Vittorio LussanaI singoli Stati membri dell'Unione europea indicano costantemente Bruxelles come la principale colpevole dei loro problemi interni, appropriandosi altresì di ogni merito nei frangenti di successo in casa propria. Ciò accade per una mancanza di titolarità nelle decisioni comuni e per l'abitudine a biasimare gli altri, al fine di occultare i problemi reali dei cittadini. Sono trascorsi più di 60 anni da quando i padri fondatori dell'Europa decisero di riunire l'intero 'vecchio continente' con la forza della pace e del diritto. Ma proprio per questo motivo, adesso si avvicina l'esigenza di passare alla costruzione di un'Unione effettivamente politica, maggiormente autonoma dagli Stati Uniti, soprattutto in questa fase di particolare inaffidabilità delle sue istituzioni politiche di vertice. I cittadini europei dovrebbero andar fieri per quanto è stato realizzato sino a oggi. Invece, il disagio è divenuto crescente e la nostalgia del passato, incredibilmente, ha condotto una nazione importante come la Gran Bretagna a un vero e proprio 'gesto inconsulto'. E' giunto, perciò, il momento di definire una visione di 'Europa del futuro', allineando le aspettative alla realtà, per fare in modo che i singoli Stati membri la smettano di lamentarsi per quello che l'Ue, obiettivamente, non può e non ha mai potuto fare. Bisogna abituarsi a pensare noi stessi in quanto cittadini europei, per fare tutti molto di più a favore di un'entità sovranazionale in cui possano incontrarsi le 4 tradizioni culturali che compongono il complesso mosaico delle distinte popolazioni europee: quelle latine, quelle anglosassoni, quelle slave e quelle tedesche. E' vero: molte speranze sono andate deluse, a causa di un centralismo che ha portato l'Ue ad assomigliare troppo alla 'vecchia' Unione sovietica, soprattutto in merito a decisioni che appaiono giungere da lontano, senza ascoltare i cittadini. Per riconquistare consenso, l'Europa dove cominciare a comprendere come assicurare una prospettiva condivisa con tutti i suoi 27 Stati-membri, abbandonando sterili polemiche tra centro e periferie. Per far questo, occorre riprendere in mano la questione di una Costituzione che preveda anche le radici cristiane in quanto tradizione, culturale e identitaria, radicata da millenni nella nostra società, senza esclusioni dettate da forme più o meno 'mascherate' di laicismo ideologico. Le religioni, nella loro essenza di filosofie morali, hanno sempre dettato una serie di norme e princìpi che è sempre corretto contemplare, valutare e persino consultare, al fine di evitare quelle forme razionalismo assoluto che commettono l'errore di non considerare i sentimenti più antichi e profondi dei popoli. Non possiamo uniformarci all'interno di una concezione monolitica e omologativa di laicità, inclusiva e tollerante spesso solamente a parole. Un'Europa chiusa in se stessa rappresenterebbe un errore, una contraddizione in termini: un'idea tardo-imperialista priva di ogni forza storica e morale. Al contrario, una laicità intrisa di valori cristiani potrebbe ricondurci verso un arricchimento sostanziale, radicando finalmente una nuova cultura solidaristica tra tutti i diversi popoli che compongono il difficile mosaico europeo. Il freddo tavolo dell'analisi scientifica è senza dubbio il valore di principio che l'Unione europea è riuscita a imporre a tutto il continente: una 'luce' che ha saputo superare gli antichi conflitti nazionali e locali. Ma un'eccessiva freddezza rischia di trascendere nell'indifferenza, declinando verso l'ipocrisia delle 'mezze verità' materiali. L'Unione europea ha invece bisogno di un nuovo 'spirito', di un nuovo umanesimo capace d'inverarsi nel cuore dei cittadini, nella consapevolezza di essere tornati a una condizione di civiltà e di centralità storico-politica innanzi allo sguardo di tutto il resto del mondo.

The spiritual value of Europe
(by Vittorio Lussana)

The European Union member states blame Brussels for their internal problems, while appropriating the merits for the successes achieved in their own homes. The need to define a vision of the future for Europe arises. All EU peoples should recognize themselves as European citizens, creating a supranational entity where the four Latin, Anglo-Saxon, Slavic and German cultural traditions in Europe could meet. This vision should take into account also the Christian roots, allow us to consider the oldest and deepest people's feelings. Only a secularism imbued with Christian values can bring a new culture of solidarity among the EU peoples.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
(articolo tratto dal periodico di politica internazionale 'KmetroU', edito da Nizar Ramadan)

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Corrado - Roma - Mail - lunedi 9 luglio 2018 22.21
"L'Unione europea ha invece bisogno di un nuovo 'spirito', di un nuovo umanesimo capace d'inverarsi nel cuore dei cittadini, nella consapevolezza di essere tornati a una condizione di civiltà e di centralità storico-politica innanzi allo sguardo di tutto il resto del mondo". Questi mutamenti non sono cosa da accordarsi in parole, ma in maturita morale.... E ce ne vuole per smorzare i venti di avversione reciproca, economica, politica e culturale.
Roberto - Roma - Mail - lunedi 9 luglio 2018 7.1
Splendido articolo.


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