Dario CecconiLa magistratura ha posto sotto inchiesta il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e segretario della Lega. Da una parte, sono in molti a tirare per la 'giacchetta' persino il Movimento 5 Stelle, mettendo in risalto un vecchio 'twett' di Luigi Di Maio contro Angelino Alfano, risalente al periodo in cui quest'ultimo era a capo del Viminale. Dall'altra, c'è chi, invece, fa notare come, a fronte della celerità sicula, a Genova, per il disastro del ponte Morandi, costato la vita a 43 persone, ancora non si muova nulla e la Procura genovese stia indagando contro ignoti. Quest'ultimo è un paragone giuridicamente inconsistente: i reati ipotizzati sono completamente diversi, così come diverse sono le Procure che se ne stanno occupando, secondo metodi organizzativi e tempistiche totalmente autonome, indipendenti dalla volontà del singolo magistrato. Passiamo, quindi, alle ipotesi di reato nei confronti di Matteo Salvini: sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio. Dalle toghe ordinarie, adesso, si passerà al Tribunale dei ministri: una sezione particolare, che dovrà decidere sulla procedibilità o meno della questione. Insieme al ministro dell'Interno, è finito nel registro degli indagati anche il capo di gabinetto del ministro medesimo. Il caso è gravissimo: giuridicamente, si è creata una questione delicata; politicamente, lo è divenuta ancor di più, poiché finisce col porre in discussione un metodo di fare politica, quello cosiddetto 'muscolare', che non sempre riesce a rimanere agganciato a interpretazioni giuridiche plausibili, sconfinando nella demagogia. Impegnata nell'ennesima battaglia, abbiamo poi una sinistra disorientata, che con punte di ridicolo invoca addirittura la 'lotta di popolo armato' contro l'avversario politico. Intanto, Salvini sembra non voler cedere di fronte a quanto sta succedendo: "Il procuratore di Agrigento lo aspetto con il sorriso a Pinzolo. Aspetto un procuratore che, invece di indagare un ministro, indaghi i trafficanti di essere umani. Essere indagato per difendere i diritti degli italiani è una vergogna. Se un giudice vuole fare politica, non faccia il magistrato o il procuratore, ma si candidi con il Pd". Queste le sue più recenti dichiarazioni. Per il momento, non è dato sapere come la quesitone si concluderà. Possiamo solo dire che non è la prima volta che un magistrato indaga su un politico che, in Italia, gode di grande popolarità e consenso: si tratta di un film che abbiamo già visto.

Cos'è il Tribunale dei ministri
Il Tribunale dei ministri è una sezione specializzata del Tribunale ordinario, competente per i reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell'esercizio delle loro funzioni. La materia è regolata dalla Legge costituzionale del 16 gennaio 1989 n. 1, che ha modificato, tra gli altri, l'articolo 96 della Costituzione, il quale prevede che "il presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei Deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale". Presso il Tribunale ordinario del capoluogo del distretto di Corte d'appello viene istituito un collegio composto di 3 membri effettivi e 3 supplenti, estratti a sorte tra tutti i magistrati in servizio nei Tribunali del distretto che abbiano, da almeno cinque anni, la qualifica di magistrato di Tribunale o qualifica superiore. Il collegio, noto appuno come Tribunale dei ministri, è competente per tutti i reati ministeriali commessi nel distretto nel quale è istituito.

Cosa prevede la legge
I rapporti, i referti e le denunce per i reati ministeriali sono trasmessi al procuratore della Repubblica presso il Tribunale del capoluogo del distretto di Corte d'appello competente per territorio, il quale, senza compiere nessun tipo di indagine, entro 15 giorni deve trasmettere gli atti al Tribunale dei ministri e darne immediata comunicazione ai soggetti interessati, affinché possano presentare memorie o chiedere di essere ascoltati. Poi, entro 90 giorni, compiute le indagini preliminari e sentito il pubblico ministero, il Tribunale può decidere l'archiviazione - non impugnabile - oppure la trasmissione degli atti, con una relazione motivata, al pubblico ministero, affinché chieda l'autorizzazione a procedere al ramo del parlamento di appartenenza dell'inquisito. Nel caso di Salvini, la competenza è del Senato della Repubblica. Secondo quanto previsto dalla legge, la Camera competente può, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, negare l'autorizzazione a procedere ove reputi, con valutazione insindacabile, che l'inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di governo. Il presidente del Consiglio, i ministri, nonché gli altri inquisiti, che siano membri del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, non possono essere sottoposti a misure limitative della libertà personale, a intercettazioni telefoniche o sequestro o a violazione di corrispondenza, ovvero a perquisizioni personali o domiciliari, senza l'autorizzazione della Camera competente.


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