travestita da 'Mini-Bot' privo di scadenza e senza alcun tasso di rendimento a breve o a medio termine, questi due stravaganti 'Pierini' dell'economia politica si erano messi in testa di andarsi a vendere le riserve auree di Bankitalia, per riuscire a finanziare le megalomani promesse elettorali delle due forze politiche attualmente al Governo: Lega e Movimento 5 Stelle. Ovviamente, vendere l'oro di Bankitalia sui mercati internazionali non è una cosa che si possa fare così, tranquillamente. E ciò per tutta una serie di motivi che un qualsiasi studente al primo anno di Economia e Commercio conosce molto bene: sin dal 1981, una specifica norma, fatta approvare dal Governo Forlani, garantisce la piena autonomia della nostra Banca centrale rispetto a tutti gli altri organi istituzionali, compresi il governo e il parlamento. Una decisione estremamente responsabile, poiché finalizzata a bloccare un'antica cattiva abitudine dei democristiani, i quali erano soliti rifinanziare il debito dello Stato come il classico asinello che 'evacuava' monete d'oro dei fratelli Grimm. La 'cuccagna' di riaggiustare le casse dello Stato stampando moneta e riacquistando titoli di debito sui mercati come se non vi fosse un domani, facendo peraltro impennare il nostro tasso d'inflazione interna, è terminata sin da allora: "La 'pacchia' è finita dall'81", caro Matteo Salvini. Una frase che andrebbe rivolta a lui e a tutti quegli ambienti 'pseudo-culturali' che, in realtà, non fanno altro che dimostrare, senza alcun ritegno o vergogna, la propria 'statolatrìa' di fondo, di destra o di sinistra essa sia. Pensare di utilizzare i lingotti d'oro della Banca d'Italia, senza sapere che, se eventualmente posti sui mercati, essi farebbero crollare il prezzo del bene medesimo, ricavandone ben poco, significa dimostrare di non conoscere nulla del funzionamento dei mercati e delle logiche che li muovono. Il capitalismo, anche quello di tipo finanziario, è un sistema indubbiamente imperfetto, che va continuamente corretto: questa è la normale posizione di chiunque abbia delle idee anche solo vagamente progressiste o 'lib-lab'. Si tratta, cioè, di un sistema che si muove in base alle vecchie regole di produzione della ricchezza tipiche del liberalismo di Adam Smith e non certo con quelle autarchiche di Benito Mussolini o del 'buffo libero' della vecchia Dc. Cercare di ricavare liquidità rivendendo sui mercati qualche centinaio di tonnellate di lingotti d'oro significherebbe 'svenderli', come quando si vanno a impegnare i gioielli di famiglia al Monte di Pietà per riuscire a superare un momento di temporanea difficoltà. Infine, vi è anche un terzo ostacolo per la messa in atto di questo nuovo 'colpo' tentato dalla 'banda del buco': in base a una serie di Trattati internazionali da noi firmati in passato con l'Unione europera - e giuridicamente sul medesimo piano della nostra Costituzione - è fatto assoluto divieto a tutte le Banche centrali di ricorrere a ogni forma di autofinanziamento dei singoli Stati membri della Ue. Insomma, si resta sempre lì, con o senza Berlusconi in mezzo alle 'scatole': la nostra classe politica continua a 'spacciare' come 'nuovismo' il vecchiume più vetusto, istigando il popolo italiano tramite una serie di teorie totalmente astratte, che si richiamano ai tempi in cui 'Berta filava'. E ciò avviene sia sul fronte del M5S, sia in quello della Lega. La vera 'colpa storica' della classe politica italiana - che indubbiamente ne ha tante... - è invece quella di aver a lungo avversato tutta una serie di ambienti che, per quanto di minoranza, erano composti da tecnici e professionisti assai competenti. Ma anziché ampliare i propri studi e approfondire le questioni, l'attuale Governo 'giallo-verde' continua a perseguire la 'via' delle tifoserie da stadio calcistico, senza minimamente affiancare a queste forme di propaganda alcun elemento autentico di strategia. I 5 Stelle, per esempio, hanno organizzato di recente un convegno in quel di Ivrea, nel corso del quale sono stati affermati concetti totalmente astratti, da 'viaggiatori in mongolfiera', come quello di non farsi bloccare dalle difficoltà temporanee per riuscire a raggiungere gli obiettivi di lunga lena. Un principio assolutamente condivisibile, sotto il profilo strategico: peccato che non si sappia minimamente coniugarlo, né tantomeno applicarlo, proprio sul terreno a cui si finge, con molta supponenza, di appartenere: quello concreto. E' proprio sul terreno empirico che questa 'gente' continua a 'spiaccicarsi' come un 'frittatone' di zucchine che finisce per terra. Tra i consueti e insensati applausi, ovviamente, di buona parte del popolo italiano, reso inconsapevole dal 'casino' propagandistico e dal più totale 'cazzeggio'.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio